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Economia
La flat tax? Premia il Nord-est. Al Sud solo 350 euro in più. I calcoli

La Lega prova ad accelerare sulla “flat tax”, a costo di scatenare l’ira del premier Giuseppe Conte che proprio non ha mandato giù la riunione del vicepremier Matteo Salvini con le parti sociali a cui ha partecipato anche l’ex sottosegretario Armando Siri che avrebbe anticipato il varo della misura-bandiera della Lega nella prossima legge finanziaria, stimando un beneficio per 20 milioni di famiglia (40 milioni di contribuenti) con un impatto atteso, nel caso di aliquota al 15%, di 3.500 euro di beneficio per ogni famiglia monoreddito (entro il limite dei 55 mila euro di reddito familiare) con un figlio a carico, al costo di 12-13 miliardi di euro.

Ma le cose stanno davvero così? Proviamo a fare qualche calcolo partendo dall’ultimo rapporto Istat sulle “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie” italiane, stilato sulla base di dati a fine 2016. Anzitutto il reddito medio dei 25,9 milioni di famiglie italiane risultava pari a 37.668 euro lordi (30.595 euro netti): su di esso sempre a fine 2016 gravava un’aliquota media del 19,4%. Una flat tax al 15% consentirebbe dunque un beneficio mediamente del 4,4% pari a poco meno di 1.660 euro (ossia circa 1.350 euro netti) a famiglia, ossia meno della metà di quanto indicato da Siri. Ma oltre ai valori assoluti, è interessante capire come si distribuirebbero i benefici.

Per come è distribuita la pressione fiscale, il maggior beneficio di una “flat tax” al 15% con un limite di reddito familiare di 55 mila euro andrebbe alle persone sole di età inferiore a 65 anni e le coppie senza figli con persona di riferimento under 65, su cui attualmente grava un’imposizione media di oltre il 21%. Sulle seconde in particolare, disponendo di un reddito medio di 28.250 euro circa, grava un’imposizione del 21,9%, più elevata non solo per via del reddito ma anche per l’assenza di detrazioni per familiari a carico.

Per tali tipologie familiari la “flat tax” ipotizzata dalla Lega garantirebbe dunque mediamente un beneficio stimabile in oltre il 6%, ossia circa 1.700 euro l’anno. Su base territoriale, la “flat tax” leghista favorirebbe di più le famiglie del Nord (su cui gravava a fine 2016 un carico fiscale del 19,8% se del Nord-est, del 20,9% se del Nord-ovest) che non quelle del Centro (20,5%) o del Sud (16,2%, dovuto sia al mediamente più elevato numero di familiari a carico e relative detrazioni fiscali, sia a redditi individuali mediamente più bassi).

Le famiglie del Nord-est (34.678 euro lordi di reddito annuo, mediamente) otterrebbero così un beneficio superiore ai 2.080 euro l’anno, quelle del Sud a meno di 1.500 euro l’anno. Oltra alla distribuzione territoriale sui redditi familiari incide la tipologia di lavoro e il sesso del percettore di reddito principale. Le famiglie il cui percettore principale di reddito era un uomo registravano a fine 2016 mediamente un reddito di 33.699 euro, quelle in cui era una donna di soli 25.443 euro. Per le prime il beneficio sarebbe dunque mediamente pari ad oltre 1.480 euro, per le seconde a meno di 1.120 euro.

Chi poi ha un percettore di reddito principale che svolge un lavoro autonomo (36.530 euro di reddito familiare, in media), specie se nel Nord-est (45.822 euro) potrebbe godere di un beneficio di oltre 1.600 euro, che salirebbero a quasi 2.750 euro nel Nord-est. Al contrario nel caso di percettore di reddito principale con lavoro dipendente (34.832 euro di reddito familiare medio), specie se nel Sud (29.271 euro) si vedrebbe “rimettere” in tasca circa 1.530 euro, che si ridurrebbero ad appena 350 euro nel caso di residenti al Sud.

La flat tax che piace tanto alla Lega ma lascia freddo M5S sembra dunque essere un provvedimento che, pur lasciando effettivamente “più soldi” in tasca agli italiani rispetto allo scenario attuale (almeno se non si ipotizzano particolari revisioni delle detrazioni familiari), tende a premiare le famiglie con pochi figli o familiari a carico, con percettore principale di reddito uomo che svolge un’attività autonoma e che risiedono nel Nord-Est. Curiosamente, ma non troppo, sembra la fotografia dell’elettorato storico leghista, il che potrebbe ampiamente spiegare il motivo delle differenti priorità di Lega e M5S in tema fiscale.

 

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