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Economia
Istat, Pil su dello 0,8%, disoccupazione: record. DISOCCUPAZIONE ALLARME ISTAT

Istat, Pil su dello 0,8%, disoccupazione: 11,5%. DISOCCUPAZIONE ALLARME ISTAT


Tasso di crescita rivisto al ribasso di 0,3 punti. Sale dello 0,9 la percentuale degli occupati . Rapporto Istat 2016.


Istat lima i dati sul Pil che conferma comunque la sua lenta crescita. In calo la disoccupazione. Dunque, crescita moderata di Pil e occupazione

 

Nel 2016 la spesa per consumi delle famiglie in termini reali e' stimata in aumento dell'1,2%, alimentata dall'incremento del reddito disponibile e dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. E' la previsione dellì'Istat. La crescita della spesa proseguirebbe ad un ritmo analogo nel 2017 (+1,1%).

 

Istat: cresce l'occupazione nel 2016

 

L'occupazione crescera' nel 2016 e i miglioramenti sul mercato del lavoro proseguiranno nel 2017, anche se a ritmi piu' contenuti. Sono le previsioni dell'Istat, secondo cui nel 2016 le unita' di lavoro dovrebbero aumentare dello 0,9% rispetto al 2015, sostenute dal miglioramento del ciclo economico e, parzialmente, dagli sgravi contributivi per le nuove assunzioni (il cui importo e durata sono stati ridotti nell'anno corrente).

 

Istat: diminuisce il tasso di disoccupazione

 

Il tasso di disoccupazione, che nel corso dell'anno ha mostrato un andamento relativamente stabile, e' atteso diminuire progressivamente, anche per effetto della maggiore partecipazione al mercato del lavoro, attestandosi nel 2016 all'11,5%.

 

Istat: aumenta l'occupazione anche nel 2017

 

Nel 2017 l'Istat prevede che le unita' di lavoro aumentino dello 0,6% e la disoccupazione si attesti all'11,3%. Secondo il rapporto Istat "Le previsioni per l'economia italiana nel 2016-2017", le retribuzioni per dipendente mostreranno una dinamica moderata, sostanzialmente in linea con quella delle retribuzioni contrattuali (+0,6% nel 2016). La dinamica della produttivita' del lavoro restera' negativa per l'anno in corso mentre il costo del lavoro per unita' di prodotto e' atteso in aumento per tutto il periodo di previsione.  

 

Istat: ancora spinte deflative, lenta ripresa inflazione nel 2017

 

Le spinte deflative continuano ad interessare l'intero sistema dei prezzi ma gia' nei primi mesi del 2017 si prevede una ripresa dell'inflazione con una intensita' piu' marcata nella seconda parte dell'anno. Lo scrive l'Istat nelle Previsioni economiche 2016-2017. "La caduta dei prezzi risulta ancora rilevante per i prodotti importati (-1,7% in settembre) e relativamente piu' contenuta per i prezzi alla produzione (-0,8% in settembre per il mercato interno) - fa notare l'Istat - Per i prezzi al consumo, dalla primavera si e' registrata una inversione di tendenza anche se i tassi di variazione sono rimasti lievemente negativi (-0,2% il tasso annuo in ottobre in base all'indice per l'intera collettivita').

L'attenuazione della fase deflativa ha scontato essenzialmente il minor calo dei prezzi della componente energetica mentre una fase ciclica ancora incerta e la debole domanda di consumo si sono tradotte in un rallentamento significativo per le componenti di fondo. La core inflation, misurata al netto di energetici, alimentari e tabacchi, si e' quasi annullata (+0,1%), spinta dalla decelerazione dei prezzi sia dei beni non alimentari e non energetici sia dei servizi. Nella media del 2016 il deflatore della spesa delle famiglie risultera' invariato rispetto allo scorso anno".

Per il 2017 risulteranno determinanti le condizioni di costo sui mercati internazionali delle materie prime, in particolare per l'approvvigionamento energetico. "Nel quadro di una ripresa dei corsi petroliferi - sottolinea l'Istat - il contributo all'inflazione della componente energetica e' previsto diventare positivo. A questo si associa il deprezzamento contenuto del cambio dell'euro rispetto al dollaro che spingera' al rialzo anche i costi degli altri input importati. In assenza di accelerazioni significative dei salari e di ostacoli dal lato dell'offerta, le determinanti interne dei costi non indurranno pressioni inflazionistiche rilevanti nonostante un graduale recupero dei margini di profitto". 

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