La flat tax? Niente deficit in più. Ma per il 2020 servono 45 miliardi - Affaritaliani.it

Economia

La flat tax? Niente deficit in più. Ma per il 2020 servono 45 miliardi

Nella lettera Ue citate le coperture per la manovra fiscale e la sterilizzazione delle clausole Iva da inserire nella legge di bilancio 2020: 35 miliardi. Ma...

Niente deficit aggiuntivo per varare la flat tax salviniana sulle persone fisiche il prossimo anno. Nella sua lettera ai 27 Paesi membri dell’Ue, al presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e al presidente Ue Donald Tusk sulla richiesta della Commissione di aprire una procedura per deficit eccessivo a causa dell’alto debito, Giuseppe Conte lo dice chiaramente.

Salvini
 

Per il 2020, il premier ricorda a Bruxelles che “il Parlamento ha invitato il Governo, in primo luogo, a riformare l'imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità (non viene usato il termini flat tax, ndr)”. 

Questo vuol dire che per trovare gli oltre 12 miliardi dovuti a minor gettito per introdurre l’aliquota Irpef più bassa del 15% per le famiglie con redditi fino a 50 mila euro come vuole il Carroccio non si potrà bussare alla porta degli investitori vendendo loro più Btp.

Per il prossimo anno poi il governo deve anche far saltar fuori 23 miliardi che servono per evitare le “clausole di salvaguardia”, cioè l’aumento dell’Iva e delle accise previsto per legge. Come fare quindi? La soluzione la indica qualche riga più sotto lo stesso Conte.

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Il Parlamento, scrive ancora il premier, ha anche “invitato” l’esecutivo "a evitare gli aumenti delle imposte indirette per il 2020, individuando misure alternative idonee a garantire il miglioramento strutturale. Di conseguenza - continua - in vista dell'approvazione del Documento programmatico di bilancio per il 2020 e alla luce delle più aggiornate previsioni macroeconomiche, il Governo, anche nel rispetto delle indicazioni poste dal Parlamento, sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie”. 

Ciò significa che dalla più volte tirata in ballo spending review (nel Def di aprile però il governo prevede uper il 2020 n aumento dello 0,8% della spesa della PA), dall’eliminazione degli 80 euro renziani (che rientreranno nella complessiva riduzione del carico fiscale sulle persone fisiche), da minori investimenti e dalla nuova pace fiscale annunciata recentemente da Matteo Salvini, la maggioranza gialloverde conta di far saltare fuori ben 35 miliardi. Senza tener dimenticare che anche i 5 Stelle, oltre al cavallo di battaglia del salario minimo, fino al fischio d’inizio delle Europee hanno promesso per il prossimo anno misure di sostegno alle famiglie. 

A tutto questo poi, bisogna aggiungere ancora le risorse per rinnovare i contratti pubblici e le spese indifferibili (circa 5 miliardi), il miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio (circa 3 miliardi) come promesso dal governo all’Europa sempre nella lettera appea spedita da Palazzo Chigi per evitare la procedura d’infrazione ed eventuali correzioni ex post ai conti che potrebbero arrivare dopo la nuova trattativa con la Commissione per evitare il disco rosso di luglio dell’Ecofin.

Insomma, in tutto fanno circa 45 miliardi, 10 miliardi in più di quanto il premier ha promesso di coprire ricorrendo al citato “programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie”.  Con la crescita che per il momento resta inchiodata a poco sopra lo zero a fine anno (+0,8% l’aumento del Pil inserito nel Def per il prossimo anno), i punti interrogativi sulle coperture della prossima legge di bilancio di Conte, Salvini e Di Maio restano ancora tutti lì.