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Economia
Il Filo Rosso del Pomodoro. Più valore al prodotto, più valore alla filiera

Valorizzazione della qualità delle produzioni e etica nelle relazioni commerciali. Sono questi i temi al centro dell’assemblea pubblica di Anicav, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo, in corso di svolgimento a Napoli nell’ambito dell’annuale appuntamento Il Filo Rosso del Pomodorouna manifestazione interamente dedicata alla filiera del pomodoro da industria, giunta alla sua sesta edizione.

“Più valore al prodotto. Più valore alla filiera è il tema che abbiamo scelto come filo conduttore della giornata”,  ha dichiarato il presidente di Anicav Antonio Ferraioli (nella foto). “Si tratta di un argomento di grande importanza ed attualità, anche alla luce delle discussioni che, soprattutto negli ultimi mesi, hanno investito il nostro settore in particolare sull’utilizzo di pratiche commerciali sleali e quindi sulla necessità di promuovere un’etica nelle relazioni commerciali che porti verso una maggiore collaborazione tra industria e Gdo”.

Il momento centrale della giornata ha riguardato la presentazione dello studio “Analisi del costo industriale nel settore delle conserve di pomodoro”, commissionato dall’associazione al Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli ed elaborato dai professori Francesco Gangi ed Eugenio D’Angelo. Lo studio è finalizzato allo sviluppo di un modello di analisi del costo industriale di produzione di alcune tra le maggiori referenze prodotte dalle aziende di trasformazione: pelato, polpa e passata.

“Al fine di poter riconoscere il “giusto valore” alle nostre produzioni –ha affermato Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav- l’associazione ha immaginato di lavorare alla definizione di un costo industriale delle referenze più vendute. Tale costo, con l’aggiunta dei “costi generali di struttura” - che, pur variando da azienda a azienda, hanno comunque un’incidenza significativa – e, naturalmente, del “giusto” margine, potrà rappresentare per il consumatore un prezzo di riferimento che garantisca qualità del prodotto e sostenibilità etica ed ambientale”.

Lo studio

Scopo della ricerca è stato quello di analizzare il costo industriale di alcune delle principali referenze prodotte dalle aziende associate Anicav: il pelato da 500 g., il pelato da 3kg, il cubettato da 500 g. e la passata da 700 g. Lo studio è pervenuto non solo a una stima del valore unitario di produzione delle singole referenze oggetto d’analisi (costo unitario scatola/bottiglia), ma anche delle incidenze delle diverse componenti di costo diretto ( limitando l’analisi a quei fattori di produzione che concorrono alla formazione del primo margine, quali: materia prima, imballo primario, energia, trasporto materie prime, personale, ammortamenti, ecc.). Per l’imballaggio primario, con particolare riguardo ai formati Retail in scatola, è stato considerato un valore medio tra le varie tipologie in uso ( easy open/open top, smaltate/grezze, ecc). Il gruppo di lavoro ha analizzato circa 900 osservazioni ( per il triennio 2014-2016) rese disponibili dalle aziende aderenti all’iniziativa attraverso l’upload dei dati, in forma anonima, su una piattaforma telematica realizzata ad hoc.

I risultati dell’indagine hanno mostrato che il costo medio di produzione industriale del pelato da 500 g è di 0,228 euro e quello del cubettato da 500 g.è di 0,222 euro.

Per quanto riguarda la bottiglia di passata da 700 grammi il costo industriale medio è risultato pari a 0,384 euromentre quello del pelato da 3 kg è di 1,205 euro.

Al costo industriale dovranno essere aggiunti i costi di etichettamento ed imballaggio secondario per lo scatolame oltre ai costi generali ed i costi di struttura - amministrazione, assicurativi, di marketing, etc.- la cui incidenza sul valore della produzione è stata stimata in un range (media-mediana) tra il 6,2% e 6,5%, come riportato nella ricerca.

Lo studio è stato integrato da un’estesa analisi di bilancio per indici e per margini - su un campione di aziende più esteso rispetto a quello utilizzato per l’analisi dei costi di produzione (anche se omogeneo sul fronte delle produzioni industriali) - che ha permesso di svolgere un approfondimento anche sotto il profilo economico finanziario e degli equilibri patrimoniali, attraverso la realizzazione di un robustness check.

Alla luce delle analisi condotte, la gestione dei prezzi di vendita appare pertanto in una fase particolarmente critica sia per assicurare gli adeguati standard di qualità ai prodotti finiti, sia per garantire le necessarie condizioni di equilibrio economico-finanziario e di remunerazione del capitale investito. 

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