Le Borse tornano a guardare a Trump-Xi. WS aggiorna il record. Europa positiva
L'apertura a potenziali spiragli di diplomazie tra Stati Uniti e Cina e l'annuncio che l'America non farà scattare rappresaglie militari contro Teheran, in risposta all'attacco missilistico contro le due basi irachene che ospitano le truppe americane, hanno sostenuto i listini del Vecchio Continente e di Wall Street, che ha aggiornato nuovi massimi. A Milano il Ftse Mib ha chiuso in rialzo dello 0,77%, mentre lo spread e' calato in area 160 punti. Francoforte, vantando la performance migliore (+1,3), si e' spinta a un soffio dal record storico del 25 gennaio 2018. Complice il dato migliore delle attese sulla produzione industriale che lo scorso novembre su base mensile e' salita dell'1,1%, anche se il bilancio annuo e' negativo per il 2,6%.
A Piazza Affari si sono messe in evidenza le azioni di Azimut (+4,95%), sull'onda delle indicazioni del presidente, Pietro Giuliani, che non solamente ha preannunciato un utile 2019 da record, ma ha anche ritoccato al rialzo le stime per quello del 2020. Sono andate bene anche le Amplifon (+2,47%), dopo l'annuncio dell'acquisizione in Australia. Per contro sono salite meno del mercato le Atlantia (+0,37%), dopo il taglio del rating da parte di Fitch e mentre rimane aperta la partita sulle concessioni autostradali. Saipem (-2,18%) e' stata la peggiore del Ftse Mib, penalizzata dalla frenata registrata ieri dal valore del greggio.
Sul fronte dei cambi, la moneta unica passa di mano a 1,1094 dollari (ieri a 1,1114), e a 121,55 yen (da 120,867 yen), con la divisa giapponese in calo insieme agli altri beni rifugio. Il biglietto verde si attesta infatti a 109,53 (da 108,751 dollari). Il petrolio, dopo lo scivolone di ieri, ha tentato il rimbalzo, ma poi ha di nuovo imboccato la strada del ribasso: il wti, contratto con consegna a febbraio, e' scambiato a 59,2 dollari al barile, in calo dello 0,7%.
Oltre all'alleggerimento delle tensioni commerciali e geopolitiche in Europa, anche dal fronte macro, sono arrivati dati incoraggianti: se la produzione industriale tedesca e' andata meglio del previsto a novembre, la disoccupazione europea a novembre e' rimasta stabile sui minimi dal 2008, al 7,5%.
Anche in Italia si e' confermata al 9,7%, ma soprattutto l'Istat ha annunciato che l'occupazione ha conquistato massimi storici, cioe' dall'inizio della serie nel 1977. Intanto i riflettori iniziano di nuovo ad accendersi sul fronte delle trattative per il commercio internazionale: il ministero del commercio cinese ha confermato che il vice premier, Liu He, si rechera' a Washington tra il 13 e il 15 gennaio per firmare la 'fase uno' dell'accordo commerciale tra le due piu' grandi economie al mondo.
A Piazza Affari sono andate bene le azioni delle banche, con Banco Bpm (+5,4%) in prima fila, mentre il mercato si interroga sulla governance dell'istituto, dopo che e' emerso che il presidente, Carlo Fratta Pasini non si ricandidera'. Sono state ben acquistate anche le Ubi (+3,2%), mentre Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bper sono salite tra l'1 e il 2%. E' rimasta piu' indietro Mediobanca (+0,16%), nell'attesa di sviluppi sul futuro dell'istituto, che quest'anno dovra' rinnovare anche i propri vertici. Ieri, intanto, Ennio Doris ha escluso un'aggregazione con Banca Mediolanum.
Azimut ha registrato una delle performance migliori del Ftse Mib, salendo del 4,9%, nonostante la volata vantata l'anno scorso e pari al +123%. Oggi la societa' ha rivisto al rialzo le stime per l'utile 2020, che sara' almeno pari a 300 milioni di euro rispetto al range 250-300 milioni indicato durante l'Investor Day del 4 giugno 2019. E' inoltre stato confermato che l'utile del 2019 dovrebbe essere il migliore di sempre, compreso fra i 360 e i 370 milioni di euro.
L'andamento di Azimut ha spinto in alto tutto il settore del risparmio gestito: cosi' Banca Generali ha guadagnato il 3,3%, Fineco il 3,7%, Anima l'1,8% e Banca Mediolanum il 3,58%. Quest'ultima beneficiando ancora delle indicazioni fornite ieri da Ennio e Massimo Doris, rispettivamente presidente e amministratore delegato, che hanno preannunciato un dividendo in rialzo rispetto all'anno precedente e anche la distribuzione di un'extracedola.
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