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Economia
La Germania stanca di von der Leyen: con lei l’UE è crollata su tutti i fronti
Ursula Von Der Leyen

L’Europa di von der Leyen non ne azzecca una. I dati dicono che perde con USA e Cina, su tutti i versanti economici. Quindi i tedeschi chiedono: “Meno UE, ma migliore”

 

Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen può fare tutti i viaggetti e le promesse che vuole ma anche la Germania si è rotta le scatole delle sue parole. Da settimane i giornali tedeschi martellano sui numeri della crisi economica tedesca e sui dati della recessione in cui versa il Paese, la seconda nell'arco di tre anni.  

Già a inizio mese i primi ministri di tutti i 16 Länder tedeschi, gli Stati federati della Germania, hanno chiesto un’incontro con von der Leyen per ottenere un prezzo più basso dell'elettricità, industriale, arrivato alle stelle.    

Sul principale giornale economico tedesco Handelsblatt, sono durissime le critiche al presidente della Commissione che continua a descrivere l'Europa come il centro del mondo. Ma è propaganda.

“Questo messaggio subliminale è palesemente in contrasto con la realtà”, scrive Handelsblatt, “non solo dopo la guerra in Ucraina l’Europa è rimasta sempre più indietro”, cioè non ha avuto alcun ruolo, se non di vassallo degli americani con effetti deleterei sull’economia ma i dati dicono ancor peggio. “Mentre nel 2008 la produzione economica dell’UE era superiore a quella degli Stati Uniti, oggi l’economia americana è più grande del 50% e se si includono anche gli inglesi che hanno lasciato l’UE, la differenza è ancora di un terzo”.

Delle 100 aziende tecnologiche più importanti al mondo, solo 10 sono nella UE. Tra le prime 30 migliori università al mondo ce ne è una sola collocata in Europa, indice che la capacità di attrazione della UE è marginale.

Si sperava nel PNRR, il pacchetto di stimoli economici in Europa più grande dai tempi del Piano Marshall americano. Ma i fondi, tanto decantati da von der Leyen, non sembrano produrre gli effetti reali annunciati. E l’esempio siamo proprio noi: l’Italia non usa i fondi come doveva, non ha rivitalizzato le zone depresse, tanto meno ha dato un colpo serio al debito pubblico. “Di conseguenza”, scrive Handelsblatt, “è solo questione di tempo prima che si verifichi la prossima crisi dell’euro”.

L’UE non ha una chiara strategia futura, scrivono i tedeschi. Anche il Centre for European Politics pubblica uno studio dove spiega, che negli ultimi 15 anni, la UE ha intrapreso politiche meno intelligenti della BCE che con le sue azioni ha tenuto a galla la “Nave Europea”. Né la UE ha messo in moto politiche “pianificate e razionali” sulle politiche sociali, la transizione ecologica e il resto.

“Quindi: meno UE, ma migliore”, propone Handelsblattil principale quotidiano tedesco di economia e finanza. Se lo dicono i tedeschi che esprimono il presidente von der Leyen e dato spesso la direzione alla UE c’è da riflettere. “È giunto il momento”, scrive il giornale, “che l’UE si assuma il compito di rivedere la struttura attuale e le priorità politiche”.

Questo perché la Germania è ancora una volta il “malato d’Europa” e dei Paesi industriali occidentali. Secondo l’ultimo studio della Business School IMD di Losanna, in quasi 10 anni la Germania è passata dal sesto posto al ventiduesimo posto nella competitività internazionale: molto indietro non solo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina, ma anche rispetto ai vicini europei come Svizzera, Danimarca e Svezia.

Le aziende tedesce spesso metterebbero in scena laboratori di innovazione sociale e iniziative di empowerment solo di facciata invece che di sostanza.

“Con le sue industrie e mentalità antiquate, la Germania oggi si erge come un imperatore senza vestiti”, scrivono i tedeschi. Parole di fuoco condite da descrizioni drammatiche

 

 

 

 

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