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Economia
Manovra, flat tax per chi da lezioni private. Investimenti su a 17,8 mld

Cammino lento, ma con qualche novità di rilievo. In attesa di sbarcare in Parlamento (mercoledì, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, sia del M5S che della Lega) spunta una nuova bozza della legge di bilancio con 115 articoli. L'elemento più interessante è che il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni con quota 100 sono fuori dalla manovra in termini normativi: saranno introdotti con "appositi provvedimenti". Non cambia, invece, l'articolo che dispone due fondi da 9 miliardi per il reddito e di 6,7 miliardi (7 miliardi dal 2020) per le pensioni. Il tentativo è quello di posticipare nel tempo due delle questioni più delicate sul tappeto.

Nell'ambito del Fondo per il reddito di cittadinanza si destina fino a 1 miliardo per il 2019 e per il 2020 (quindi 2 totali) ai Centri per l'impiego al fine del loro potenziamento e, fino a 10 milioni di euro per l'anno 2019, al finanziamento del contributo per il funzionamento di ANPAL Servizi S.p.A. Per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione posti a carico del bilancio statale il Governo stanzia nel complesso 4,2 miliardi per il prossimo triennio.

Per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico - si legge - sono stanziati 1,1 miliardi per il 2019, 1,425 nel 2020 e 1,775 miliardi nel 2020. Le risorse aumentano rispetto alla bozza precedente. Un capitolo a parte si dedicata all'assunzione di 300 unità per il 2019 e 2020 e 400 unità dal 2021 per l'Ispettorato nazionale del Lavoro.

Al Capo dedicato alla riduzione della pressione fiscale entra una proposta che istituisce un'imposta al 15% per gli insegnanti su quanto percepito da lezioni private e ripetizioni. Dal primo gennaio 2019 "i titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado", potranno chiedere - dispone la norma - l'applicazione di "una imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali pari al 15%, salva opzione per l'applicazione dell'imposta sul reddito nei modi ordinari".

Si parla poi di istituire un "tavolo caporalato" al ministero del Lavoro e di un bonus per assumere le "giovani eccellenze", ovvero un incentivo ad assumere laureati o dottori di ricerca consistente nella decontribuzione fino a 8mila euro per 12 mesi.

Spunta una limitazione per usufruire della cedolare secca sugli affitti di immobili commerciali. La nuova tassazione al 21%, nell'ultima bozza della legge di Bilancio, si applicherà infatti agli immobili nella categoria catastale C1 di "superficie fino a 600 mq, escluse le pertinenze".

Al primo articolo, che disinnesca le clausole di salvaguardia, si precisa la riduzione dell'1,5% "strutturale" dell'aumento dell'aliquota agevolata Iva che quindi nel 2019 resterà al 10% per passare nel 2020 all'11,5% (senza quindi salire al 13%). Mentre il rincaro dell'aliquota ordinaria è sterilizzato per il solo 2019 mentre nel 2020, senza ulteriori interventi di sterilizzazione, salirà al 24,1% anziché al 24,9% e dal 2021 al 24,5% anziché al 25%.

Di fatto, si conferma così lo stop per intero agli aumenti per il solo 2019 (per circa 12,5 miliardi) mentre si tratta di una sterilizzazione parziale per il 2020 e 2021 (secondo il Dbp rispettivamente per circa 5,2 e 3,8 miliardi). Nel 2019 niente aumenti anche per le accise sulla benzina, che dovrà poi portare nel 2020 un contributo ridotto (da 350 a 140 milioni), che diventano 300 dal 2021.

Per le Regioni che non si adegueranno al ricalcolo dei vitalizi in linea con quanto deciso dalla Camera, entro sei mesi dall'entrata in vigore della Legge di Bilancio, l'anno prossimo ci sarà un taglio del 30% delle risorse. Per quanto riguarda i risparmiatori che hanno perso il loro investimento nelle banche nei mesi scorsi, sale lo stanziamento a 525 milioni nel triennio.

Infine, forte iniezione di risorse dal Bilancio dello Stato per finanziare gli investimenti pubblici. Nella bozza di Ddl piu' aggiornata e' confermata l'istituzione di due nuovi fondi: uno per gli investimenti delle amministrazioni centrali, con dotazione di 50,2 miliardi di euro in 15 anni, e uno per gli enti territoriali, con 47,35 miliardi sempre in 15 anni (in tutto 97,55 mld). Nel 2019 il primo fondo avra' 2,9 miliardi, il secondo 3,0 (in tutto 5,9 miliardi), nel 2020 il primo avra' 3,1 mld e il secondo 3,4 (in tutto 6,5 miliardi), nel 2021 3,4 miliardi per il fondo statale e due per quello locale (in tutto 5,4 mld).

Nei primi tre anni (2019-2021) ci sono dunque in tutto 17,8 miliardi di euro. Il primo fondo (Ministeri, enti e societa' pubbliche) e' destinato a tutti gli investimenti (non solo infrastrutture ma anche - ad esempio - ricerca, difesa, macchinari per la Pa), quello di Regioni ed enti locali solo infrastrutture (edilizia pubblica, rete viaria, dissesto idrogeologico, prevenzione sismica, beni culturali).

Al momento, senza specifiche norme di definanziamento, queste risorse sembrano aggiuntive rispetto a quelle del fondo investimenti Renzi-Gentiloni (leggi di Bilancio 2017 e 2018), gia' in bilancio con 83,6 miliardi in 15 anni, e nel triennio 2019-2021 pari a 5,7 miliardi, e di cui peraltro nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato lo schema di Dpcm 2018 da 36 miliardi di euro (in 15 anni) per la prima assegnazione di risorse ai vari macro-capitoli.

Per l'assegnazione delle risorse dei due fondi il Ddl di bilancio 2019 prevede l'emanazione di decreti del presidente del Consiglio (Dpcm), che nel caso del fondo enti territoriali devono sempre essere preceduti da intesa con Regioni e Comuni in Conferenza Unificata, mentre per i Dpcm del fondo statale l'intesa non serve, e serve invece solo per i decreti attuativi 'a valle', e solo se investono competenze regionali.

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    legge di bilancio




    
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