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Economia
L'espansione del regime forfettario: a chi conviene?

Irpef: le distorsioni del sistema forfettario

Al di là degli aspetti di equità, l’introduzione di un sistema forfettario che copre una fascia potenzialmente molto ampia di lavoratori autonomi e professionisti comporta altri potenziali effetti distorsivi. Intanto, può offrire un forte incentivo a società di professionisti a scindersi per usufruire dei benefici fiscali garantiti dal forfettario. Questo nuoce al funzionamento del mercato in quanto la forma organizzativa dell’impresa è tipicamente più efficiente di quella di tanti piccoli produttori indipendenti, potendo sfruttare economie di scala e di scopo (sinergie) che sono precluse ai lavoratori che agiscono singolarmente. Piccolo (e solo) non è generalmente bello.

In secondo luogo, l’espansione del forfettario può incentivare l’impresa a scegliere la collaborazione con un lavoratore autonomo piuttosto che l’attivazione di un rapporto di lavoro dipendente (il cosiddetto fenomeno delle finte partite Iva). Per illustrare il punto, la Tav. 2, utilizzando la stessa metodologia della tavola precedente, si pone la domanda di quanto costerebbe a un’impresa garantire lo stesso reddito netto al lavoratore (diciamo l’elettricista) se lo assumesse invece di mantenere un semplice rapporto di collaborazione. I conti qui sono fatti per tre diversi livelli di reddito netto: 20.000, 30.000 e 40.000 euro.

Per capire la logica dell’esercizio, si consideri per esempio il caso di un’impresa che decida di mantenere un rapporto di collaborazione con un elettricista forfettario in modo da garantire a quest’ultimo un reddito netto pari a 20.000 euro. L’impresa dovrebbe garantire al lavoratore un fatturato di 37.088 euro, da cui il forfettario potrebbe scaricare costi per 5.192 euro. Tuttavia, per ipotesi, questi costi sono esattamente gli stessi che l’impresa dovrebbe sopportare in proprio se decidesse di assumere l’elettricista; i 5.192 euro non incidono pertanto nel confronto sulla convenienza o meno ad assumere l’elettricista. Il costo netto per l’impresa è dunque di 31.896 euro, l’imponibile pensionistico dell’elettricista forfettario. Se invece l’impresa decidesse di assumerlo, assorbendone i costi e il fatturato, dovrebbe pagare complessivamente 35.400 euro per garantire al lavoratore lo stesso reddito netto di 20.000 euro, con un esborso in eccesso di 3.504 euro.

Ripetendo l’esercizio per livelli di reddito netto garantito via via più alti, si osserva che la convenienza per l’impresa a mantenere un rapporto che collaborazione, invece che di dipendenza, diventa via via maggiore. Per esempio, il risparmio per l’impresa diventerebbe di 14.450 euro per garantire al lavoratore un reddito netto di 30.000 euro; salirebbe a ben 26.183 euro per garantire un reddito netto di 40.000 euro. La ragione della forte disproporzionalità sta nel fatto che il lavoratore dipendente è soggetto a tassazione progressiva, con un’aliquota media di imposizione fiscale che cresce al crescere del reddito. Al contrario, per il forfettario, l’aliquota è fissa al 15 per cento. È dunque meno oneroso per un’impresa garantire lo stesso reddito netto al forfettario rispetto al dipendente tanto più elevato è il reddito che deve essere garantito.

Gli ampi risparmi garantiti dal forfettario potrebbero dunque offrire un incentivo all’impresa a istituire un rapporto di collaborazione invece di assumere il lavoratore come dipendente. Attribuendo una parte di questi risparmi al lavoratore, sotto forma di una retribuzione maggiore, anche questi potrebbe trovare più conveniente accettare la condizione di lavoratore autonomo rispetto a quella di dipendente. Non necessariamente questi benefici, tuttavia, sarebbero ripartiti simmetricamente tra impresa e lavoratore. Il lavoratore autonomo perderebbe le garanzie associate alla condizione di lavoro dipendente, finanziate a parte dai maggiori contributi versati. Inoltre, per la società nel suo complesso, si tratterebbe probabilmente di una perdita di efficienza, per le ragioni prima ricordate. Con il mantenimento di un rapporto di collaborazione invece che di dipendenza, si potrebbe perdere la possibilità di sfruttare le economie di scala e scopo che sono alla base del vantaggio competitivo della forma societaria di organizzazione della produzione.

Il problema è particolarmente serio per l’Italia, data la già elevata quota di lavoratori autonomi nel panorama dei paesi sviluppati, probabilmente una delle ragioni della bassa produttività generale del paese. Esclusa la Grecia, l’Italia è il paese con l’incidenza maggiore di lavoratori autonomi, il 55 per cento in più della Francia e circa il triplo rispetto a Germania e Stati Uniti.  L’espansione del forfettario rischia di rendere questa distorsione ancora maggiore, aumentando la convenienza per l’impresa a mantenere rapporti di collaborazione invece che di dipendenza.

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