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Economia
I Paesi Emergenti affilano le armi. Così sfidano la frenata dell'economia

Secondo Craig Botham di Schroders, in caso di una frenata dell’economia i mercati emergenti avrebbero più frecce al loro arco rispetto a quelli sviluppati

fonte www.financialounge.com

Se i mercati sviluppati risentono ancora di una crescita lenta e tassi di interesse bassi, gli emergenti stanno invece godendo di alcuni vantaggi: e se l’economia globale dovesse rallentare, questi mercati avrebbero una serie di armi a disposizione per difendersi.

PAESI SVILUPPATI IN AFFANNO…

Innanzitutto, spiega Craig Botham, senior emerging markets economist di Schroders, “fortunatamente per i mercati emergenti la politica monetaria è un’area in cui la convergenza con i mercati sviluppati è ancora abbastanza lontana. Rispondere a futuri rallentamenti sarebbe seriamente sfidante per le banche centrali dei mercati sviluppati, dato che i tassi sono già negativi in alcune zone”. Come osserva l’esperto, i quantitative easing e gli altri strumenti non convenzionali vengono considerati sempre più come prima risorsa piuttosto che come ultima.

…MENTRE GLI EMERGENTI RESPIRANO

Le banche centrali emergenti hanno ancora diverse frecce al loro arco. “I tassi nominali sono in territorio positivo in tutta l’area e in gran parte lo sono anche i tassi reali”, sottolinea Botham(Figura 1). “I policymaker non hanno ancora dovuto affrontare il vincolo dello ‘zero lower bound’, che spinse le banche centrali dei Paesi sviluppati ad addentrarsi nel territorio del QE. Inoltre, le condizioni monetarie esistenti non sono ancora inflazionistiche”.

CAUTELA NEL 2018

Una situazione in cui le banche centrali emergenti si trovano grazie alla cautela con cui si sono mosse nel 2018. “Con una Fed falco, che sembrava voler continuare ad alzare i tassi nel corso del 2019, molte banche centrali emergenti hanno dato forse troppa importanza all’inasprimento delle loro condizioni monetarie. Anche quando hanno optato per un allentamento, si è trattato generalmente di una manovra modesta, che non ha portato i tassi reali in territorio negativo”, osserva l’esperto di Schroders. Una cautela che, dopo la svolta da colomba della Fed, appare eccessiva, tranquillizzando i banchieri centrali che potrebbero voler optare per un allentamento in risposta a una domanda globale più debole.

L’INFLAZIONE CALA…

Un altro tema fondamentale è quello dell’inflazione. “Uno dei successi di cui si parla meno quando ci si riferisce agli emergenti è il calo strutturale dell’inflazione”, aggiunge Botham (Figura 2). “Nonostante il recente aumento in Turchia, l’andamento dell’inflazione a livello regionale negli Emergenti negli ultimi 20 anni è stato moderato e stabile. In parte ciò è legato al contesto di minore inflazione a livello globale, ma anche i miglioramenti delle politiche e della credibilità negli emergenti hanno avuto un ruolo”. Anche questo aspetto rafforza l’arsenale a disposizione delle banche centrali emergenti, che possono decidere un allentamento a causa dell’inflazione bassa o per supportare un domanda più debole.

…TURCHIA A PARTE

Secondo Botham, “gli emergenti sono in una posizione migliore anche perché, avendo gestito bene l’inflazione finora, le aspettative sull’andamento di questa sono diventante più moderate tra consumatori e imprese. Un taglio dei tassi implicherebbe quindi un minore timore di un aumento incontrollato dei prezzi rispetto al passato. Purtroppo, la Turchia rappresenta un’eccezione e ha parecchia strada da fare in tal senso”.

QUESTIONE VALUTE

Le banche centrali emergenti non hanno tuttavia un margine di manovra illimitato, specie per quanto riguarda le valute. “Un easing aggressivo potrebbe indebolire le monete domestiche e il deprezzamento potrebbe impattare sull’inflazione e costringere ad interrompere prematuramente il ciclo di allentamento”, spiega Botham. Una considerazione fondamentale riguarda il differenziale dei tassi di interesse rispetto agli Usa, che è ciò che ha spinto le banche a inasprire le politiche monetarie nel 2018.

POSSIBILI MISURE ACCOMODANTI

In ogni caso, “considerando che la Fed probabilmente diventerebbe più accomodante in caso di rallentamento, che una crescita più debole generalmente esercita pressioni deflazionistiche e che le valute emergenti si sono già ampiamente deprezzate nel 2018 (riducendo quindi gli aggiustamenti necessari), è molto probabile che in caso di slowdown gli emergenti optino per misure accomodanti”, conclude l’esperto di Schroders.

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