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Economia
Investimenti Usa in Italia: l’incidenza su occupazione e crescita economica

Continua la lieve riduzione degli investimenti americani diretti verso il nostro paese. Resta la fiducia da parte degli investitori Usa in Italia ma c’è un gap tra intenzioni e realtà. È ciò che emerge dalla survey condotta dal Gruppo di Lavoro Affari Economici & FDI di AmCham Italy e presentata oggi presso il Palazzo Lombardia.

“Gli investimenti Usa in Italia hanno raggiunto i 38 miliardi, a fronte dei 31 italiani in Usa (+7%), segnale che le nostre imprese si rivolgono sempre più oltreoceano”, ha detto in apertura il Presidente di AmCham Giuliano Tomassi Marinangeli. Affinché si possa continuare su questa strada, serve – a detta del Presidente, “un’azione singergica”: “Occorre agire come sistema Italia a prescindere dai colori della politica perché i tempi del business sono molto più lunghi di quelli della politica”. Attrazione e retemption sono, dunque le priorità del governo. Ma come si fa? “Lavorando sul carico fiscale e sul quadro normativo in materia di lavoro. Ma anche incrementando il dialogo delle aziende con le pubbliche amministrazioni (regioni, comuni)”, ha concluso Tomassi Marinangeli.

“Gli investimenti diretti esteri sono fondamentali per la competitività di un paese”, ha esordito Simone Crolla, Consigliere Delegato di American Chamber of Commerce in Italy. “Le imprese multinazionali si radicano nel territorio, condividono con le imprese locali condizioni ed esigenze, avendo dalla loro una maggiore propensione nel cogliere le opportunità e le insufficienze dei paesi ospiti. Nel quadro di una competizione globale, chi si candida ad accogliere iniziative produttive dall’estero è oggi chiamato a valorizzare i propri punti di forza su più dimensioni: dalla qualità delle specializzazioni produttive all’offerta formativa, dalla dotazione infrastrutturale ai tempi dell’amministrazione pubblica, dalle regole per le imprese alle leggi sul lavoro”. La ricetta di AmCham per un “sistema Italia” competitivo si compone di “potenziamento delle infrastrutture e investimenti in Ricerca & Sviluppo”: “Dobbiamo garantire”, ha proseguito Crolla, “un efficace sostegno alla formazione e all’inserimento di giovani altamente qualificati nel mondo del lavoro, mostrando agli investitori quanto di meglio l’Italia, e in particolare Regione Lombardia, hanno da offrire”. Lo stesso ha poi concluso rilanciando l'appuntamento del 9 dicembre: "Come ogni anno abbiamo organizzato il nostro gala dinner durante il quale daremo un segnale visibile di cosa vuol dire attrarre e mantenere gli investimenti, premiando le aziende americane che hanno creduto nel nostro paese, nei nostri cervelli, dando un contributo all’occupazione e all’innovazione”.

“Il nostro Paese ha di fronte a sé una grande opportunità in tema di attrattività: nel 2018 l’Italia ha occupato l’8°posto del ranking globale stilato ogni anno dall’A.T. Kearney Confidence Index (e la posizione è in crescita da 3 anni), che misura la fiducia espressa dagli investitori internazionali nei confronti dei paesi meta di investimento”, ha spiegato Ettore Pastore, Presidente del Gruppo di Lavoro Affari Economici & FDI AmCham Italy e Senior Partner A.T. Kearney. “L’Italia sembra avere dunque un buon potenziale da sfruttare, ma i dati sui flussi di investimento reale nel nostro paese purtroppo non riflettono questa potenzialità: da vari anni infatti gli investimenti internazionali annui rimangono stabili e non superano la soglia dei 20-24 bn $: in altri termini, come spesso succede, le intenzioni differiscono dalla realtà”.

La survey condotta dal Gruppo di Lavoro di American Chamber of Commerce in Italy sulle imprese USA in Italia, conferma che gli FDI sono una leva importante su cui agire anche per aumentare l’occupazione nel nostro paese, a condizione di selezionare gli investimenti in settori ad elevato contenuto tecnologico e/o ad alto valore aggiunto. “Traendo utili esempi da casi di successo come Avio Aero, HPE e Boeing, è possibile elaborare suggerimenti di advocacy da offrire alle Istituzioni del nostro Paese e contribuire alla sua crescita economica prospettica, quali ad esempio la necessità di fare scelte di lungo respiro su settori strategici, la revisione del ruolo della Pubblica Amministrazione nel supporto agli FDI, il potenziamento dei legami tra il sistema dell’istruzione e le imprese”, ha concluso Pastore. 

Investimenti americani in Italia: la ricerca

La survey, volta ad approfondire gli aspetti competitivi del sistema economico italiano, è stata realizzata a partire da una serie di domande rivolte alle aziende americane che investono in Italia al fine di comprendere quali aspetti del nostro sistema economico hanno agito da freno agli investimenti. Le principali evidenze sono state elaborate e verranno inserite nel documento ufficiale del Gruppo di Lavoro AmCham Italy che verrà presentato alle Istituzioni Italiane, sotto forma di raccomandazioni, affinché il Governo possa prendere atto del “sentiment” di un paese che, ancora oggi, resta il principale investitore estero in Italia, e porre in essere tutte le misure necessarie a migliorare l’attrattività del nostro paese.

Il pattern degli investimenti è sempre più multi-locale (si scelgono zone specifiche all’interno dei paesi, in particolare le città. Milano, dunque, non l’Italia). L’80% degli investitori globali prevedono un aumento degli FDI, ma rimane scetticismo sulla crescita economica globale. Nel flusso degli investimenti si verifica il sorpasso dei mercati emergenti su quelli sviluppati (in calo del 20%). Fra i criteri di scelta: al primo posto la performance economica della città/regione/paese; segue il costo del lavoro.  Se l’Italia continua a essere attrattiva nella mente degli investitori internazionali, gli investimenti sono in calo. È su questo gap fra intenzioni e realtà che le imprese devono lavorare. È pur sempre vero che chi è già presente capisce i punti di forza e vuole continuare a investire con capitali in aumento sul medio-lungo periodo. Quanto alle ricadute, un raffreddamento degli investimenti in Italia produrrebbe un danno importante in termini di occupazione. Gli investimenti in questi ultimi tre anni hanno, infatti, contribuito ad aumentare l’occupazione diretta con creazione di posti di lavoro, nel 75% dei casi. Dazi e brexit non hanno creato incidenze sull’andamento.

Best practice a confronto: Avio Aero, Boeing e HPE continuano a investire

“Siamo un’azienda interessata all’alta tecnologia e l’Italia in questo dominio è capace di esprimere eccellenze di livello massimo”, ha commentato ad Affaritaliani.it Sandro De Poli, Presidente Avio Aero. “Continueremo dunque con gli investimenti. Basti fare un esempio: noi abbiamo acquisito Avio nel 2013 con un piano di investimenti originale di 1 miliardo di dollari in 10 anni che, nei fatti, abbiamo investito in 5 anni. Ciò che importa è questo paese continui a esprimere un livello di competitività alto nei domini di interesse in cui è tradizionalmente forte”.

“Fattore di maggiore attrattività del nostro paese è il valore delle risorse umane”. È questo il parere di Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato Hewlett-Packard Enterprise. “C’è una varietà e una vivacità”, ha proseguito Venturi ai microfoni di Affaritaliani.it, “che raramente trova riscontro in altri paesi”. In virtù di ciò gli investimenti continueranno: “Abbiamo aperto un laboratorio di ricerca a Firenze pochi mesi fa sulle smart city insieme alle università per far lavorare i giovani talenti alle città del futuro. Abbiamo poi 26 mini-laboratori di prossimità per portare l’innovazione a km zero e impiegare talenti locali”. “L’Industria 4.0 ha fatto balzi avanti grazie agli aiuti governativi che, in qualche modo, sono recentemente ripresi”, ha poi concluso Venturi, “ma il punto di svolta avverrà nel momento in cui le imprese inizieranno a innovare al di là degli incentivi statali. Molti l’anno capito tanto è vero che le imprese sopravvissute e in crescita sono delle mini multinazionali che innovano ed esportano”.

Anche Boeing è su programmi di investimento di lunga durata (15-20 anni): “Coinvolgiamo le imprese italiane su progetti importanti – come il 787, che ha rivoluzionato la maniera di volare nel lungo raggio – perché hanno grande potenziale nel settore aerospaziale”, ha dichiarato ad Affaritaliani.it Antonio De Palmas, Presidente Boeing Italia. “Per noi fattori di attrattività sono le capacità tecniche e di produrre a determinati costi. Al di là della capacità della singola azienda, ciò che incide è anche la capacità di tenuta del sistema. L’attuale contesto di incertezza è certamente un freno agli investimenti, soprattutto di quelli a medio e lungo termine”. Gli investimenti di Boeing avvengono principalmente al Sud, in Puglia e Campania: “Sono investimenti che hanno, dunque”, ha concluso De Palmas, “una valenza importante perché aiutano a costruire una base industriale in regioni dove è assente”.

Investimenti Usa in Italia: la Lombardia attira il 60% degli investitori totali

“In Lombardia realizziamo il 23% del Pil nazionale con 800 mila aziende, di cui 18mila straniere e il 60% degli investitori stranieri in Italia che investe qui”, ha raccontato Alan Christian Rizzi, Sottosegretario con delega ai Rapporti con le Delegazioni Internazionali Regione Lombardia. “Obiettivo delle istituzioni è quello di tenere su questi numeri. Come? Mantenendo la dimensione internazionale (per esempio con appuntamenti come le Olimpiadi) e investendo in infrastrutture (per esempio di mobilità)”.

Essere role model e innescare il dialogo con le istituzioni per incentivare gli investimenti: da Philip Morris Italia missione compiuta

“Essere role model significa seguire ciò che il mondo si aspetta in termini di sostenibilità, welfare, profittabilità”, ha sottolineato ad Affaritaliani.it Eugenio Sidoli, Presidente Philip Morris Italia e Coordinatore dell'Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria. “Attrarre investimenti è più facile che trattenerli. Per farlo serve un dialogo tra investitori, politica e associazioni di categoria affinché l’imprenditore si senta benvenuto nel territorio e motivato a rimanere. Ma anche perché si possano creare le condizioni migliori dal punto di vista normativo. Oggi il dialogo con alcune regioni, come Lombardia ed Emilia-Romagna, o alcune città, come Milano, funziona molto bene. Ci sono regioni virtuose a prescindere da chi governa”. “Il problema dell’impresa”, ha concluso Sidoni, “non è mai un problema nazionale o, se lo diventa, vuol dire che rappresenta già una crisi. Ecco perché occorre coltivarlo dal basso, dai Comuni, affinché diventi lo stimolo a produrre occupazione e indotto, con ricadute sull’intero sistema”.

Le ricadute degli investimenti esteri sull’occupazione in Italia e il contesto che non aiuta

“Gli investimenti Usa in Italia rappresentano una buona quota degli FDI in generale”, ha detto Fabrizio Guelpa, Head of Industry and Banking Research Direzione Studi Intesa Sanpaolo, ad Affaritaliani.it. “Se ci concentriamo sul manifatturiero e guardiamo all’occupazione gli americani rappresentano circa un quarto. Anche per ciò che attiene alle performance economiche gli aiuti da parte Usa sono fondamentali, perché portano tecnologia e brevetti”. Quanto all’attuale contesto: “Le imprese estere tendenzialmente ricercano contesti nomativi stabili, cosa che l’Italia non riesce oggi a offrire. I casi finiti in prima pagina negli ultimi giorni sono rappresentativi di qualcosa che non funziona. Non solo a pesare sugli investimenti è il contesto italiano, ma anche quello mondiale in era di dazi: “Nel primo semestre la guerra Usa-Cina ha pesato portando a un crollo degli investimenti anche in Italia con un terzo rispetto a quelli del 2018. L’aspetto anomalo della faccenda è che, normalmente, in presenza di dazi, le aziende reagiscono andando a produrre direttamente sui mercati di sbocco, cosa che non sta avvenendo”.

 

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