Matarrese (Obi): "La riforma del credito cooperativo in Italia va rivisitata"
Per il presidente dell'Osservatorio Banche Imprese va assicurato che le risorse erogate alle imprese ed alle famiglie restino laddove sono raccolte.
Pur condivisibile nell’obiettivo strategico, ma così com’è prospettata, la riforma del Credito cooperativo italiano rischia di produrre effetti negativi per il tessuto produttivo ed economico del Mezzogiorno. L’allarme viene dal presidente dell’Osservatorio Banche Imprese (Obi), Salvatore Matarrese, secondo cui le banche locali concentrate nel meridione potrebbero scomparire e diventare con il tempo dei soli sportelli, non avendo più il peso economico giusto delle concentrazioni creditizie cooperative e popolari che operano nel Centro Nord del Paese. “Il sistema cooperativo in Italia rappresenta circa il 53% delle banche operanti con più di 4.200 sportelli attivi (pari a più del 15% del totale degli sportelli bancari italiani) presenti in 2.650 comuni. Nel Mezzogiorno d’Italia sono 82 le banche di credito cooperativo con circa 650 sportelli che garantiscono l’accesso al credito in aree che altrimenti ne sarebbero sprovviste. L’obiettivo condivisibile della citata riforma è consolidare il sistema, tuttavia -afferma Matarrese- rischia di produrre effetti negativi nel Mezzogiorno la cui economia è basata su piccole e medie imprese, che trovano nelle Banche di credito cooperativo e nelle Popolari locali un riferimento creditizio immediato, basato spesso su rapporti consolidati. Infatti queste banche hanno storicamente un forte radicamento territoriale e si contraddistinguono per una approfondita conoscenza delle realtà economiche ed imprenditoriali locali”. I dati ufficiali rilevati da Matarrese, evidenziano infatti performance migliori in termini di concessione del credito da parte delle banche locali: nei primi tre mesi del 2018 gli impieghi economici delle Bcc registrano un incremento dello 0,7% a fronte di una diminuzione dell’1,8% dell’industria bancaria complessiva. Inoltre, il 95% degli impieghi delle Banche di credito cooperativo viene erogato nella stessa area di competenza dove avviene la raccolta. “Assicurare che le risorse restino laddove sono raccolte -sottolinea Matarrese- significa che, nell’ambito della riforma, è necessario tener conto di queste considerazioni per la definizione del Patto di Coesione tra capogruppo e le varie banche di credito cooperativo, affinché sia consentito a quest’ultime di continuare a dare risposte efficaci e funzionali alle esigenze dei territori di competenza”. Diventa quindi necessario “incidere sui poteri attribuiti alle holding che dovrebbero garantire autonomia decisionale alle banche di credito cooperativo locali, limitando la propria attività all’indirizzo e controllo. È necessario prevedere un riequilibrio della governance all’interno del gruppo che, al momento, favorisce per oggettive differenze economiche le realtà del Centro e Nord Italia”. Per il numero uno dell’Obi, una rivisitazione importante della riforma e delle finalità, che restano condivisibili, sarebbe necessaria per scongiurare una ulteriore concentrazione del sistema creditizio al Nord e quindi sempre più lontano dalle realtà medio piccole che caratterizzano il sistema imprenditoriale del Mezzogiorno, già penalizzato dallo smantellamento del sistema bancario meridionale degli anni ’90, che ha già fortemente indebolito il sostegno bancario alle piccole e medie imprese. “Un sistema creditizio estraneo alla clientela locale si mostra infatti non idoneo a finanziare lo sviluppo locale”, afferma Matarrese, secondo cui “il riequilibrio della sperequazione economica e sociale tra Nord e Sud d’Italia dovrebbe passare anche per la rivisitazione della riforma del credito cooperativo”.
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