Il populismo? Nasce dai fallimenti del mercato. Effetti su sterlina e dollaro
Il report dell'asset manager Carmignac che analizza gli effetti dell'ascesa del populismo e il suo impatto sull’economia
Olanda, Francia e Italia. Nonostante il voto abbia segnato una sconfitta per i movimenti populisti, il pericolo dell'affermarsi di soluzioni demagogiche, come dimostrano la vittoria di Donald Trump negli Usa e la Brexit nel Regno Unito, è tutt'altro che scampato. Secondo Didier Saint-Georges, managing director e membro del Comitato Investimenti di Carmignac, "l’ascesa del populismo e il suo impatto sui mercati costituisce un tipico caso di 'riflessività', dove cause ed effetti si intersecano in una complessa relazione circolare".
Il gestore spiega che "l'origine di questa relazione risale ai primi anni 2000, quando i policy maker statunitensi decisero di trattare con politiche molto accomodanti lo scoppio della bolla del settore hi-tech e la percezione del rischio dei mercati e dell’economia conseguente agli attacchi terroristici dell’11 settembre. Questa terapia ha spinto al rialzo i consumi e la valutazione delle attività finanziare, ma ha anche incoraggiato l’indebitamento, l’ingegneria finanziaria, l’assunzione dei rischi da parte delle banche, che sua volta hanno alimentato mutui ipotecari eccessivi. La conseguente crisi del credito del 2008 comportò il crollo dei mercati, creando un nuovo rischio di recessione, a cui fu posto rimedio con una politica monetaria ancora più espansiva".
Politiche che però, per Saint-Georges, rappresentano di fatto da parte dei governi un'abdicare all'attività esecutiva a vantaggio delle banche centrali che nel gestire la minaccia della recessione hanno innescato "un aumento del prezzo degli asset finanziari, mentre i livelli dei salari e l’attività economica sono rimasti molto contenuti".
"Questa resa unilaterale dei governi nei confronti delle banche centrali e il conseguente incremento delle ineguaglianze tra percettori di reddito e proprietari di attività - spiega il managing director di Carmignac - ha alimentato un crescente livello di malcontento popolare. Perciò i governi democratici si sono trovati in grande difficoltà alle elezioni. Questo ha creato un’opportunità unica per i partiti populisti, che hanno incolpato il sistema nel suo complesso e proposto soluzioni semplici, prendendo di mira vari capri espiatori, spaziando dal tema degli immigrati a Bruxelles in Europa e dalla Cina al Messico negli Usa".
Con quali effetti? Negli Usa "la corrente populista ha avuto la meglio negli Stati Uniti. Inizialmente, i mercati hanno dato per scontato che il programma neo-mercantilistico sarebbe stato implementato. Questo ha spinto in alto sia il dollaro - logica conseguenza di una riduzione nel deficit commerciale e nei flussi di capitale in ingresso -, sia i mercati azionari statunitensi, a causa del taglio delle tasse. Tuttavia, il sistema di check and balances delle istituzioni statunitensi è tale che l’implementazione di questo stesso programma sembra di difficile attuazione. Le promesse di aumento delle spese di difesa e delle infrastrutture e l’abbassamento delle tasse hanno vinto le elezioni, d’altro canto, la loro implementazione sta incontrando molti ostacoli. Di questo passo, il malcontento potrebbe tornare presto alla ribalta e creare nuove tensioni politiche. Il dollaro statunitense si è di nuovo svalutato".
In Europa, invece, "i temi populisti hanno anche vinto il dibattito sulla Brexit, decisione eccezionale che, nonostante la sua portata sia di vasta scala, sarà comunque implementata. Di conseguenza, l’economia britannica dovrà affrontare gli effetti della decisione politica di lasciare l’Unione Europea. Tali conseguenze potrebbero includere un ulteriore indebolimento della valuta (poiché l’uscita di capitali non permette di finanziare un deficit di parte corrente molto ampio) e un rialzo dell’inflazione importata, che avrebbe ripercussioni sui consumatori. Molti posti di lavoro potrebbero andare persi, a beneficio dei Paesi europei. Quindi in questo caso non si tratta di abbandono delle promesse populiste, ma al contrario dei costi che derivano dal mantenimento delle stesse, che potrebbero produrre nuovo malcontento. A differenza di quanto affermato da Theresa May, per il Regno Unito 'nessun accordo' sarebbe peggiore di un 'cattivo affare'. Questo mette il Regno Unito in una posizione negoziale debole. La sterlina potrebbe indebolirsi ulteriormente e alimentare un impatto a spirale su inflazione e consumi".
In Francia, invece, "fortunatamente non ha scelto la strada del populismo. Ma in ogni caso, le motivazioni che hanno fatto emergere pressioni populiste sono ancora presenti: performance economica mediocre, ineguaglianze, disoccupazione. Se le alternative più coraggiose non riuscissero a risolvere i problemi, la tentazione di credere a programmi demagogici tornerebbe sulla scena, pronta a vendicarsi. L’economia e la politica sono entrate in una relazione circolare di causa-effetto. I mercati avranno bisogno di monitorare con attenzione gli avvenimenti nel corso dei prossimi trimestri".