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Economia
La miniera di ferro più grande al mondo preda dei cinesi, parte l’estrazione

Le materie prime africane in mano ai cinesi

La terra è rossa, quasi fossimo su un altro pianeta e invece siamo nell’estremo ovest dell’Africa centrale. Si chiamano montagne di Simandou o miniere di Rio Tinto in Guinea e in ferro e altri minerali non c’è niente attualmente al mondo delle stesse dimensioni e di uguale purezza. Il componente principale dell'acciaio è il ferro, ma il metallo allo stato puro ha poco interesse per l'industria, perché si trova perennemente ossidato, combinato con l'ossigeno. Non è il caso di quello in Guinea, sotto il controllo de La via della seta cinese.

Le compagnie di Pechino hanno acquistato i diritti di estrazione di Simandou dopo anni di controversie legali, cause per corruzione ed epidemia di ebola. Secondo le stime, si nasconderebbero nella montagna ben 8,6 miliardi di tonnellate di minerali utili: l’equivalente in acciaio per costruire 100.000 palazzi identici all’Empire State Building di New York. Un quantitativo enorme che buttati sul mercato presto lo trasformeranno. Attualmente, 3.000 persone sono impiegate nello sviluppo dell’area, e Raphael Gnambalamou, direttore generale del ministero delle Miniere della Guinea, ha affermato alle agenzie di stampa locali che “il progetto si sta muovendo bene".

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Così dopo 27 anni di battute d'arresto, scandali, due colpi di Stato, quattro capi di governo e tre elezioni presidenziali parte il piano minerario di alta qualità più imponente del pianeta, si sposteranno 20 miliardi di dollari, questo il valore, e abbasseranno i costi del ferro nel mondo. Pensate che durante la pandemia il prezzo si è impennato del 300%.

Il colosso Simfer, che è tra i detentori del titolo per estrarre, ha previsto che la prima produzione sostanziale, con effetti positivi sui mercati, si abbia nel 2025. Il progetto aggiungerà circa il 5% alla fornitura marittima globale quando sarà operativo. Ma la partnership tra Rio Tinto, il governo guineano e almeno altre sette aziende, di cui cinque cinesi, annunciato come il progetto più complesso della storia mineraria recente, porterà un aumento nell'arco di 30 mesi fino a una capacità annualizzata di 60 milioni di tonnellate all'anno (27 milioni di tonnellate in quota Rio Tinto). La miniera fornirà inizialmente un singolo prodotto fine prima di passare a un doppio prodotto fine di altoforno e minerale pronto. Accadrà comunque solo dopo che nel 2024 i partner statali cinesi della miniera abbiano ricevuto l’approvazione finale da Pechino.

Per gli ambientalisti di Lifegate sarà un disastro, lo stesso che i cinesi hanno procurato in Congo con l’estrazione di rame e cobalto dal territorio, lasciando alla fine dell’intervento la devastazione.

“Quando queste compagnie cinesi arrivano in un Paese come la Guinea, dove il governo e lo stato di diritto sono molto deboli”, ha spiegato all’agenzia di stampa Bloomberg Jingjing Zhang, avvocatessa ribattezzata ‘la Erin Brockovich cinese’, “si avvantaggiano della fragilità delle istituzioni per svincolarsi dalle limitazioni di legge”.

Rio Tinto, la terza compagnia mineraria più grande del mondo, prevede di costruire una miniera in collaborazione con un consorzio guidato da Chinalco. Una seconda miniera, il progetto WCS, sarà costruita da Baowu, maggiore gruppo siderurgico cinese, in collaborazione con un consorzio guidato dal Winning International Group con sede a Singapore.

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A latere è previsto che le parti cofinanzino la costruzione di una ferrovia di 552 km e l’edificazione di infrastrutture portuali sulla costa della prefettura di Forécariah. Si tratta di esportare minerale di ferro dalle concessioni minerarie nel sud-est del Paese.

La concessione mineraria della joint venture Simfer deteneva una risorsa mineraria totale stimata al 31 dicembre 2022 di 2,8 miliardi di tonnellate, di cui Rio Tinto riferisce oggi la conversione di circa 1,5 miliardi di tonnellate in riserve di minerale che supportano una vita mineraria di 26 anni, con un grado medio di ferro del 65,3% e basse impurità.

La joint venture, denominata Simfer, è posseduta al 53% da Rio Tinto mentre Chalco, la compagnia mineraria Aluminum Corporation of China Limited, ne possiede il 47%. Simfer detiene l'85% dello sviluppo della miniera di minerale di ferro, mentre il governo della Guinea ne possiede il 15%.

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