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Economia
L'FMI TAGLIA A +0,1% LE PREVISIONI PER L'ITALIA, MA GIÙ ANCHE TUTTA L'EUROPA

 

Non e' certo la bocciatura dell'Ocse che ha stimato una crescita negativa dello 0,2%, ma la differenza e' solo una questione di decimali. Il Fondo Monetario, infatti, prevede per l'Italia un miglioramento di appena lo 0,1% quest'anno. A ottobre aveva stimato +0,9% e +0,6% a gennaio. La previsione arriva sul tavolo del governo nel momento in cui e' in preparazione un testo del Def non privo di incognite. Le stime dell'FMI non si discostano molto da quelle che il governo dovrebbe inserire nel suo quadro programmatico. Anche le proiezioni per il 2020 dovrebbero collimare a piu' 0,9%. Certo le cause del rallentamento non sono tutte di natura interna. Il Fondo ricorda che tutta l'Eurozona ha perso spinta. Contemporaneamente la fiducia di imprese e consumatori si e' scesa. A determinare la caduta e' stata la frenata dell'auto tedesca per via delle nuove regole della Ue che hanno condannato il motore diesel. Ma "in Italia gli investimenti sono precipitati", dice il FMI segnalando il fatto che la nostra situazione e' peggiore di altre.

Il rallentamento dell'Europa, insieme al pericolo delle guerre commerciali, ha avuto riflessi su tutto resto del mondo provocando il peggioramento dell'economia globale che crescera' del 3,3% rispetto al 3,6% precedente. L'Italia rientra tra i fattori che possono aggravare il quadro. La prima incognita sono le tensioni commerciali, che in caso di rapida risoluzione potrebbero sorprendere positivamente per la crescita. Ma le ultime notizie lasciano pensare al peggio. Il neo capo economista dell'FMI, Gita Gopinath, ricorda che in Italia "la crescita nella seconda parte del 2018 e' stata particolarmente debole" e questa debolezza si e' protratta nel 2019. Inoltre, l'elevato debito pubblico potrebbe "indebolire" gli investimenti. In generale, l'economia globale rallenta, mentre sarebbe "necessaria una maggiore cooperazione multilaterale per risolvere i conflitti commerciali". Nell'area della moneta unica, la crescita e' vista rallentare all'1,3% quest'anno (dall'1,8 dell'anno scorso e 0,6 punti in meno di quanto stimato a ottobre), per poi rafforzarsi solo leggermente all'1,5% nel 2020.

Anche nella parte di rapporto dedicata a questa fetta del mondo, il FMI ricorda come la crescita sia peggiorata particolarmente per alcune economie tra le quali si citano la Germania, la Francia e proprio l'Italia: domanda interna debole e spread elevati sono i fattori negativi indicati. Per altro, proprio ai rendimenti alti e' collegato il rischio di "mettere sotto pressione le banche, pesare sull'attivita' economica e peggiorare la dinamica del debito pubblico". Come spesso accade al nostro Paese, insieme con Francia e Spagna, e' chiesto di ricostruire spazio fiscale, ovvero disciplina nei conti, per non riaccendere quella spirale mortale di surriscaldamento dei Btp e incertezza nel mondo bancario. Tra le ricette diffuse nel report, il FMI torna a suggerire all'Italia di decentralizzare la contrattazione del lavoro, con l'effetto auspicato di migliorare i salari e la produttivita' e contemporaneamente aumentare occupazione e flessibilita'.

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