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Economia
Intesa Sanpaolo e Srm: come rilanciare il turismo in Campania dopo la pandemia

In Campania solo il turismo domestico può rilanciare il settore delle vacanze dopo il calo della domanda registrato nel 2020 (-70%) che ha comportato il -90% di presenze di stranieri. Quest'anno le cose dovrebbero andare meglio con la spesa turistica che può arrivare fino a 5,2 miliardi di euro. Ma per rilanciare il comparto nel prossimo biennio occorre puntare su sostenibilità, innovazione, offerta integrata e mercati esteri. Queste le priorità scaturite dall’analisi di Intesa Sanpaolo e Srm, Centro studi collegato al gruppo bancario, nel corso di un webinar che ha coinvolto i principali operatori regionali del settore.

L’indagine rileva come la contrazione della domanda turistica nella regione abbia pesato in maniera forte, tagliando il 71% del fatturato delle imprese del settore e con un impatto negativo sul Pil regionale del -1,72% (Italia -1,48%). In un contesto macro-economico che si prevede in miglioramento, il turismo affronterà una sfida rilevante. Dai tre scenari elaborati da Srm, che si distinguono per la velocità della ripresa, emerge una crescita della domanda turistica in Campania con valori tra 9,2, 13,4 e 16,3 milioni di presenze, rappresentando rispettivamente il 41,7%, il 60,9% e il 73,9% del potenziale espresso nel 2019. In particolare, si prevede una ripresa più veloce del turismo domestico rispetto a quello internazionale. In termini di valore aggiunto, si stima che nella regione la ripresa della domanda turistica possa far recuperare tra i 290 milioni e circa 1 miliardo di euro a seconda delle tre ipotesi considerate. Si ricorda che il peso della filiera turistica sul totale dell’economia regionale è del 12,7%. Il recupero della ricchezza in Campania si presenta superiore alla media nazionale ma occorre considerare che il calo nel 2020 è stato più intenso. La componente internazionale della domanda turistica è il vero fattore che inciderà sulla variabilità della ripresa negli scenari territoriali, dettando sia il quantum che la tempistica del recupero. Ciò è ancor più evidente in quei territori turistici che vantano una forte attrattività internazionale e che pertanto presentano una maggiore sensibilità al tema. È il caso di alcune località turistiche campane, come la penisola sorrentina e la costiera amalfitana (ma anche ovviamente le isole), caratterizzate da un peso della componente internazionale particolarmente elevato, oltre l’84%, superiore al dato medio campano (48,3%) e nazionale (50,5%). A ciò si aggiunge una maggiore esposizione a un turismo intercontinentale: si stima che in tali territori circa il 40% dei turisti stranieri proviene da paesi extraeuropei, valore elevato rispetto al dato campano (35%) e nazionale (22,7%). Le prospettive per l’immediato futuro lasciano ben sperare in un biennio in recupero, conseguenza di una serie di fattori positivi, tra cui il graduale rientro dell’emergenza sanitaria, anche grazie alla campagna vaccinale in programma. Sia nel breve che nel medio-lungo periodo, il settore turistico campano dovrà adeguare la propria offerta per poter intercettare una domanda in profonda trasformazione. Tra le priorità da affrontare per le imprese del settore c’è quella di adeguare le strutture ai protocolli sanitari, con particolare attenzione alla salubrità degli ambienti. Per riconquistare il turismo internazionale sarà necessario puntare su politiche di marketing forti e coordinate, orientate sia agli aspetti digitali che a quelli sostenibili, su una riqualificazione dell’offerta di prodotti e servizi, per valorizzare al massimo la fascia medio-alta della domanda nazionale e straniera. I tre scenari elaborati da Srm per il settore turistico campano nel dettaglio:

Scenario 1 (più ottimistico)                                                                                                                                           Per il 2021 si stimano 16,3 milioni di presenze turistiche, con un recupero della domanda del 2019 del 74%, meno inteso del dato nazionale (76,8%) e meridionale (79%). In riferimento alla provenienza, la spinta del turismo domestico è quasi in linea con quella nazionale e meridionale (89% contro 90,1% Italia e 91,5% Mezzogiorno), mentre quella relativa alla componente internazionale si presenta meno vivace (57,8% contro 63,7% Italia e 60% Mezzogiorno). Il minor recupero della domanda internazionale ridimensiona, rispetto all’Italia e al Mezzogiorno, la positività dell’impatto economico generato dalla crescita delle presenze. In particolare, l’impatto positivo sulla spesa turistica è di circa +5,2 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (recupero del 69,5% sul 2019, Italia 73,9% e Mezzogiorno 75,9%). Tale incremento favorirebbe una crescita di oltre 3,7 miliardi di euro del fatturato del settore (recupero del 66% rispetto al 2019, Italia 70,3% e Mezzogiorno 72,2%).

Scenario 2 (base)                                                                                                                                                            Per il 2021 si stimano, 13,4 milioni di presenze turistiche, con un recupero della domanda sul 2019 del 61%, minore del dato nazionale (65,4%) e meridionale (67,4%). Anche in questo scenario si riscontra una maggiore vivacità nella ripresa della domanda domestica (74,8%) rispetto a quella estera (46%), ma il recupero dei valori del 2019 resta, in entrambi i casi, più basso rispetto a quanto si prevede per l’Italia (presenze nazionali 81,7%, presenze straniere 49,5%) e per il Mezzogiorno (80,9% e 45,7%). L’impatto positivo sulla spesa turistica è di circa +4,1 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (recupero sul 2019: 54,6%, Italia 61,9%, Mezzogiorno 62,9%). Tale incremento favorirebbe una crescita di circa 3 miliardi di euro del fatturato del settore (recupero del 52,2% rispetto al 2019, Italia 59,2%, Mezzogiorno 60%).  

Scenario 3 (meno ottimistico)                                                                                                                                      Per il 2021 si stimano 9,2 milioni di presenze, riconquistando quasi il 42% della domanda turistica del 2019, recupero inferiore al dato nazionale e meridionale (52,3% e 53%). La componente domestica recupera il 58,7% sul 2019 (Italia 71,7%, Mezzogiorno 69,4%), mentre quella internazionale il 23,5% (Italia 34%, Mezzogiorno 26,4%). L’impatto positivo sulla spesa turistica annuale è di 2,8 miliardi di euro (recupero sul 2019: 37,5%, Italia 50,7% Mezzogiorno 50,1%) con una spinta del fatturato del settore di circa 2 miliardi di euro (recupero del 36,3% rispetto al 2019, Italia 48,9%, Mezzogiorno 47,6%).

Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Basilicata, Calabria e Puglia di Intesa Sanpaolo (a sinistra nella foto): “Nei prossimi mesi le imprese campane di questo settore avranno l’opportunità di ripartire e la Banca continuerà a sostenerle, offrendo loro tutti gli strumenti necessari per riorganizzare le attività. Il nostro Gruppo, sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, ha messo in campo misure nazionali significative per le aziende dell’industria turistica: un plafond da 2 miliardi di euro a sostegno della liquidità e la possibilità di sospendere fino a 24 mesi le rate dei finanziamenti in essere. Inoltre con l’accordo con Federalberghi, siglato a maggio dello scorso anno, abbiamo ribadito l’impegno nel settore non solo finanziario ma anche a livello di consulenza e, sempre nel 2020 abbiamo sostenuto l’interno sistema produttivo campano con finanziamenti, compresi gli interventi per il Covid-19, per circa 3,3 miliardi di euro. Abbiamo inoltre concesso circa 46.000 moratorie per un debito residuo di oltre 4,5 miliardi e favorito oltre 50 accordi regionali di filiera”.

E Massimo Deandreis, direttore generale di Srm (a dx): “Gli scenari 2021 in Campania indicano una ripresa della domanda complessiva, spinta in particolar modo da quella domestica, mentre la piena ripresa delle presenze straniere, in particolare quelle più “lontane”, avverrà solo più avanti. I dati dello scenario base prevedono – per quest’anno - un recupero di circa il 61% delle presenze effettive del 2019. Dati importanti ma ancora lontani dal pieno recupero. Occorre quindi lavorare sui punti di debolezza, tra cui l’eccessiva stagionalità del turismo concentrato per il 68% delle presenze nel periodo maggio-settembre di cui il 42% delle presenze relativo al turismo balneare. L’analisi è ricca di spunti per gli operatori. La Campania ha tutte le caratteristiche- ambiente e culturale in primis- per superare questo momento e ripartire bene appena la pandemia sarà superata. Ma il Covid ci insegna che alcune trasformazioni sono destinate a durare: investire ora in digitale, sostenibilità e diversificazione dell’offerta turistica è essenziale per essere più forti domani. Tenendo conto che la qualità della sanità resterà un elemento chiave anche sulle dinamiche dell’offerta turistica”.

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