Manovra, Sanchez sulle orme di Salvimaio.Madrid sfora il deficit e va all'1,8%
Fra i documenti di bilancio arrivati a Bruxelles, c'è anche quello della Spagna che prevede una deviazione dal percorso concordato di riduzione del deficit
Una manovra diversa nei contenuti, ma che nella gestione dei saldi ripercorre la strada scelta dal governo Salvimaio. Fra i diversi documenti programmatici di bilancio arrivati ieri sera a Bruxelles in vista della bollinatura comunitaria, quella del governo di minoranza Sanchez-Iglesias all’Ue chiede di poter sforare il rapporto deficit/Pil dall’1,3%, precedentemente concordato dal governo Rajoy con l'Ue, all’1,8% nel 2019. Uno 0,1% in più di quanto chiesto dall'esecutivo Conte che intende finanziare le misure espansive del reddito di cittadinanza, della flat tax per le partite Iva e il superamento della riforma previdenziale Fornero anche attraverso un aumento del deficit dal 2% tendenzale al 2,4%.
La manovra di Madrid, legge di bilancio che i media iberici hanno definito "la più a sinistra della storia della Spagna, prevede l'aumento del salario minimo, da 735 a 900 euro al mese, l'indicizzazione delle pensioni all'inflazione per un costo di 704 milioni di euro e massicci interventi per l'edilizia popolare e contenimento del caroaffitti. I consigli comunali potranno “temporaneamente ed eccezionalmente” regolare i prezzi di locazione nelle città quando l' aumento degli affitti “impedirà ai suoi abitanti di accedere e godere di alloggi a un prezzo ragionevole”.
Vengono inoltre ridotte le tasse universitarie e il governo si impegna a eliminare “gli aspetti più dannosi della riforma del lavoro del 2012”, vale a dire le limitazioni introdotte dal governo Rajoy alla contrattazione collettiva e la flessibilità spinta. L'intenzione è quella di ridurre il precariato, per esempio con maggiori controlli per far emergere le false partite Iva, e diminuire la differenza di tutele tra lavoro a tempo indeterminato e contratti a termine.
Il congedo parentale tra uomini e donne infine viene equiparato (otto settimane). Dal lato delle entrate, il governo Sanchez-Iglesias ha introdotto effetti redistributivi grazie all'incremento della tassa patrimoniale, che crescerà dell'1% sui patrimoni oltre 100 milioni di euro e all'aumento delle imposte sul reddito per chi guadagna più di 130.000 euro all’anno.
Diversamente dall'Italia però, Madrid riceverà il via libera di Bruxelles, perché non è, a differenza dell'Italia, un osservato speciale sul debito: il debito pubblico della Spagna viaggia al 98,3% del Pil e il Paese ha ridotto il suo deficit di bilancio, grazie anche a una robusta crescita economica, dal 4,5% del 2016 (sotto procedura per deficit eccessivo), al 3,1% del 2017. L’impegno con l’Europa era di portare il rapporto al 2,2% nel 2018 e al 1,3% nel 2019. Quest'estate però il nuovo governo ha chiesto a Bruxelles di poter sforare l'obiettivo concordato, per salire nel 2019 fino all’1,8% e l’Europa, per ora, ha dato l'ok. Per Roma invece, a giudicare anche dalle parole di oggi del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, tira una brutta aria.
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