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Economia
La semplificazione burocratica, non il Pnrr, farà crescere l'economia

La burocrazia distrugge l'economia

La legge di bilancio italiana e i suoi provvedimenti collegati prevedono poche novità per le imprese, e non tutte positive. Ad esempio, con la nuova riforma fiscale potrebbe essere eliminata la misura che data un vantaggio fiscale alle imprese che mantengono gli utili in azienda, la cosiddetta ACE, Aiuto alla Crescita Economica.

I vincoli di bilancio sono ormai tali che, a meno di non voler rischiare di compromettere la stabilità dei conti - un rischio assolutamente da evitare - molto poco ci si potrà aspettare su quel fronte.

Ormai le partite strategiche per molti settori industriali non si giocano più a Roma, ma a Bruxelles. Si pensi, ad esempio, a come l’industria metalmeccanica italiana ed europea e la vita dei cittadini sarà impattata dalle scelte dell’Europa sulla transizione verso la mobilità elettrica.

Nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione prima delle elezioni europee previste per l’anno prossimo, il Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha elencato le tre principali sfide in corso per l’economia europea: la crisi demografica e di competenze, l’alta inflazione e il livello di burocrazia, ritenuto anche da lei non più sostenibile dalle piccole e medie imprese.

Dopo anni in cui le politiche europee sembravano parlare solo di ambiente, mettendo in secondo piano il tema della competitività e i rischi di deindustrializzazione - e le norme sembravano scritte da e per le grandi multinazionali - la piccola e media impresa viene messa ora apparentemente al centro dell’agenda con una serie di proposte: la nomina di un inviato speciale, l’avvio di un dialogo diretto, l’analisi preventiva di competitività per le nuove leggi, la riduzione degli obblighi di reportistica.

“Old wine in a new bottle”, vino vecchio in una bottiglia nuova, alcuni hanno causticamente commentato. Non è la prima volta, infatti, che si annunciano misure ed attenzione per le piccole e medie imprese. Accade di frequente soprattutto prima delle elezioni. Dopo, la realtà è stata spesso diversa.

E’ comunque un buon segnale che la narrativa della Commissione stia virando verso un percorso più pratico, meno ideologico e, soprattutto, che guardi più al modo che di fare le cose, che non al solo denaro.

La partita è importante, soprattutto per la nostra manifattura. Il cambiamento vero arriverà, se e quando arriverà, non per il tramite di soldi pubblici o fondi europei per quanto significativi, ma da un modo diverso di fare impresa, che sia allo stesso tempo più responsabile, più sostenibile, ma anche più semplice.

Dobbiamo avviare subito lo stesso percorso anche qui da noi in Italia. Non è possibile continuare a creare nuovi obblighi senza mai rivedere quelli vecchi. L’unico effetto che si otterrà è quello di soffocare le aziende, iniziando da quelle piccole e medie.

La tecnologia consente oggi controlli molto penetranti. Usiamola non per creare paura, ma per creare fiducia. Iniziamo dall’eliminare, ad esempio, controlli preventivi, obblighi e duplicazioni di reportistica per le imprese che accettano di collegarsi in tempo reale con le amministrazioni.

Sembra impossibile, ma non lo è. E’ dirompente, ed è quello di cui abbiamo bisogno.

 

*Imprenditore, Presidente dell’Unione Europea dell’Industria dei Lubrificanti


 

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