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Economia
La Brexit ? Una miniera d'oro in Borsa. I titoli per guadagnare

Lo scenario peggiore è sempre quello che il mercato si è convinto potesse essere evitato e il caso della “Brexit” non fa eccezioni: così in poche ore gli 8-9 punti percentuali di rimbalzo che i vari listini europei avevano segnato nelle ultime sedute, dopo che l’omicidio della deputata laburista Joe Cox era parso far mutare l’umore degli indecisi, vengono persi, con andamenti sempre più divergenti tra mercati e asset class percepite come “sicure” (Bund, franchi svizzeri e oro in prima battuta, T-bond, Gilt e, anche se solo in termini relativi, i mercati azionari “core Europe” in seconda battuta) e quelli percepiti come “a rischio” (Btp e Bonos tra i bond governativi, Piazza Affari a livello di mercato azionario e settore finanziario a livello di settori). Se le prime vittime della Brexit hanno già un nome e cognome, a partire da Unicredit (-22,39% la chiusura di venerdì), che paga a caro prezzo l’essersi fatta sorprendere dalla tempesta perfetta senza un uomo al comando, fino a Leonardo-Finmeccanica e Prysmian (entrambe con interessi industriali in Gran Bretagna), chi potrebbe emergere, una volta passata l’ondata di vendite da panico, come vincitore?

Secondo un gestore esperto come Paras Anand, responsabile Azionario Europa di Fidelity International, i criteri da seguire per scovare potenziali “winner” sono essenzialmente due: società che mostrino una crescita robusta di utili e fatturato e società che abbiano un flusso di dividendi sostenibile. Rispondono a questo profilo, secondo il gestore, alcuni grandi gruppi internazionali, ma anche reti di franchising internazionali potranno beneficiare della transizione che si avvierà nei prossimi mesi/anni e delle transazioni che si genereranno. In soldoni chi potrà spostare a seconda della convenienza i centri di ricavo nell’area dell’euro o del dollaro mantenendo centri di costo in sterline potrebbe avvantaggiarsi dell’indebolimento della valuta inglese, caduta ai minimi dal 1985 a oggi.

Non solo: chi potrà indebitarsi in euro o anche in dollari, visto che la Federal Reserve difficilmente potrà fare altro che rimanere alla finestra fino alla fine dell’anno mentre la Bank of England e la Bce potrebbero tornare a irrogare abbondante liquidità sui mercati riprendendo o rafforzando i propri programmi di quantitative easing, potrebbe usare questa finestra di opportunità per finanziare la crescita su aree che sono estranee alla crisi causata dalla Brexit, come l’Asia e l’America. Tra le società italiane nomi come Fiat Chrysler Automobiles e Cnh Industrial potrebbero risentire a breve di una elevata volatilità, ma poi recuperare terreno visto che per entrambe le vendite negli Usa e in Europa hanno un peso ben più rilevante che non quelle in Gran Bretagna. Industrialmente parlando anche un gruppo come Pirelli, ormai nell’orbita della cinese ChemChina, non dovrebbe risentire più di tanto dell’onda d’urto, anche se Pechino aveva coltivato l’ambizione di ottenere, grazie ad un rapporto privilegiato con Londra, un trattamento di favore in sede Ue che ora è messo a rischio. Tra le mid cap industriali, Ima, player di riferimento del settore delle macchine per il confezionamento e l’imballaggio con un fatturato 2015 da 1,1 miliardi, continua a registrare una crescita attesa nettamente superiore a quella di mercato e pari a poco meno del 30% su base annua, abbastanza per essere al riparo da ogni tensione che non sia di brevissimo periodo.

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come investire a piazza affari dopo la brexit





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