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Economia
Industria: produzione -28,4% a marzo. Il conto per i fatturati? -18% nel 2020

Il lockdown presenta il conto sulla produzione industriale di marzo, un dato che secondo Luca Paolazzi, ex capo economista del Centro Studi di Confindustria e ora partner di Ref Ricerche, ad aprile, nel secondo mese di chiusura delle attività economiche, risulterà perfino più profondo. L'Istat ha stimato che l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuirà del 28,4% a marzo rispetto a febbraio.

Nella media del primo trimestre dell'anno, il livello destagionalizzato della produzione è diminuito dell'8,4% rispetto ai tre mesi precedenti. 

Corretto per gli effetti di calendario, a marzo 2020 l'indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 29,3% (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di marzo 2019).

lavoro operaio
 

"A marzo le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell'epidemia di Covid-19 - ha commentato l’istituto centrale guidato da Mario Blangiardo - determinano un crollo della produzione industriale italiana. In termini tendenziali l'indice corretto per gli effetti di calendario mostra una diminuzione che è la maggiore della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Senza precedenti anche la caduta in termini mensili dell'indice destagionalizzato”.

L’Istat ha precisato che "tutti i principali settori di attività economica registrano flessioni tendenziali e congiunturali, in molti casi di intensita' inedite: nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50%. Relativamente meno accentuato è il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi mantengono una dinamica tendenziale positiva". 

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"Anche se il dato è superiore alle previsioni, nessuno si stupisce: con i calcoli fatti a tavolino sulla base dei settori chiusi, la stima era di una caduta della produzione industriale del 19-20%. E' risultata peggiore perché l'interruzione della catena produttiva, la mancanza di pezzi di ricambio e l'assenza di domanda in altri comparti ha causato danni superiori di quelli che ci si aspettava”, ha commentato Paolazzi, spiegando che "il Pil verrà rivisto al ribasso". 

Calcolando che la stima per il primo trimestre era -4,7% e sapendo che la produzione industriale pesa circa un quinto, il Pil risulterebbe già in calo del 5,5%. Ma a questo dato, si aggiungerà il fatturato dei servizi privati, che pesano molto di più sul Pil e "saranno anch'essi peggiori di quanto avevano imputato per calcolare la variazione trimestrale". Proiettando l’impatto del calo su tutto l’anno, secondo gli analisti di Cerved che hanno elaborato due scenari, le imprese italiane perderanno tra i 348 e i 475 miliardi di fatturato nel 2020 e tra i 161 e i 196 nel 2021 rispetto alle tendenze previste prima del Covid19, secondo due scenari elaborati dagli analisti di Cerved.

Questo, si legge in una nota, corrisponde a una perdita compresa tra -12,7% e -18% tra 2020 e 2019, mentre nel 2021 è previsto “un rimbalzo dell'economia, che comunque non permetterebbe di tornare ai livelli pre-crisi, con i ricavi che rimarrebbero tra il 2,9% e il 4,3% al di sotto di quelli del 2019. Sono dunque peggiorative rispetto ai dati forniti a marzo le prospettive aggiornate elaborate da Cerved sull'impatto che l'emergenza Covid19 avrà sul tessuto produttivo italiano”.

L'ipotesi “migliore” è passata da un calo del fatturato del 7,4% a -12,7% (348 miliardi in meno invece di 220). Il rimbalzo attualmente stimato nel 2021 non permette più di tornare oltre i livelli del 2019 (-2,9%, contro il +1,5% delle precedenti previsioni), mentre lo scenario più pessimistico è sostanzialmente in linea con le proiezioni di marzo (-18%). Questi andamenti implicano cadute del Pil comprese tra -8,2% e -12% nel 2020.

Tra i settori per cui si prevede per il 2020 il maggior calo di fatturato rispetto al 2019 si trovano, nello scenario “soft”, attività di proiezione cinematografica (-65%), trasporto aereo di passeggeri (-50,8%), agenzie viaggi, tour operator e alberghi (-43% circa), organizzazione di fiere e convegni (-40%) e ristorazione (-33,8%), a fronte del +35% del commercio online, +16,8% della fabbricazione di respiratori artificiali e +10,7% di supermercati e discount. Dati che nello scenario hard peggiorano ancora, persino del 10-15% per i settori più in crisi.

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    produzione industriale marzocerved fatturati imprese 2020




    
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