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Economia
Mediaset, Berlusconi e il futuro dei figli. L'intesa con Bollorè passa da qui

Settimana incolore per Mediaset che a Piazza Affari perde un punto percentuale ridiscendendo a 2,902 euro per azione, sempre più distante dai 4,8 euro toccati poco prima di Natale lo scorso anno, a seguito della scalata da parte di Vivendi, salita in quelle settimane sino al 28,8%. Una scalata che è costata cara allo scalatore, Vincent Bolloré, contemporaneamente presente in Telecom Italia con una quota (che gli ha garantito il controllo di fatto) del 24,68%.

figli berlusconi
I figli di Silvio Berlusconi

Complessivamente per la sua "campagna d'Italia" il finanziere bretone (che è anche socio di Mediobanca col 7,94% e di Generali con uno 0,13%) ha investito poco meno di 5 miliardi di euro, ma rispetto ai prezzi di carico la minusvalenza latente sfiora al momento 1,5 miliardi, mentre il mancato accordo su Premium ha portato Mediaset, Rti e Fininvest a depositare una richiesta danni di 3 miliardi euro.

Ultimo ma non meno importante problema, la Guardia di Finanza sta indagando per ricostruire se nella scalata (ostile) a Mediaset il gruppo francese abbia o meno compiuto reato di aggiottaggio, visto che prima di iniziare a volare il titolo Mediaset era crollato a 2,23 euro a seguito dell'annuncio dato da Vivendi di non voler rispettare gli impegni ad acquistare Mediaset Premium.

Solo ricostruendo chi comprò, quando e a quanto si potrà capire se Bolloré passerà o meno ulteriori guai, ma fin d'ora è evidente che un'intesa (e qualcosa stando ai rumors dell'ultima ora si sta muovendo, con i rispettivi legali coinvolti in una trattativa alle fasi inziali) va trovata a tutti i costi. Magari accettando un compromesso che garantisca ai Berlusconi un ruolo in una futura partnership Mediaset-Telecom Italia-Vivendi (e non solo sulla joint venture Tim-Canal Plus) che potrebbe evolvere a medio-lungo termine in una vera e propria integrazione societaria.

bollore ape
 

Questo è infatti sempre stato il punto centrale di ogni possibile accordo: garantire un ruolo adeguato prima ancora che a Silvio Berlusconi, 81 anni compiuti il 29 settembre scorso, che dalla "discesa in campo" nella politica ha lasciato tutte le cariche societarie e dallo scorso aprile, con la cessione del 99,9% del Milan al cinese Li Yonghong, ha chiuso dopo 31 anni la sua avventura rossonera, a Piersilvio (amministratore delegato di Mediaset) e a Marina (presidente di Fininvest, oltre che di Mondadori), ma anche ai figli "di secondo letto" Barbara, Luigi ed Eleonora.

Se il ruolo di Marina sembra relativamente tranquillo, con Mondadori (530 milioni di euro di capitalizzazione di borsa dopo aver registrato un incremento del 124% delle quotazioni nell'ultimo anno) che può beneficiare della ritrovata salute, dopo alcuni anni difficili, del mercato del libro in Italia (mercato di cui è leader con una quota del 30% circa), Piersilvio dopo il sostanziale fallimento dell'avventura "pay tv" classica, che vive di grandi eventi sportivi e ha bisogno di grandi numeri di abbonati per riuscire a generare utili (cosa difficile da ottenere vista la leadership di Sky), è costretto a sperare nel successo del modello Infinity, che però potrebbe richiedere ulteriori anni prima di dare risultati tangibili.

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Yannick Bollorè

Del resto il senso dell'originale intesa con Vivendi era proprio quello di trovare una via d'uscita per l'avventura nella "pay tv" e scommettere sul rilancio della televisione generalista. Il futuro immaginato da Piersilvio Berlusconi è molto diverso dal sogno di una "Netflix europea" perseguito da Vivendi e questo rende difficile l'ipotesi che il figlio dell'ex Cavaliere possa essere confermato nel ruolo di Ceo di una futura aggregazione Mediaset-Telecom Italia-Vivendi, indipendentemente dalla forma e dal perimetro che tale aggregazione potrebbe avere, salvo non immaginare un ruolo specifico per le sole attività televisive generaliste, all'interno di un gruppo di dimensioni e ambizioni europee.

Quanto a Luigi, il più giovane ma secondo alcuni il figlio che più somiglia a Silvio, già presente nel Cda di Banca Mediolanum (oltre che di Fininvest e Molmed), la finanza sembra poter essere il suo campo d'azione non solo per le prime esperienze fatte in Jp Morgan prima e Sator poi, ma anche per l'approccio utilizzato per gestire la liquidità di Holding Italiana Quattordicesima (cui fa capo il 21,4% di Fininvest e di cui Luigi è presidente dal 2014) di cui è socio assieme alle sorelle Barbara ed Elenonora.

Silvio-Piersilvio Berlusconi
Piersilvio Berlusconi con la compagna Silvia Toffanin

Un approccio tipico di un fondo di private equity specializzato in aziende legate alle nuove tecnologie, come Facile.it (il 20,39% ceduto nel 2014 al fondo Oakley Capital con una plusvalenza di quasi 14 milioni di euro), le "sei società del settore digitale" in cui la holding ha investito 12,8 milioni lo scorso anno per rilevare partecipazioni di minoranza o la Eligotech, azienda di sviluppo software con sede ad Amsterdam che in questi anni ha stretto una partnership industriale con la Cgnal di Marco Carrai (fedelissimo di Matteo Renzi) per sviluppare una piattaforma per l'estrazione, la gestione e l'indagine dei "big data", ossia i dati relativi a profili e abitudini degli utenti del web.

Fuori dai giochi per ora restano Eleonora (che non ha mai mostrato di avere ambizioni di "carriera" e ha preferito dedicarsi ad attività benefiche) e Barbara, già vicepresidente e amministratore delegato dell'AC Milan con delega alle funzioni sociali non sportive, che dopo la cessione del club rossonero è rimasta nell'ambiente come presidente della Onlus Fondazione Milan. Chissà che un accordo tra Vivendi e Mediaset non sia in grado di produrre "scosse sismiche" a cascata sino alle due ragazze, portandole a cercare un nuovo ruolo.

 

Tags:
mediaset vivendi berlusconi





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