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Economia
Lactalis compra il parmigiano di Nuova Castelli

La Nuova Castelli sarà acquisita dal Gruppo Lactalis Italia che ha sottoscritto un accordo per l'acquisizione dell'intero capitale sociale della società, detenuto, per circa l'80%, dal fondo di investimento inglese Chartherhouse Capital Partner. Lo comunica il gruppo, ricordando come con questa operazione - che riguarda una società che opera con 13 siti di produzione in Italia e 3 all'estero - Lactalis "rafforza la sua leadership nella distribuzione dei formaggi italiani DOP sui mercati internazionali, dove è già protagonista con una presenza commerciale e distributiva in oltre 140 paesi". L'acquisizione sarà soggetta alle approvazioni delle competenti Autorità regolamentari.

NUOVA CASTELLI: FAI CISL, LACTALIS MANTENGA IMPEGNO PER SOSTEGNO DOP ITALIANE

"Si tratta di una acquisizione che va valutata sul piano delle prospettive industriali e occupazionali e non tramutata in un derby politico. Ancora una volta la politica italiana si è distinta per saper fare molto rumore e zero fatti, visto che a nulla è servita la levata di scudi contro quella che è stata definita una 'svendita' del Parmigiano Reggiano. Come avevamo detto, servono meno slogan allarmistici e più fatti concreti per sostenere il lavoro italiano". Così il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, in merito all'acquisto, da parte di Lactalis, dell'intero capitale della Nuova Castelli, società leader nella distribuzione di formaggi Dop italiani e principale esportatore di Parmigiano Reggiano, già oggi di proprietà di un fondo finanziario inglese e gravata da un forte indebitamento.

L'acquisizione di Nuova Castelli, prosegue Rota, "permette pertanto di superare una situazione di crescente incertezza e instabilità del gruppo. Lactalis da parte sua ha fatto sapere di essere pronta a sostenere i prodotti Dop italiani nel mondo. Vigileremo affinché l'impegno venga mantenuto, perché la multinazionale francese investa seriamente nel nostro Paese per creare crescita e occupazione, valorizzare tutti i marchi e siti produttivi, le nostre filiere, aprire nuovi spazi di mercato, rafforzare la competitività del Made in Italy nel mondo". Il governo italiano, conclude il leader del sindacato agroalimentare, "anziché urlare sempre contro le invasioni straniere speculando sulle paure degli italiani, dovrebbe agire con maggiore pragmatismo e mettere in campo strumenti di sostegno alle nostre imprese, che come è noto rappresentano uno scenario molto frammentato in piccole e micro realtà e necessitano di innovazione di processo e di prodotto, di internazionalizzazione, di riduzione della pressione fiscale, di capacità di fare rete. Invece le scelte politiche sembrano portare ben altrove".

LACTALIS: COLDIRETTI, VIGILARE SU BLITZ FRANCESE NEL PARMIGIANO

No a tagli sul prezzo del latte alla stalla per far pagare l’operazione agli allevatori italiani “Vigileremo su un blitz che potrebbe cambiare gli equilibri di mercato, mettere a rischio la competitività del sistema produttivo nazionale e aprire le porte alla delocalizzazione, come già purtroppo è avvenuto con la Parmalat. E’ quanto afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare l'annuncio dell’acquisizione della Nuova Castelli da parte della multinazionale francese Lactalis che negli anni si è già comperata i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori e controlla circa 1/3 del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario. La nuova Castelli è il principale esportatore di Parmigiano Reggiano e con l’acquisizione la presenza francese in Italia si estende a prodotti nazionali a denominazione di origine (Dop).

Si è trattato – denuncia Prandini - di una vera e propria operazione lampo, messa a segno con la politica “distratta” dal confronto elettorale, che rischia di essere pagata dagli allevatori italiani ai quali la Lactalis ha infatti appena minacciato di ridurre unilateralmente il prezzo del latte alla stalla sottoscritto solo pochi mesi fa, in controtendenza rispetto all’andamento del mercato. Ora devono essere resi pubblici tutti i termini dell’accordo e pretese adeguate garanzie sulle produzioni, sulla tutela delle denominazioni dalle imitazioni, sulla difesa dei posti di lavoro e sull’eventuale abuso di posizioni dominanti sul mercato lattiero caseario, strategico per il Made in Italy, conclude Prandini. La tutela dei marchi storici è una necessità per l’agroalimentare nazionale dopo che ormai secondo la Coldiretti circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione fino all’impiego della manodopera.

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