Il soft landing cinese inguaia pure l'Africa. Export e investimenti cadono del 40%
Il rallentamento della Cina non miete vittime soltanto fra i Paesi emergenti. Quelle economie cioè come Brasile, una su tutte, che smercia a Pechino ad esempio minerali ferrosi. Anche le esportazioni di prodotti africani verso Pechino sono diminuite del 40%. E' questo infatti un altro effetto della contrazione dell'economia cinese, il cui mercato rappresenta il principale obiettivo per gli imprenditori del Continente nero.
La riduzione della domanda sta contemporaneamente provocando la caduta di numerose valute: il rand sudafricano, ad esempio, lo scorso 12 gennaio ha segnato il minimo storico sulle borse internazionali, toccando quota 17,99 rispetto al dollaro americano. Il valore totale dei beni africani importati dal paese asiatico e' stato, secondo quanto riferisce la Bbc, di 67 miliardi di dollari, il 38% in meno rispetto al 2014.
Matthew Davies, responsabile della sezione Economia-Africa per l'emittente britannica, sostiene che si trattera' di un "atterraggio molto duro": il crollo della domanda cinese di petrolio e materie prime si sta riducendo molto rapidamente, e questo obbliga i prezzi dei prodotti a restare bassi.
Un altro problema è rappresentato dalla contrazione degli investimenti cinesi in quel continente, a loro volta ridotti del 40% nel primo semestre del 2015. Non frena invece la domanda di prodotti cinesi da parte dei paesi africani, che anzi ha segnato nel 2015 un aumento del 3,6%, per un valore totale di 102 miliardi di dollari.
Tale sbilanciamento nell'import-export potrebbe avere gravi ripercussioni su numerose economie nazionali, soprattutto su quelle piu' fragili. L'interesse cinese per il mercato africano tuttavia non e' scemato, e lo dimostrano i 60 miliardi promessi dal presidente Xi Jinping al summit per la Cooperazione sino-africana che si e' tenuto i primi di dicembre a Johannesburg.