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Economia
Istat: aumenta la pressione fiscale e cala il potere d'acquisto delle famiglie

Sale il reddito delle famiglie e aumentano i consumi ma scende il potere d'acquisto e aumenta la pressione fiscale. Sono i principali dati diffusi dall'Istat relativi al terzo trimestre del 2018. Un quadro piu' di ombre che di luci. Si fa sentire anche l'effetto spread: tra luglio e settembre, la spesa per interessi e' cresciuta di circa 1,7 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2017, pari ad un aumento del 12%. In flessione il rapporto deficit/Pil: nel terzo trimestre dell'anno che si e' appena concluso l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil e' stato pari a -1,7% (-1,8% nello stesso trimestre del 2017). Il saldo primario delle Ap (indebitamento al netto degli interessi passivi) e' risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 2,0%, a fronte dell'1,6% nel terzo trimestre del 2017. Il saldo corrente e' stato anch'esso positivo, con un'incidenza sul Pil dell'1,1% (1,6% nel terzo trimestre del 2017).

La pressione fiscale e' stata pari al 40,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Complessivamente, nei primi tre trimestri del 2018 le Ap hanno registrato un indebitamento netto pari a -1,9% del Pil, in miglioramento rispetto al -2,6% del corrispondente periodo del 2017. Nei primi nove mesi del 2018, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati positivi, rispettivamente all'1,8% (1,2% nello stesso periodo del 2017) e allo 0,9% (1,0%). Nello stesso periodo, la pressione fiscale si attesta al 39,7% del Pil, in riduzione di 0,2 punti percentuali. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici e' aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,3%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie e' stata pari all'8,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. (AGI) (AGI) - Roma, 7 gen. - A fronte di una variazione dello 0,3% del deflatore implicito dei consumi, il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici e' diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. La quota dei profitti sul valore aggiunto delle societa' non finanziarie, pari al 41,4%, e' diminuita di 0,9 punti. Il tasso di investimento delle societa' non finanziarie, pari al 22,2%, e' aumentato di 0,1 punti.

L'incidenza del deficit delle amministrazioni pubbliche sul Pil, commenta l'Istat, ha segnato nel terzo trimestre un miglioramento marginale (0,1 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2017), poiche' l'aumento dell'avanzo primario e' stato quasi completamente bilanciato dalla crescita della spesa per interessi (salita di circa 1,7 miliardi). Il reddito disponibile delle famiglie, prosegue l'Istat, ha segnato un incremento modesto (+0,1%), dopo quello decisamente marcato del trimestre precedente. La pur contenuta dinamica dell'inflazione ha cosi' determinato un calo congiunturale del potere d'acquisto (-0,2%). A fronte di tali andamenti, le famiglie hanno mantenuto, grazie a una lieve riduzione della propensione al risparmio, un livello quasi inalterato dei consumi in volume.

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