Lavoro, Italia tra i Paesi peggiori. I salari più alti? In Danimarca
Il rapporto Job Strategy dell'Ocse sulla qualità del mercato del lavor
L'Ocse boccia l'Italia sul mercato del lavoro, in cui scarseggia la quantità, abbonda l'insicurezza, è debole l'inclusività ed è in crisi la produttività. Il rapporto Job Strategy dell'organizzazione con sede a Parigi che raggruppa i Paesi più sviluppati sottolinea che la Penisola è "tra i peggiori Paesi" industrializzati negli indicatori sulla quantità del lavoro, che riflettono principalmente tassi di occupazione bassi, soprattutto tra le donne. Anche se la graduale ripresa economica dopo la lunga crisi ha contribuito alla crescita occupazionale, questa resta ben al di sotto della media, al 62,3% (nel 2016-17) contro il 72,1% Ocse (con l'Islanda al top all'87,2%).
La disoccupazione nel biennio considerato in Italia risulta dell'11,4% contro il 5,9% medio Ocse (la palma con il 2,9% sempre all'Islanda) e il tasso di sottoutilizzo della forza lavoro e' pari al 42,9%, poco distante dalla maglia nera Ocse, la Grecia (44,8%), contro la media dei Paesi industrializzati pari al 27,2% (con il primato del 12,6% della solita Islanda). L'Italia non brilla neppure sul fronte della qualità del lavoro, anche se il reddito da lavoro corretto per il livello di disuguaglianza è superiore alla media (19,1 dollari paga oraria lorda contro 16,6 dollari Ocse).
Il posto migliore per lavorare in questo caso è la Danimarca (29,8 dollari), il peggiore il Messico (4,6 dlr). Tuttavia, il livello d'insicurezza nel mercato del lavoro, cioè la probabilità di perdere il posto e restare senza reddito in Italia è il quarto piu' elevato tra i paesi Ocse, a causa soprattutto dell'alto rischio di disoccupazione e di bassi sussidi se si resta senza lavoro.
Le recenti riforme dovrebbero, però, aumentare considerevolmente la percentuale dei lavoratori coperti dal sussidio, rileva il rapporto, che per altro evidenzia anche che i contratti a termine rappresentano la maggioranza dei nuovi contratti di lavoro, il che aumenta il livello di insicurezza. In Italia e' in linea con la media Ocse il livello di stress da lavoro: un lavoratore su tre riferisce di trovarsi in posti dove il carico di lavoro e' alto e sono poche risorse per farvi fronte.
In Grecia e' sotto stress un lavoratore su due, mentre nella felice Norvegia solo uno su sette. E' 'piuttosto debole' il livello di inclusivita' del mercato del lavoro in Italia. In seguito alla lunga recessione, la poverta' relativa e' aumentata: il 15% delle persone in eta' lavorativa vive in famiglie con un reddito inferiore al 50% del reddito medio, una percentuale maggiore della media Ocse (11%).
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