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Economia
Il reddito di cittadinanza perfetto per l’Italia, paese alla rovescia
LUIGI DI MAIO (foto Lapresse)

E via.

La prima fase della tanto discussa legge sul reddito di cittadinanza è stata applaudita da più parti come un bel successo.

E questo perché?

Semplice perché sono state ricevute soltanto un milione e 120 mila domande di cui accolte ‘solo’ il 75%. Se ne aspettavano molte di più.

La media dell’assegno è di circa 520 euro. Un bel miglioramento rispetto agli 80 euro di Renzi. Ma in fondo quando c’è da dare denaro a pioggia siamo sempre fra i Paesi migliori.

Italia un paese alla rovescia

Gli Stati Uniti festeggiano la notizia di aver costruito negli ultimi 10 anni ben 20 milioni di posti di lavoro e di aver raggiunto un livello di disoccupazione del 3.6%.

Noi, invece, festeggiamo perché abbiamo risparmiato 7 miliardi ‘teorici’ sul budget ‘teorico’ posto su questo progetto voluto fortemente dal M5S.

 

Sulla carta tutto sembrerebbe funzionare a puntino : nella fase due si avrà un aumento delle richieste e quindi una fotografia precisa dello stato di povertà dell’Italia, pene significative ( da due a sei anni) per chi falsifica i dati, Navigator e Centri per l’impiego per aiutare a trovare lavoro, le Regioni pronte a contattare i cercatori di occupazione e indirizzarli.

 

Insomma un progetto quasi perfetto.

 

Per Matteo Salvini invece ‘è solo una toppa’, per Luigi Di Maio un qualcosa che ‘era da fare’ e che potrà dare un concreto aiuto a chi non ha nulla ( dall’acquisto degli occhiali al puro cibo).

Per molti invece è un esempio di puro assistenzialismo.

Italia un paese alla rovescia. Alcune considerazioni

Doverose sono alcune considerazioni.

 

Innanzitutto ‘l’eternità’ della manovra.

Siccome in Italia non si toglie mai nulla (via Renzi gli 80 euro mica sono spariti), pure il reddito di cittadinanza ci rimarrà sul groppone un domani senza Governo gialloverde.

 

Le pene messe sono quasi troppo alte ma, in ogni caso, è quasi certo che in galera, per falsificazione di dati, non entrerà mai nessuno. Mentre è sicuro che, per questo reato, si ingolferanno i tribunali di processi senza fine.

 

Le Regioni hanno già corsi di formazione che hanno dei margini di miglioramento del 90% , mentre i Centri per l’impiego hanno una mole di lavoro burocratico del 50% dovuta anche alla gestione delle liste dei disoccupati.

Qualcuno può’ pensare che dedicheranno molte energie alla gestione di corsi e liste dei  beneficiari del reddito?

 

Per  quanto riguarda i navigator, quelle figure che dovrebbero orientare i richiedenti, l’unica certezza è nel numero delle domande arrivate,quasi a 90000, per 3000 posti a circa 27000 euro cadauno.

 

Come facciano questi personaggi a orientare la ricerca di posti che non ci sono, questo è un altro paio di maniche.

Intanto che vengano assunti.

 

Un quadro simile suggerisce invece una realtà ben diversa.

I 3/4 degli attuali percettori del reddito di cittadinanza è praticamente inabile al lavoro e quindi risulta difficile immaginare come si potrà trovare lavoro teorico (che praticamente non c’è), a persone di per sé già inabili.

 

Senza contare che il 60% è rappresentato da gente con un’età anagrafica fra i 40 e 67 anni.

Un imprenditore, appena appena normale, andrà a cercare un sessantenne o un giovane ventenne per una posizione apertasi in azienda?

 

Ed infine, dopo queste osservazioni, l’amara conclusione.

 

L’impatto sul PIL del reddito è praticamente pari a zero.

Per molti questa misura, unita a quota 100, potrebbe sfasciare completamente i conti pubblici.

Come se per il nostro Paese già non fossero sufficienti mostri come burocrazia, corruzione, interessi politici contrapposti, evasione, natalità quasi zero e debito pubblico record.

 

Solo per citarne alcuni di un Paese che sembra ogni giorno di più alla rovescia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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    reddito di cittadinanzaluigi di maiomatteo salvini




    
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