La Raggi e le quote rosa "riserva di Panda"
Finalmente Virginia Raggi, dice qualcosa di sensato quando afferma che le "quote rosa" sono una riserva anacronistica che nuoce alle donne
Finalmente Virginia Raggi, dice qualcosa di sensato quando afferma che le "quote rosa" sono una riserva anacronistica che nuoce alle donne. Lo dice in concomitanza con l'altra sindaca del M5S, l'Appendino che da Torino ribadisce il concetto durante un incontro con Jessica Grounds che ha guidato la campagna elettorale di Hillary Clinton.
Questa volta il ragionamento della sindaca-fatto alla Global Win Conference, fila e dice che in realtà le quote rosa non garantiscono la meritocrazia; cosa che in definitiva pensano tutti ma non si può dire causa il politically correct e gli attacchi veterofemministi che in questi casi avvengono sempre puntuali come le prime piogge autunnali.
In realtà le politiche di genere hanno avuto un ruolo ed un senso agli inizi della giusta battaglia per la parità, quando effettivamente c'era da combattere una mentalità radicata proprio nella società ancor prima che nelle aziende e nelle pubbliche istituzioni che aveva portato a vulnus democratici inconcepibili, come l'esclusione del voto alle donne fino al secondo dopo guerra.
Però poi troppe volte la parità di genere è stata sventolata solo come un vessillo per garantire una corsia preferenziale a persone poco competenti che l'hanno utilizzata solo a scopi carrieristici e quando si trattava di pubbliche istituzioni hanno danneggiato magari la qualità complessiva.
L'Appendino da Torino ha supportato l'uscita della Raggi dicendo che le quote rosa sono semmai un "mezzo" e mai il "fine"; per lei il "modello ideale a cui tendere è un modello senza quote rosa e differenze di genere".
La Raggi ha continuato dicendo che più che le quote rosa servono approcci culturali diversi, come ad esempio il telelavoro che permettano una migliore gestione del poco tempo libero per una donna che debba gestire una famiglia e dei figli; la platea, tutta al femminile, ha applaudito.