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Economia

"E' una delle tante crisi industriali italiane, d'altronde da decenni nel nostro Paese è imperante l'ideologia anti-industriale". L'ex vice-ministro al ministero dello Sviluppo Economico, il leghista Dario Galli, commenta con un'intervista ad Affaritaliani.it la crisi della Whirlpool di Napoli. "La tassazione e l'imposizione fiscale è esclusivamente sul mondo del lavoro e anche in questa manovra che stanno scrivendo vediamo idee balzane come la tassa sulla plastica e sul diesel. Alla fine, purtroppo, questo è il pensiero prevalente delle persone che vivono bene grazie ai frutti del sistema industriale che, questi pensatori della sinistra radical chic, combattono proprio mentre vivono nell'agiatezza. Perché le aziende vanno all'estero e non vengono in Italia?", si chiede l'esponente del Carroccio. "Eppure da noi non mancano i tecnici, gli operai specializzati e le persone capaci. Questa è una riflessione che va fatta. Nello scorso governo abbiamo cercato di portare avanti un cambiamento, ma poi è saltato. Con il governo attuale abbiamo o chi non conosce nulla, i 5 Stelle, o il partito delle tasse, il Pd".

Poi Galli entra nel merito della vicenda Whirlpool: "Fatta questa premessa doverosa, va detto che il mercato degli elettrodomestici, ormai globale, è sicuramente difficile. Non si combatte sulla qualità, ma la questione chiave è il prezzo. Il tema di fondo è come l'Italia si relaziona con le multinazionali: con totale sudditanza. E l'esecutivo è incapace di gestire questa situazione. Nello scorso governo il caso Whirlpool è stato seguito direttamente dal ministro competente, Di Maio, il quale ha fatto affermazioni che poi non è chiaro se sono state seguite da fatti oppure no. Se come ha sempre detto, la Whirlpool ha avuto dei vantaggi economici dal governo tutto ciò dovrebbe essere messo oggi sul piatto e fatto vedere alla luce del sole. Non possiamo permetterci di perdere pezzi pregiati come questa fabbrica di Napoli che non ha nulla da invidiare a nessuno. Quanto è stato fatto prima - afferma il deputato della Lega - è abbastanza aleatorio e oggi il governo deve fare le stesse cose cercando però di ottenere risultati migliori. E, al di là della volontà dell'azienda, bisogna obbligarla a prendersi le proprie responsabilità. Non so che trattative abbia fatto prima Di Maio e se ciò che ha detto sia vero o no e non so nemmeno che esperienza industriale abbia l'attuale ministro, Patuanelli. Fatto sta che né prima né adesso è emerso nulla di rilevante. Senza voler giustificare le multinazionali, però è ovvio che vanno dove guadagnano di più e dove trovano le condizioni migliori. Le questioni sono quindi il costo del lavoro, dell'energia e la tassazione sulle imprese. La Legge di Bilancio per il 2020 introduce tanti piccoli aumenti delle tasse in modo tale che la maggior parte degli italiani se ne accorge solo marginalmente. Non ci sono interventi significativi sul costo del lavoro e quel modesto taglio del cuneo fiscale non porta alcun beneficio alle aziende. Non solo - insiste Galli -, il governo è in preda alle mode ambientaliste e il rischio per le grandi imprese è quello di venire in Italia per poi trovarsi balzelli vari che rovinano i piani aziendali. Così a nessuno interessa investire nel nostro Paese. Pertanto sul caso specifico della Whirlpool il governo deve impegnarsi di più mettendo sul tavolo tutto quello che può senza accettare la chiusura dell'impianto che impiega 400 persone oltre all'indotto. Il governo metta in campo tutte le armi che ha, come avrebbe dovuto fare prima con Di Maio, anche se le prime mosse economiche dell'esecutivo vanno nella direzione opposta. Se andiamo avanti così ci saranno molti casi Whirlpool".

L'ex vice-ministro della Lega conclude ricordando che "io ero al Mise ma non avevo la delega delle crisi aziendali, seguite direttamente dal ministro e dal sottosegretario del M5S per quanto riguarda le aziende medie. Di Maio più volte ha detto che la Whirlpool ha ricevuto milioni dallo Stato e, quindi, che cosa ha portato a casa dalla multinazionale? Dichiarazioni ufficiali dal Mise o da chi c'era prima non ce ne sono, il governo dica che cosa intende fare".

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