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Economia
Lagarde, manager globalista che piace a Macron e a Merkel a capo della Bce

L’era di Angela Merkel e della leadership indiscussa della Germania nell’eurozona sta tramontando? Alcuni segnali sembrano indicarlo, l’ultimo in ordine di tempo è la designazione di Christine Lagarde, attuale direttore generale del Fondo monetario internazionale, quale successore di Mario Draghi ai vertici della Bce (il mandato dell’ex governatore di Banca d’Italia scadrà a fine ottobre), al posto del più volte indicato candidato tedesco Jens Weidmann, banchiere che pur di ottenere il supporto anche della Francia e dei paesi del Sud Europa, Italia in testa, aveva di recente fatto un’inversione di 180 gradi rispetto alle politiche seguite da Draghi, ad esempio in tema di tassi e di quantitative easing.

Lagarde
 

Ma chi è realmente Christine Lagarde? Parigina, classe 1956, esponente dell’alta borghesia francese impegnatasi in politica col partito popolare francese, una formazione giuridica di prim’ordine (è stata tra l’altro la prima donna presidente del Cda del celebre studio legale Baker&McKenzie a Parigi, prima di trasferirsi in Belgio per aprire l’European Law Centre, divisione dello stesso studio legale che si occupa di legislazione comunitaria), venne nominata ministro delegato del commercio estero nel 2005 dal primo ministro Dominique De Villepin, poi ministro dell’agricoltura e pesca nel primo governo Fillon e infine ministro dell’economia e dell’impiego nel secondo governo Fillon.

lagarde draghi ape
 

Dal 28 giugno 2011 è il direttore generale del Fondo monetario internazionale, essendo succeduta a Dominique Strauss-Kahn (travolto da accuse relative a una presunta violenza sessuale in seguito rivelatesi totalmente insussistenti). La sua nomina portò per la prima volta una donna ai vertici del Fmi, così come costituisce una prima volta “in rosa” la sua nomina quale successore di Mario Draghi ai vertici della Bce.

La sua nomina dunque consentirà a Emmanuel Macron di prendere due piccioni con una fava: piazzare nuovamente un francese ai vertici della Bce (guidata dal 2003 al 2011 da Jean-Claude Trichet) e mettere una donna in una posizione di potere tra le istituzioni dell’eurozona. In realtà anche se la proposta è partita da Macron, la Lagarde gode di ottima stima da parte della Merkel e di ampia parte dei cristiano democratici tedeschi.

draghi lagarde ape
 

Lasciando Washington (dove si aprirebbero immediatamente i giochi per una successione particolarmente delicata, visto la visione globalista sposata dalla Lagarde, in netto contrasto con le pulsioni mercantiliste degli Usa di Donald Trump) Christine diventerà il primo presidente Bce senza un passato da economista professionista ereditando un’economia che probabilmente avrebbe appena ricevuto una nuova serie di stimoli monetari.

Come ha lasciato intendere Mario Draghi, infatti, l’ultimo “colpo” della sua presidenza potrebbe essere l’azionare nuovamente il “bazooka” con un nuovo taglio dei tassi e una ripresa degli acquisti di titoli di stato (e forse anche obbligazioni convertibili e, secondo alcuni analisti, anche qualche titolo azionario) per cercare di far ripartire un’inflazione che resta troppo flebile rispetto ai desideri dei banchieri centrali europei. Vista la comune visione globalista, la Lagarde probabilmente si troverà a suo agio, ma non è detto che abbia una strada spianata da parte dell’ala più “conservatrice” della Bce finora sempre guidata da Weidmann.

Del resto Christine, sempre in impeccabile tailleur di Chanel, marca di cui pare adori anche i profumi che sparge  sui suoi foulard di Hermes, è abituata alla battaglia: nel 2011 la vinse, quando con l’Fmi chiese più tagli e più austerithy da parte del governo greco di Alexis Tsipras (il responsabile europeo del Fmi, Poul Thomsen, secondo alcune trascrizioni diffuse in seguito da Wikileaks, avrebbe suggerito di rimettere con le spalle al muro Atene allungando i nuovi negoziati sui prestiti “perché solo quando hanno le spalle al muro i governi ellenici fanno concessioni”).

In seguito però la stessa Lagarde ha ammesso che fu una battaglia sbagliata e anzi era stato compiuto “un errore evidente nel calcolo dei moltiplicatori”, come dire che cercare di curare un’economia in recessione a colpi di austerithy fa più male che bene. I greci non hanno finora ringraziato il tardivo pentimento (parziale, perché ancora oggi Christine sostiene che la colpa in quella vicenda fu anche, se non soprattutto, del governo greco, che non si prese la responsabilità di varare misure necessarie al rilancio dell’economia greca) e chissà se hanno dato il loro appoggio alla nomina della Lagarde come successore di Draghi.

Se non altro stavolta il direttore del Fmi ha ripetutamente elogiato Draghi per il suo impegno nel fare “tutto il necessario” per salvare l’euro e l’economia dell’eurozona, aggiungendo che le banche centrali dovrebbero continuare ad adeguare la loro politica monetaria al mutevole scenario economico senza dogmi (e dunque preparandosi a nuovi tagli se necessario). In cambio, peraltro, anche la Lagarde ha chiesto più volte ai governi di impegnarsi maggiormente per evitare future recessioni: una richiesta che i governi italiani, ma non solo, non amano sentirsi ripetere troppo spesso.

 

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