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Economia
Luxottica-Essilor, caccia al numero 1. Chi guiderà il colosso dell’occhialeria


Dodici mesi vissuti come una "bella addormentata", con quotazioni che hanno continuato ad oscillare non più di 4 euro, sopra o sotto i 50 euro per azione: è quanto accaduto a Luxottica, complice l'attesa per il definitivo via libera al matrimonio con la francese Essilor, operazione già approvata dalle autorità di una decina di paesi ma che deve ancora vedere la luce verde da parte degli Antitrust di Stati Uniti, Cina, Brasile ed Europa.

Autorizzazioni critiche, visto che il nuovo colosso dovrebbe vedere un giro d'affari di 17 miliardi di euro l'anno (salvo scorpori e misure compensative), per il  54% realizzati in Nord America, per il 22% in Europa, per il 18% in Asia (Cina in testa), Medio Oriente e Africa e per il 6% in America Latina (Brasile in particolare).

Anche se l'auspicata decisione favorevole sembra dover ormai slittare a gennaio-febbraio prossimi (la Commissione Ue ha ad esempio tempo fino ai primi di marzo per esprimersi), Leonardo Del Vecchio, che oltre che patron di Luxottica è anche tra i soci di riferimento di Foncier des Regions (a cui nel 2007 conferì la quota di maggioranza relativa di Beni Stabili) e di Generali, e Hubert Sagnieres, numero uno di Essilor, che qualcuno chiama "l'evangelizzatore delegato" tanto spesso viaggia tra Africa e Asia per cercare di espandere il giro d'affari della sua azienda (e della futura Luxottica-Essilor), appaino determinati a portare a termine l'operazione.

Sagnieres, Ceo designato del nuovo gruppo, in un'intervista al Financial Times ha persino anticipato che non prevede di rimanere a lungo a vertici del colosso, anche a causa della sua età (pur avendo 20 anni meno di Del Vecchio, essendo nato nel 1955) e che in un arco di tempo che potrà andare dai 6 mesi ai 5 anni dopo che la fusione avrà ricevuto tutti i necessari "via libera" dovrà essere selezionato un nuovo Ceo "esterno" al gruppo, così da assicurarne la gestione e la crescita futura. Ma chi potrebbe essere il nuovo capo azienda destinato a guidare Luxottica-Essilor nel terzo decennio del secolo?

Il primo nome a cui verrebbe da pensare è quello di Massimo Vian, classe 1973, dal gennaio 2015 amministratore delegato  prodotto e operations di Luxottica, nel cui gruppo era entrato 10 anni prima. Se però sarà confermata l'intenzione di selezionare un manager esterno al gruppo, potrebbero venire sondati i numeri uno dei principali concorrenti, da Luisa Delgado, classe 1966 (attuale Ceo di Safilo Group), a Claudio Gottardi, classe 1956, presidente e Ceo di Marchon Eyewear dal 2009 dopo essere stato a capo delle attività statunitensi di Safilo, da Michele Aracri (Ceo e direttore generale di De Rigo), di un anno più giovane di Gottardi, al 55enne Giovanni Zoppas, vicepresidente esecutivo di Marcolin e Ceo della joint venture tra Lvmh e il gruppo veneto.

Tutti nomi molto noti ed apprezzati, ma che potrebbero avere agli occhi dei soci francesi di Luxottica-Essilor un unico difetto in comune: sono manager italiani e per questo potrebbero spostare i delicati equilibri stabiliti in termini di governance al momento della definizione della fusione tra i due gruppi. Così la scelta potrebbe cadere su un nome al di fuori dall'ambiente dell'occhialeria ma pur sempre a capo di un "top player" del settore moda-lusso. Scelta non facile, perché 26 delle prime 100 aziende del settore a livello mondiale sono comunque italiane e 4 della prime 10 sono francesi.

In quel caso la scelta potrebbe ridursi a soli tre nomi: Johann Rupert, Ceo della svizzera Richemont (che però non ha l'età dalla sua avendo già 67 anni), Nick Hayek Jr, classe 1954, amministratore delegato di Swatch (figlio del co-fondatore di Swatch, Nicolas Hayek, scomparso nel 2010), che però dovrebbe abbandonare l'azienda di famiglia in cui è entrato nel 1994 come direttore marketing, o Emanuel Chirico, numero uno di Pvh, gruppo americano cui fanno capo tra l'altro i marchi Tommy Hilfiger e Calvin Klein. "Manny", nato 54 anni fa nel Brox, a New York, ha guidato cion successo la trasformazione di Pvh e guadagna circa 8,5 milioni di dollari l'anno, al di sotto della media del settore secondo i dati della rivista Forbes. Sarà il nome giusto?

 

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