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Economia

Ripresa insufficiente che stenta ad affermarsi e aumento delle disuguaglianze in Italia con la scomparsa della classe operaia e della borghesia. E' questa la fotografia dell'Italia scattata dall'Istat nel 25* Rapporto annuale 2017. "La ripresa, a causa dell'intensita' insufficiente della crescita economica, stenta ad avere gli stessi effetti positivi diffusi all'intera popolazione". Lo ha detto il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, durante la presentazione del Rapporto al Parlamento spiegando che "nella fase di ripresa attuale il processo di crescita stenta tuttavia ad affermarsi pienamente: i principali indicatori congiunturali presentano elevata volatilita' e alla tendenza complessivamente positiva dell'industria si e' per ora associata una fase di eterogeneita' nell'andamento dei diversi comparti dei servizi".

Anche in Italia c'e' un aumento delle disuguaglianze. "La perdita del senso di appartenenza a una certa classe sociale e' piu' forte per la piccola borghesia e la classe operaia. La classe operaia ha perso il suo connotato univoco e si ritrova per quasi la meta' dei casi nel gruppo dei giovani blue-collar e per la restante quota nei due gruppi di famiglie a basso reddito, di soli italiani o con stranieri. La piccola borghesia si distribuisce su piu' gruppi sociali, in particolare tra le famiglie di impiegati, di operai in pensione e le famiglie tradizionali della provincia". La classe media impiegatizia e' invece ben rappresentabile nella societa' italiana, ricadendo per l'83,5% nelle famiglie di impiegati.

Come la borghesia, la classe dirigente e' la classe dell'innovazione sociale, in quanto detentrice dei mezzi di produzione e del potere decisionale; ma e' soprattutto il titolo di studio posseduto a determinare l'appartenenza a questa classe privilegiata. Le famiglie residenti nel nostro Paese, pari a 25,775 milioni, sono state suddivise in 9 gruppi sociali. In particolare, le famiglie a basso reddito con stranieri, di soli italiani, tradizionali della provincia e anziane sole e giovani disoccupati sono 8,163 mln, pari a 16,690 mln di individui; le famiglie a reddito medio composte da giovani blue-collar, famiglie degli operai in pensione sono 8,775 mln, pari a 22,070 mln di individui; mentre le famiglie benestanti di impiegati, delle pensioni d'argento e della classe dirigente ammontano a 8,837 mln, pari a 22,020 mln di persone.

Il gruppo di famiglie di anziane sole e giovani disoccupati ha un rischio poverta' che interessa 4 famiglie su 10. Fra il 2007 e il 2016 l'economia italiana ha affrontato un prolungato periodo di difficolta', seguito, nell'ultimo biennio, da una moderata ripresa. Il reddito disponibile delle famiglie, in termini nominali, si e' riportato sui livelli precedenti la fase di crisi nel 2015, mentre quello primario, derivante dalla remunerazione dei fattori di produzione, si attesta ancora circa un punto percentuale al di sotto del livello del 2007. La dinamica piu' favorevole del reddito disponibile e' dovuta a un'azione redistributiva del Governo che, nel 2016, ha comportato per le famiglie un drenaggio di risorse inferiore di circa 24,5 miliardi di euro rispetto al 2007. In particolare, in un primo momento, sono state introdotte misure di complemento (Cig) e sussidio al reddito delle famiglie (bonus per famiglie a basso reddito), mentre successivamente la dinamica complessiva e' stata determinata dalle misure di sostegno al reddito introdotte dal cosiddetto "bonus 80 euro".

La spesa mensile per consumo, pari in media a 2.499 euro nel 2015, va da un minimo di 1.697 euro per le famiglie a basso reddito con stranieri a un massimo di 3.810 euro mensili per la classe dirigente. In media, le famiglie hanno speso 441 euro mensili per prodotti alimentari e bevande analcoliche (il 17,7% del totale); la spesa per beni e servizi non alimentari e' stata in media pari a 2.058 euro mensili (il restante 82,3%).

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