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Economia
Mario Draghi, il nostro Sir Lancillotto cavaliere senza macchia e senza paura
Foto: LaPresse

‘Il faro della BCE’ il nostro Mario Draghi terminerà il suo mandato alla fine del 2019.

 

Per noi italiani, sballottati da una delle peggiori crisi che il mondo ricordi, è stato davvero un punto di riferimento per anni.

 

Per noi italiani appesantiti da uno dei più significativi debiti economici che nessun Paese abbia mai avuto è stato il nostro Sir Lancillotto, il cavaliere senza macchia e senza paura che, pur dall’alto della sua incontestabile altissima professionalità ( dai gesuiti e poi al MIT americano) non ha mai dimenticato le sue radici italiane, romane dal 3 settembre 1947.

 

Mai lo avrebbe ammesso, né con il suo italiano quasi senza accento, né tantomeno con il suo inglese quasi da madrelingua, ma noi, quando lo sentivamo parlare ci sentivamo, a torto o a ragione, quasi protetti e onorati di averlo lì.

 

E lo abbiamo sentito vicino quando, in mezzo alla crisi, il 21 gennaio del 2015, annunciò il programma chiamato ‘Quantitative Easing’, una mitragliata di denaro continuo da parte della BCE per sostenere l’economia.

Mario Draghi, il nostro Sir Lancillotto

Una sorta di doppio miracolo finanziario se si considera, in primis, la novità del progetto e, secondo, l’averlo soprattutto fatto convincendo quella Angela Merkel che, all’epoca era il ‘deus ex machina’ dell’Europa e non solo.

 

E non fu facile sapendo che i tedeschi sono sempre stati convinti, e forse a ragione, che per noi italiani l’inflazione e soprattutto il debito sia uno stile di vita, un po’ come la pizza napoletana.

 

Se non c’è pizza non c’è Italia, se non avessimo debito che italiani saremmo?

Giusto o sbagliato che sia è,purtroppo, una realtà.

 

In America si agisce normalmente in questa maniera immettendo denaro quando occorre ma qui in Europa, soprattutto per i tedeschi bruciati nel passato dalla disastrosa Repubblica di Weimar, è quasi una ‘bestemmia’.

E la BCE diventa con lui una Banca Centrale, meno ingessata e quasi normale.

 

E tutto questo mentre la BCE spara danaro a difesa dell’euro, la crisi partita dalla Lehman, martella pesantemente Italia, Portogallo, Spagna, pure la Francia.

Mario Draghi, il nostro Sir Lancillotto

Ma più di tutti colpisce il paese economicamente più debole, la Grecia.

 

E al posto degli errori di Gian Claude Trichet, il suo predecessore, il nostro Sir Lancillotto, nel pieno della guerra contro un euro che sembrava esplodere dice tre semplici parole ‘whatever it take’.

In pratica lo ‘salveremo ad ogni costo e con tutte le misure’. Per gli investitori difficile scappare con dichiarazioni di questo tipo.

 

Fu vera gloria?

 

Lo deciderà forse la storia.

 

Per noi italiani Draghi è stato un po’ come l’uomo della provvidenza, nel posto giusto al momento giusto. Che sarebbe successo con un altro, un tipo alla Schauble, tanto per non fare nomi?

 

Per i grechi, soffocati da pesantissimi oneri, Draghi è stato invece una specie di nightmare.

 

La verità, anche se piena di luci ed ombre, racconta che grazie a Mario Draghi l’euro è ancora una moneta vera ,rappresentativa di uno dei più importanti mercati del mondo. Con buona pace di qualche curioso italiano che ha tentato di raccontare la favola dei minibond o di qualche impensabile avventura fuori dall’euro.

Il QE è stato forse una specie di ‘allucinogeno economico’ o un’arma di difesa reale?

Lo sapremo solo fra qualche anno.

 

 

Sotto la sua guida però la Bce si è senza dubbio trasformata da una istituzione un poco ‘sterilizzata’ a un qualcosa di moderno e proattivo.

 

La verità che il nostro ‘Sir Lancillotto’ ha saputo, primo in assoluto, a tenere a bada i tedeschi con classe, intelligenza ed un pizzico di elegante furbizia che solo chi è nato nella terra di Macchiavelli ha nel DNA.

E fra poco la palla sarà a Christine Lagarde e al nostro Sir?

 

Nessun traguardo è vietato.

Solo uno sarebbe sbagliato ( ma non lo farà mai): il tuffo nella melmosa politica italiana.

 

Il nostro Sir Lancillotto sa volare solo alto.

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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    mario draghibceqemerkelgermaniaitaliaeuro




    
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