A- A+
Economia
Infrastrutture Italia: investimenti in picchiata. La colpa di Ue e privati

Il Wall Street Journal ha pubblicato un interessante articolo su dati Ocse che dimostra, dati alla mano, come negli ultimi 10 anni gli investimenti infrastrutturali in Italia siano calati in maniera costante. Nel 2007 erano 13,66 miliardi di €, nel 2010 3,39, nel 2015 5,15 (lieve risalita), mentre la Germania, sempre nello stesso anno, era a 11,69, la Francia a 10,01 e l’UK a 9,07 miliardi. Solo la Spagna ha un trend simile al nostro che l’ha collocata ad un livello lievemente inferiore.

Anche tenendo conto della crisi scoppiata nel 2008, si può notare che i governi che si sono succeduti in 9 anni hanno ridotto moltissimo l’attenzione ad un sistema, quello delle infrastrutture, assolutamente strategico per qualsiasi Paese, tanto più per uno come il nostro che ha una particolarissima configurazione orografica che si distende lungo la direttrice nord -sud, ma nel contempo, è incrociato da una potente direttrice economica nord est - nord ovest, che poi è quella individuata dalla Tav Kiev -Lisbona. Insomma, l’Italia ha un sistema a croce in cui la parte superiore serve a garantire l’apparato industriale del nord sull’asse occidente - oriente mentre l’inferiore connette con il centro e il sud, dove è più sviluppato il terziario e i servizi.

Un Paese senza attenzione alle infrastrutture è destinato a scontare in tempi brevi la propria inettitudine ed in fatti così è stato.

Ancora una volta torna la questione dell’Unione Europea. Non si tratta di strumentalizzazione politica, ma di una semplice analisi dei fatti. Se ci sono vincoli di spesa sulle infrastrutture, anche se dotati di un meccanismo minimo di salvaguardia, il budget scende inevitabilmente.

Se a questo si somma anche una scellerata politica delle privatizzazioni di tipo post sovietico, con l’entrata di privati interessati ovviamente solo a fare soldi, il quadro che si disegna è completo, come del resto fatto notare dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi: lo Stato ha abdicato alla sua funzione di controllo della sicurezza e gli effetti si vedono drammaticamente in tutto il Paese, da nord a sud.

Per non parlare dello stato delle infrastrutture locali, il caso delle buche di Roma (ma il problema è nazionale), solo per fare un esempio, è ampiamente significativo.

Il patrimonio infrastrutturale italiano ha subito un costante degrado che mette in gioco la sicurezza stessa dei suoi cittadini. Una ricetta c’è: meno vincoli Ue e meno privati in modo che lo Stato possa riappropriarsi del suo ruolo guida e la politica abbia la meglio sull’economia e sui profitti di pochi per il bene comune.

Ma forse non piacerebbe ai tanti mondialisti globalizzati che, in nome del ribasso e delle interminabili gare pubbliche internazionali, hanno ridotto l’Italia in questo stato.

Tags:
infrastrutture





in evidenza
Affari in rete

Guarda il video

Affari in rete


motori
Dacia rivoluziona il nuovo Duster, più tecnologico e sostenibile

Dacia rivoluziona il nuovo Duster, più tecnologico e sostenibile

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.