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Economia
Manovra, Corvino (Obi): "Non vi sono le condizioni per giocare d'attacco"

Sarà una legge di bilancio come ne abbiamo visto tante o la prossima sarà quella che si aspettano le imprese e gli italiani? Di sicuro la legge parte già con un fardello di circa 30 miliardi di euro: occorrerà disinnescare le clausole di salvaguardia dell’Iva e poi pensare alle spese indifferibili per finanziare lo sviluppo. L’impalcatura sarà nota il 27 settembre quando sarà presentata la nota di aggiornamento al Def.  Di certo, non sarà un’impresa facile. Ne parliamo con Antonio Corvino, economista, nonché direttore generale dell’Osservatorio Banche Imprese-Economia e Finanza.

“Sarà una legge di bilancio per forza di cose severa. Con i  fondamentali a rischio (Pil bloccato e debito fuori misura) e con la spada di Damocle dell’Iva sulla testa, c’è poco da sperare. Non vi sono le condizioni per giocare all’attacco. Certo qualche segnale sul versante del costo del lavoro o sulla tassazione alle famiglie potrebbe arrivare. Rimane la questione delle coperture. Anche scontando la benevolenza della Commissione europea, i margini saranno comunque molto stretti. Potrebbero essere allargati iscrivendo in bilancio, tra le poste attive, i possibili introiti delle lotta all’evasione. Ma si tratterebbe di una fin troppo evidente forzatura. Insomma sarà già tanto tenere fermo il peso della zavorra fiscale”                                                                                              

A proposito di Mezzogiorno, gli strumenti annunciati funzioneranno meglio rispetto al recente passato?     “Il ministro del Mezzogiorno conosce bene le problematiche e conosce bene anche quali siano le possibili risposte. La dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno che punti all’alta velocità  in tutto il Sud e alla sua dimensione logistica che ne rilanci le capacità produttive  e la  capacità di attrarre investimenti nuovi sono essenziali. Fissati gli obiettivi si tratta di declinare i provvedimenti e definire le risorse. A cominciare da quelle europee dei fondi strutturali per passare a quelle del Fas (fondo aree sottosviluppate). Tornando magari a ragionare sulla funzione ed entità degli investimenti ordinari e su quella degli investimenti straordinari. Insomma le politiche per il Mezzogiorno vanno rimesse in piedi".                                                                                                                                                                                                                                                                        E' lecito chiedere aiuto all'Europa?                                                                                                                                         “È certamente lecito chiedere aiuto all’Europa ma partendo dall’assunto che ciascuno deve mettere ordine a casa propria. Il QE è stato ed è ancora un grande aiuto. Poi tenere basso lo spread è un compito che spetta anche alle politiche degli Stati membri. L’Europa si è dotata, nel corso della sua storia, di un’ ampia batteria di strumenti per sostenere l’economia degli Stati membri sul versante degli investimenti e dei finanziamenti. Se per aiuto si intende lo sforamento incontrollato del deficit, bisognerebbe rammentare che lo sforamento è prima di tutto in problema nazionale... è come voler proseguire su un piano inclinato e sdrucciolevole che potrebbe non essere più controllabile con un debito fuori controllo”.

Solo con l'innovazione e la digitalizzazione si rilancia la P.A.?                                                              Certamente si tratta di due passaggi fondamentali. Ma non sono sufficienti. Finché questo paese considera i cittadini e le imprese soggetti da controllare e spremere  piuttosto che soggetti da agevolare nella loro vita e nelle loro attività, sarà difficile cambiare pagina o libro. I cittadini e le imprese vanno considerati il motore del Paese e come tali devono godere della piena fiducia dello Stato e della presunzione della buona fede. Fino a prova contraria. Ma questo comporta che tutti gli Organi dello Stato funzionino al meglio”. 

Su che cosa occorrerebbe puntare per far crescere il Paese?                                                                            “Una grande sferzata sul versante dell’innovazione e degli investimenti è quel che ci vuole per arrestare il declino ed anche per invertire la rotta ed intercettare le nuove direttrici dello sviluppo. Il rispetto dell’ambiente è cosa che ormai ci riguarda da vicino ( gli orizzonti catastrofici non sono lontani dai nostri). Inoltre lo stesso scenario geo economico e politico si va profondamente modificando. La direttrice Est-Ovest ridimensionerà fortemente quella atlantica. La Cina sarà la protagonista del XXI secolo. Questo riporta il Mediterraneo ad un ruolo strategico centrale non più periferico. E con il Mediterraneo anche il Mezzogiorno italiano. Ecco, puntare sui nuovi scenari seguendo la strada delle nuove frontiere produttive, logistiche e tecnologiche , significa puntare ad un ruolo di locomotiva del Sud. È lì la grande riserva per ridare slancio e prospettiva all’Italia. Altro che le autonomie differenziate al Nord”.

 

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