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Economia
Mediacom o Teleset, il matrimonio tra Telecom e Mediaset da sogno a realtà?

Telecom è sempre stata come la sora Camilla, tutti la vogliono ma nessuno la piglia. Com’era l’andazzo si era capito fin dai tempi della quotazione in borsa, quando con il presidente Gian Maria Rossignolo e il famoso “nocciolo” i grandi potenti dell’Italia decisero di metterci le zampe sopra, ma non troppo, solo una quota del 6,60%, che è come voler comandare, ma con il minimo sforzo.

Poi arrivarono i barbari, la razza Padana guidata da Colaninno, il tentativo di fare muro di Bernabè, addirittura con la sponda di Deutsche Telecom, una lotta a colpi di Opa e contro Opa che ha avuto come unico risultato zavorrare la compagnia e crearle il primo grande problema: il macigno del debito.

Seguono Tronchetti Provera, le mire americane di At&t e addirittura l’ipotesi messicana di America Movil di proprietà di Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del pianeta. Un giro del mondo che per non farsi mancare nulla, arriva anche fino in Spagna, perché è Telefonica a prendere il comando nel 2007, tanto che Telecom crede di aver trovato finalmente casa, ma è ancora un soggiorno temporaneo, perché anche Alierta in questo vorticoso giro di porte, prende e se ne va. Tutti quanti con la stessa missione, mungere la grande mucca della telefonia, azionisti e dirigenti che staccano bonus generosi che al contempo, se da una parte svuotano di valore, dall’altra continuano a riempire e ad appesantirla con il debito.

Sembrava una storia senza fine, quando a un certo punto sulla scena irrompe Bollorè, un corsaro della finanza, già noto agli ambienti italiani per la presenza in Mediobanca, che incomincia a comprare azioni Telecom sul mercato. Poche parole, molti fatti e soprattutto voglia di profitto. Bollorè che tra l’altro è proprietario di Canal Plus in Francia, ha un disegno preciso in testa, realizzare il polo mediterraneo della multimedialità, televisione più telefonini e trova nell’Italia un potenziale terreno di conquista. Tutto sembra andare nella direzione giusta, quando Bollorè compie un passo falso, una promessa rimangiata con Mediaset Premium, irrita quello che al tempo era il suo amico Berlusconi. Un passo falso che complica i suoi piani e li mette in stand by, in attesa di un evoluzione, un desiderio che si realizza presto, ma non come Bollorè avrebbe desiderato. Perché è proprio di queste ore la notizia che in Telecom è entrato il fondo Elliott, un compagno di viaggio ingombrante e molto esigente. Ma chi è il fondo Elliott?

Il proprietario è Singer, Paul Singer. Non ha nulla a che fare con le macchine da cucine e neppure con la letteratura ebraica. Secondo Forbes, la rivista che tra le altre cose censisce i Paperoni del mondo, è il 745° uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale stimato in 2,7 miliardi di dollari. Li ha guadagnati affondando con la serena determinazione dei grandi carnivori le zanne della sua società nel ventre molle della speculazione finanziaria. La sua macchina operativa si chiama Fondo Elliott. Sì, proprio quello che ha in pancia le azioni del Milan e che anni fa ha letteralmente sbranato l'Argentina. La maggior parte degli investimenti di Paul Singer riguarda infatti i debiti dei Paesi in via di fallimento.

Paul Singer non è solo a giocare questa partita, ma si è dotato di una squadra composta da grandi giocatori, da indiscrezioni i nomi che emergono sono quelli di Scaroni, attuale membro del consiglio di amministrazione del Milan e punto di riferimento di Elliott in Italia, nonché uomo vicino al Centro Destra e a Berlusconi (questione Mediaset), Paolo del Pino ex Wind ed ex Telecom tanto che dieci anni fa sfiorò la poltrona di amministratore delegato, quindi un ritorno che sa di rivalsa, e poi l’uomo forse meno conosciuto al grande pubblico, la punta di diamante, Rocco Sabelli, uno che di solito entra nelle operazioni per vincere, solo per citarne una, la scalata Telecom di Colaninno. E il cerchio si chiude.

Il Fondo Elliott sta mettendo a punto il piano d’attacco che sarà presentato all’assemblea annuale in calendario per il 24 Aprile, un appuntamento in cui l’obiettivo è facilmente intuibile, e cioè mettere in minoranza l’azionista Vivendi. Sarà un appuntamento imperdibile e non teatro, perché Singer non è Grillo che minaccia, insulta, irride, ma ha un obiettivo ben preciso e concreto: fare soldi per se e a cascata per gli azionisti.

I tempi stringono, non si può più tergiversare, lo scenario internazionale è in fermento e in profondo rinnovamento, gli “over the top”, così hanno chiamato i campioni internazionali multimediali, bussano alla porta. Il recente accordo tra Sky e Netflix è una minaccia all’impero che sta tentando di costruire Bollorè, ma al tempo stesso è un pungolo a reagire e ad accelerare le contromosse.

Bollorè cosa farà, lascerà il campo o rilancerà l’attacco con nuove alleanze? Il Fondo Elliott è solo un fondo “attivista” con l’idea della creazione di valore o punta per la prima volta a un controllo?

E l’Italia, Berlusconi, la politica, resteranno passivi perdendo un altro campione nazionale, o almeno questo pezzo d’Italia lo vorranno salvare, cercando di farlo un possibile conquistatore e non ancora una conquista?

In Italia, nella fantasia delle vecchie glorie di Piazza Affari ci sono sempre state due operazioni da sogno realizzabili, ma che per mille motivi non sono mai state condotte in porto, e sono: Mediobanca con Generali e Mediaset con Telecom.

Ma se per la prima, Cuccia si è portato tutte le istruzioni nella tomba, per la seconda, dopo molti anni di colpi a vuote e clamorose cilecche, ora sembra sul punto di avverarsi. Ma perché questa dovrebbe essere un’operazione da sogno?  L’operazione si dice fantastica perché potrebbe finalmente creare un player italiano, completo e competitivo nel comparto multimediale. Dove Telecom ha le infrastrutture, con la sua rete copre tutto il territorio dalle Alpi alla Sicilia, e Mediaset può portare i contenuti, la ciccia, con i più il fascino della tivù interattiva che si vede dallo smartphone. Soldi per tutti, per chi fa il merger, per gli azionisti e prestigio per l’Italia. Ma non è finito qui, una volta fatta la fusione, la mossa successiva potrebbe essere la vendita di Tim Brasil, non più strategica, con relativa grossa plusvalenza. Tutto molto bello, per ora rimasto solo un sogno, il sogno che Alierta (capo di Telefonica) tentò di imporre 10 anni fa, incassare le grandi plusvalenze, scappare dall’Italia con il malloppo, dare la consacrazione da patriota a Berlusconi gran cerimoniere del matrimonio e affiggere la scritta e vissero tutti felici e contenti. Ma come tutti i bei sogni, finiscono con un brusco risveglio. A riportare alla realtà, furono gli ostacoli della politica, la rete Telecom considerato un bene strategico di interesse nazionale e la più grave crisi finanziaria mai conosciuta dal dopo guerra.

Oggi, 10 anni dopo, quel sogno di fusione tra Telecom e Mediaset può diventare concretamente realtà. L’ecosistema finanziario non è mai stato così fertile, borse in crescita, tassi d’interesse e tassi sui corporate bond intorno allo zero, uno scenario che favorisce l’indebitamento. La politica è impantanata nelle beghe post voto, distratta dalle operazioni diplomatiche per la formazione di un governo, e Berlusconi, tutt’ora gran capo di Mediaset, anche se minacciato dall’ex amico Bollorè, è ormai un Cavaliere dimezzato, dimezzato nella politica e nell’attività aziendale, pronto a fare di tutto pur di lasciare la sua creatura in mani affidabili e assicurare un futuro alla prole. Ma soprattutto, quello che dieci anni fa era l’impedimento insormontabile, la Rete, oggi con la futura scorporazione, finalmente decisa, è diventato il lasciapassare a chiunque voglia cimentarsi nella grande impresa, nel grande sogno che farebbe felice tutta Piazza Affari da tempo in sofferenza nel vedere il titolo Telecom Italia su minimi assoluti, e il titolo Mediaset lontano anni luce dai gloriosi tempi della “bolla internet” e della quotazioni in borsa. TELESET o MEDIACOM, la fusione tra Telecom e Mediaset, è il sogno nel cassetto, l’attuale stallo della politica, la distrazione, ha forse permesso a qualcuno di aprire quel cassetto e rendere il dossier un film da oscar per Piazza Affari. Ciak si gira, siamo solo al primo atto, forse questa volta Camilla si sposa.

@paninoelistino

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telecom vivendi





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