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Economia
Default , la grande scommessa ? Ora è sul Brasile junk

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Avete presente il film candidato all'Oscar "The big short" e cioè "La grande scomessache racconta la storia di un gruppetto di investitori che, contrariamente alla massa del sistema finanziario, puntò nel 2008 sul crollo del mercato immobiliare americano facendo una valangata di soldi? Ecco, osservando chi si sta shortando sulle azioni alla Borsa di San Paolo o quanti stanno comprando credit default swap, una sorta di polizze che assicurano contro il rischio di fallimento di un titolo d'investimento carioca, si potrebbe dire che è in corso lo stesso tipo di scommessa. Solamente che questa volta il crack oggetto delle scommesse non sono i mutui subprime ma un Paese: il Brasile. A 15 anni dal default dell'Argentina (che ha avuto una piccola ricaduta tecnica nel 2014), un altro Paese sudamericano potrebbe finire a gambe all'aria nei prossimi 12 mesi.

Le bocciature delle agenzie di rating, che purtroppo arrivano a valle a certificare il peggioramento della situazione finanziaria di un emittente, parlano chiaro. I titoli di Stato del Brasile hanno un merito di credito che è junk, spazzatura. Non investment grade. Leggi: vendere alla svelta i government bond di Brasilia (chi ne ha in portafoglio) e starne alla larga. L'ultimo downgrade di qualche settimana fa è stato quello di Moody's che ha seguito a ruota quelli  di Standard& Poor's e di Fitch di metà dicembre. Filotto di revisioni al ribasso il cui responso è stato lo stesso: i decennali del Brasile sono categoria speculativa d'investimento. Anche gli outlook sulla situazione macroeconomica del Paese sono negativi: ciò vuol dire che nei prossimi mesi potrebbe arrivare un'altra sforbiciata al rating.

Ma cosa sta succedendo all'economia brasiliana che solo pochi anni fa era celebrato come il Paese dalle prospettive dorate, la "B" del elitario club dalla crescita d'oro Brics  in pieno boom economico e con grandissimi eventi quali i Mondiali di calcio e le Olimpiadi da preparare e ospitare? Dopo una crescita asfittica da zero virgola nel 2014 e la pesante recessione dello scorso anno, tutte le stime confermano il secondo anno consecutivo di passo di gambero per il Pil brasiliano. Un calo che purtroppo porta in dote anche un peggioramento di tutti i saldi di finanza pubblica che scoraggia gli investitori: nel suo ultimo report con cui ha giustificato il proprio taglio del rating, Moody's ha previsto che il rapporto debito/Pil supererà quota 80% entro tre anni.

Oltre all'assenza di crescita, al peggioramento dei livelli di debito, gli analisti sono concordi nel rilevare gli ostacoli al cammino delle riforme e del risanamento messi dalla difficile situazione politica del Paese con una presidenta Dilma Rousseff al secondo mandato ma in piena crisi di credibilità, dopo gli scandali politici del suo partito legati a un giro di mazzette milionarie.

Il risultato è un'economia ingessata, con i consumi che vanno giù di filato da 11 mesi (-16% dall'agosto 2016) e che compromettono la redditività delle aziende erosa anche dal crescente costo del debito (chi si fida a prestare soldi ad un attore economico che ha il passaporto brasiliano, quando anche il real continua a svalutarsi - la valuta carioca ha il triste primato di moneta più svalutata del 2015)?

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brasileratingjunkbond banche





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