A- A+
Economia
Ilva, Di Maio non scopre le carte. Ecco gli scenari possibili

Su Ilva il ministro dello Sviluppo economico, Di Maio, non scopre le carte. Gli incontri svoltisi ieri al Mise con i sindacati, il governatore pugliese Emiliano e il sindaco di Taranto, Melucci, definiti dai partecipanti in un clima "molto cordiale", non hanno delineato quale strategia il governo intenda seguire per la piu' grande acciaieria europea, al centro dall'estate 2012 di un grande problema ambientale e industriale che, nonostante l'intervento di tre governi e del parlamento, non ha ancora trovato una soluzione definitiva. Ieri Di Maio si e' limitato ad ascoltare. Ha ribadito che l'attuale governo ha ereditato dal precedente una procedura in corso e che ogni decisione sara' presa con "massima responsabilita'". Ai sindacati, in particolare, che lo hanno incalzato affinche' chiarisse se il governo vuole la prosecuzione o la chiusura dell'acciaieria di Taranto, Di Maio ha promesso un accordo condiviso.  

Al termine del giro di consultazioni di ieri, si possono sostanzialmente definire tre posizioni. La prima e' quella dei sindacati che vogliono che l'Ilva prosegua attraverso un percorso fatto di bonifica ambientale, di tutela di tutti i posti di lavoro e di rilancio industriale. I sindacati invitano il governo ad accelerare il passo perche', osservano, per Ilva non c'e' molto tempo a disposizione e chiedono che il lavoro fatto in quest'ultimo anno, cioe' da quando Mittal si e' aggiudicato l'azienda dopo una gara, non sia buttato a mare. Contrari i sindacati all'ipotesi che Mittal entri in Ilva dall'1 luglio senza un accordo sull'occupazione, per il quale la trattativa e' attualmente sospesa.

La seconda posizione e' quella del sindaco di Taranto, Melucci. Anch'egli chiede la continuita' produttiva, dando priorita' alla bonifica, e invita il ministro a mantenere una linea di pragmaticita', peraltro gia' dimostrata dice Melucci, senza inseguire l'utopia di una bonifica ventennale e costosissima a seguito della dismissione della fabbrica. Molti i punti di contatto tra sindacati metalmeccanici e sindaco di Taranto.

Posizione diversa, ed e' la terza, quella del governatore pugliese Michele Emiliano, per il quale l'Ilva puo' proseguire solo se decarbonizza. Ma se il governo volesse chiudere l'Ilva, sostiene Emiliano, la Regione Puglia non si opporra' a condizione che i posti di lavoro siano salvati e garantiti gli investimenti alternativi. Emiliano e' l'unico che non si dice contrario alla chiusura dell'Ilva, tesi che invece rigettano sindacati e sindaco di Taranto.

Oggi pomeriggio sara' la volta al Mise delle associazioni ambientaliste di Taranto, una trentina di realta', molte delle quali schierate senza esitazioni per un percorso fatto di dismissione, chiusura, bonifica reimpiegando il personale e riconversione dell'economia. Poi, a chiudere le consultazioni di Di Maio, ci sara' l'incontro piu' atteso, quello con Arcelor Mittal, che ha gia' avuto nelle scorse settimane scambi informali. Dopo di che il ministro Di Maio dovrebbe tirare le somme e ufficializzare la linea del governo. Sembrerebbe improbabile che il Governo attuale, pur affermando di aver ereditato una procedura in corso, confermi in toto la linea del precedente esecutivo. Gli scenari, a questo punto, potrebbero essere diversi. Tra questi, l'introduzione di nuove prescrizioni ambientali - la Fiom Cgil, per esempio, chiede l'introduzione della Valutazione integrata ambientale e sanitaria - rafforzative di quelle gia' inserite nel Dpcm dello scorso settembre, quello che ha approvato la nuova Aia Ilva.Inoltre, ci potrebbe essere una revisione del mix produttivo. Oggi l'Ilva produce a Taranto con tre altiforni alimentati con minerali e dovrebbe ricostruire, quando le condizioni gestionali e finanziarie lo consentiranno, il grande altoforno 5, ormai fermo da qualche anno. Il governo, a questo punto, potrebbe chiedere a Mittal l'introduzione di forni elettrici, meno inquinanti, e di accelerare sulla sperimentazione della decarbonizzazione che la multinazionale si e' impegnata a fare. Piu' problematico, invece, chiudere tutta l'area a caldo di Taranto perche' si aprirebbero problemi di tenuta produttiva dell'intera fabbrica.

"Tagliare l'area a caldo, equivale a chiudere l'Ilva" commentano i sindacati.   E' evidente che qualsiasi eventuale intervento che dovesse essere chiesto passa dalla modifica degli attuali piani ambientale e industriale. Ma Mittal, nel caso, accetterebbe? E quali sarebbero i costi ulteriori da preventivare e i tempi supplementari da affrontare? Va detto infine che Di Maio, quando giorni fa ha incontrato i commissari Ilva Gnudi, Carrubba e Laghi, non ha escluso una proroga di tre mesi dell'amministrazione straordinaria. Un tempo che potrebbe per esempio servire a rimettere mano ai piani di Mittal per l'Ilva.

Tags:
ilvaluigi di maio





in evidenza
Madrina del "Roma Pride" e "Sinceramente' remix con Bob Sinclair

Annalisa fa doppietta

Madrina del "Roma Pride" e "Sinceramente' remix con Bob Sinclair


motori
Renault 5 E-Tech Electric in tour a Parigi per svelarsi al grande pubblico

Renault 5 E-Tech Electric in tour a Parigi per svelarsi al grande pubblico

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.