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Economia
Inps: crolla crescita contratti 'stabili', -91,1% nel 2016

Crolla nel 2016 il numero di nuovi contratti a tempo indeterminato. Il saldo tra assunzioni 'stabili' e cessazioni, comunica l'Inps, e' risultato pari a +82.917, con un calo del 91,1% rispetto al 2015, quando si era attestato a 934.092. Pesa la riduzione degli incentivi per le assunzioni.

Inps: crolla crescita contratti 'stabili', -91,1% nel 2016

Rispetto al 2015, le cessazioni nel complesso, comprensive anche dei rapporti di lavoro stagionale, risultano diminuite del 3,1%. La riduzione e' piu' consistente per gli apprendisti (-11,0%) e per contratti a tempo indeterminato (-7,0%). Analizzando le cessazioni per tipologia, i licenziamenti complessivi relativi a rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari a 646.000, risultano in modesto aumento rispetto al 2015 (624.000) e in leggero calo rispetto al 2014 (671.000). Il tasso di licenziamento (calcolato rispetto all'occupazione esposta al rischio ad inizio anno) per tutto il 2016 (5,9%) risulta inferiore rispetto a quello corrispondente del 2015 (6,1%) e del 2014 (6,5%). Sul trend dei licenziamenti ha inciso l'introduzione dell'obbligo delle dimissioni on line. Nel corso del 2016 le assunzioni con esonero contributivo biennale sono state pari a 414.000, le trasformazioni di rapporti a termine che beneficiano del medesimo incentivo ammontano a 203.000, per un totale di 617.000 rapporti di lavoro agevolati. I rapporti di lavoro agevolati rappresentano il 37,5% del totale delle assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato. Nel 2015, l'incidenza delle assunzioni e trasformazioni agevolate (con abbattimento totale dei contributi a carico del datore di lavoro per un triennio), sul totale delle assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato, era stata pari al 60,8%. Quanto alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, si registra, per le assunzioni a tempo indeterminato intervenute nel corso del 2016, una riduzione della quota di retribuzioni inferiori a 1.750 euro, che passa dal 60,6% del 2014 e del 2015 al 57,3% del 2016. Si tratta di una tendenza registrata anche nei mesi precedenti. 

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