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Economia
Juve, quattro anni di bilanci in rosso. Ecco tutti i guai di Andrea Agnelli

Andrea Agnelli è finito nell’occhio del ciclone. In Europa convergenze da fantapolitica: Marine Le Pen ed Emmanuel Macron. Mario Draghi e Victor Orban. Se entrambe le sponde della Manica, Boris Johnson e Nigel Farage da una parte e dall’altra, di nuovo, l’azionista core dell’Ue Macron. E, infine, la Federazione calcio russa che per un momento ha dimenticato le tensioni alle stelle fra Mosca e Bruxelles sul caso Navalny e si è rifatta “ai valori fondamentali della società europea”. Ancora, ma in Italia: la pioggia di bocciature bipartisan da parte di tutto lo spettro parlamentare e i secchi “no” di vecchie glorie del calcio tricolore. Senza considerare che le grandi francesi come il Psg o tedesche come il Bayern di Monaco non hanno voluto aderire alla Superlega, che nascerebbe dunque zoppa. Infine, le parole pesantissime dell’amico sloveno Aleksander Ceferin, numero uno dell’Uefa che ne ha tenuto a battesimo la figlia.

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La bufera mediatica del progetto della “Nba” europea del calcio si è abbattuta nel nostro Paese in primis sul presidente della Juventus e promotore principale assieme al miliardario spagnolo Florentino Perez del campionato comunitario d’élite. Un rischio calcolato e assolutamente da affrontare (vista la grande fetta di ricavi da spartirsi fra pochi blasonati club), ha spiegato però chi conosce bene il rampollo della famiglia Agnelli. Certo è che fra “serpente”, “deludente” e “mai visto uno mentire così” proferiti da chi con il nipote dell’Avvocato condivideva anche la vita privata, il principale rappresentante del ramo Eredi Umberto Agnelli esce decisamente ammaccato, in quanto a reputazione sacrificata sull’altare dell’”avidità”, dal coro quasi universale di feroci critiche alla Superlega.

Un nuovo colpo all’immagine che consolida un newsflow biennale decisamente negativo. Dopo due annate sportive da dimenticare in cui è fallita totalmente l’operazione Champions post-Ronaldo (con tutti gli annessi ricavi) e l’arrivo di Pirlo sulla panchina bianconera si è rivelata disastrosa, complice lo tsunami del Covid i bilanci da economia di guerra della Juventus hanno fatto finire la gestione Andrea Agnelli della Juventus sul bancone degli imputati in quella macchina da dividendi che è la holding di famiglia Exor. Holding dove invece il cugino “Re Mida” John Elkann ha portato l’ex Fca nell’Olimpo mondiale dei costruttori automobilistici e valorizzando, a suon di spin-off, marchi che prima erano nascosti nella vecchia galassia Fiat.

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Altro che bianconeri: da quattro anni a questa parte, i conti della Vecchia Signora infatti non fanno che tingersi sempre più di rosso. In un filetto da brivido, la stagione che si chiuderà a giugno del 2021 sarà ancora all’insegna delle perdite. Il primo semestre terminato a dicembre 2020 ha visto il bilancio della Juventus realizzare perdite nette per 113 milioni di euro, più che raddoppiate (+126%) rispetto a 12 mesi prima, quando il rosso era di 50,3 milioni.

I debiti finanziari netti sono aumentati a 357,8 milioni, 31 in in più di fine 2019. E con il Covid ancora imperante difficilmente la seconda parte dell’esercizio potrà ribaltare il risultato di gestione. I ricavi sono scesi a 258 milioni con un taglio secco del 20% sul semestre precedente e il patrimonio netto si è assottigliato a 125,5 milioni, dai 276 di fine 2019.

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Oltre a essere uscita due volte dalla Champions, a marzo dello scorso anno, dopo una progressiva erosione della capitalizzazione di mercato, la Juve è stata retrocessa anche dal club ristretto delle blue chips di Piazza Affari raccolte nel Ftse-Mib. Vetrina dov’era stata arruolata solo 15 mesi prima. Ora, dopo che l’investimento fatto su Cr7 non ha avuto gli effetti sperati sul conto economico, l’aumento di capitale di inizio 2020 da 300 milioni è andato bruciato. Non senza frizioni, si dice, fra i pesi massimi della famiglia torinese.

Come ha spiegato il Sole 24 Ore, l’obiettivo della Superlega è risollevare i bilanci che, indipendentemente dal Covid, erano già prima in affanno. I 12 club scissionisti hanno complessivamente infatti tra 5 e 6 miliardi di euro di debiti, dei quali 3,8 miliardi bancari. Alla situazione finanziaria si sono aggiunti i conti economici fortemente colpiti dalla pandemia con ulteriori 2,5 miliardi di perdite operative.

La partita dei ricavi miliardari su cui si è già buttata a pesce la grande banca statunitense Jp Morgan sembra vitale per raddrizzare gestioni compromesse. La vera partita della vita, commenta qualche osservatore, per Andrea Agnelli: o ribalta il match oppure subisce un'altra cocente sconfitta. In gioco c’è la sua panchina bianconera.

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