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Economia
Intesa-Intrum, plusvalenza di 400 milioni e... Il colpaccio di Messina

Lasciato alle spalle il momento critico in cui era necessario fare pulizia di bilancio in modo massiccio, anche a costo di chiedere soldi al mercato per liberarsi delle sofferenze pregresse, le banche italiane stanno iniziando a guardare con sempre maggior interesse agli Npl e alle attività di “servicing” (ossia di gestione delle posizioni creditizie) ad esse collegate. Primo e più interessante esempio in tal senso è dato dall’accordo con cui Intesa Sanpaolo ha chiuso due operazioni, in parallelo, con la società svedese Intrum Justitia.

Con la prima l’istituto guidato da Carlo Messina ha annunciato l’integrazione della propria piattaforma di servicing con quella di Intrum, con la seconda ha individuato un portafoglio da 10,8 miliardi di Npl lordi (un ammontare superiore ai 10 miliardi inizialmente ipotizzati, ndr) da cartolarizzare entro il prossimo mese di novembre. La nuova piattaforma seguirà un portafoglio di circa 40 miliardi di euro in servicing e farà capo per il 51% a Intrum e per il 49% a Intesa Sanpaolo.

In questo modo, Messina da un lato accelera sul fronte del de-risking previsto nel Piano di impresa 2018-2021 di Intesa Sanpaolo, riducendo l’incidenza degli Npl sui crediti complessivi al al 9,6% lordo dal 11,9% lordo di fine 2017 (rispetto ad un obiettivo di piano che parlava di un’esposizione a Npl entro il 10,5% a fine 2019, obiettivo che Messina aveva comunque auspicato poter essere battuto), dimostrando che per la banca è possibile procedere a porzioni di portafogli significativi di Npl senza dover scaricare oneri straordinari sugli azionisti (come invece capitato in precedenza nei casi di Mps, Unicredit, Banca Carige e Credito Valtellinese), rispondendo pienamente alle aspettative della Bce al riguardo.

Dall’altro la valutazione della piattaforma di servicing di Intesa Sanpaolo (circa 500 milioni di euro) e dei crediti in sofferenza oggetto di cartolarizzazione (circa 3,1 miliardi di euro) consente a Messina di incamerare una plusvalenza di circa 400 milioni di euro dopo le imposte e, soprattutto, di mantenere una esposizione consistente nei confronti del portafoglio ceduto, potendo così godere dei benefici dell’azione di servicing a questo dedicato.

Ma non solo: grazie alla partnership con Intrum, Messina conta di assistere ad un miglioramento dei risultati dell’attività di recupero crediti riguardante il portafoglio di crediti in sofferenza non ceduto. Come noto, Messina aveva indicato nel nuovo Piano di Impresa 2018-2021 di voler ridurre lo stock di crediti deteriorati lordi da 52,1 a 26,4 miliardi (da 22,5 a 12,1 miliardi netti), con un’incidenza sul totale dei crediti lordi vista in calo dal 11,9% al 6% (dal 5,5% al 2,9% in termini netti).

Tutto questo a fronte di nuove norme che prevedono, dal gennaio di quest’anno, che entro due anni (se senza garanzia) o al massimo entro sette anni (se assistiti da garanzia) ogni tipologia di nuovo credito deteriorato (scaduti, inadempienze probabili e sofferenze, in ordine di gravità) andrà integralmente coperta da accantonamenti periodici lineari.

Morale: facendo leva sull’expertise di Intrum, Intesa Sanpaolo non solo realizza una plusvalenza contabile (e alleggerisce il consolidato degli oneri relativi a 600 addetti, destinati a confluire insieme a 400 di Intrum nella nuova piattaforma), ma mantiene una esposizione, sia pure ridotta, ad una classe di attivo che proprio perché “a rischio” può offrire un ritorno interessante e superiore a quello del credito ordinario e si attrezza per riuscire a sfruttare a vantaggio dei propri azionisti quello che per altri concorrenti potrebbe essere un rischio (l’eventuale aumento del costo del credito che si avrebbe qualora i flussi di credito deteriorato tornassero a salire e richiedessero accantonamenti a loro volta in progressivo aumento).

Il mercato apprezza il modo di fare banca di Carlo Messina, il titolo Intesa Sanpaolo torna a salire e riavvicinandosi ai 3,13 euro. La banca si prepara a registrare un ulteriore incremento di redditività e tutti vissero felici e contenti? Se le premesse verranno mantenute sembra proprio di sì, per la gioia degli azionisti grandi e piccoli di Intesa Sanpaolo.

Luca Spoldi

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