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Economia
Mediaset, Berlusconi jr ora teme che salti Mfe. Biscione al tavolo con Vivendi

Seduta anonima per Mediaset a Piazza Affari, col titolo che chiude in moderato rialzo in linea con l’indice Ftse Mib, nonostante l’emergere di una novità che potrebbe avere un impatto significativo nel quadro dei futuri rapporti tra gli azionisti del Biscione. Mediaset e Vivendi hanno infatti ufficialmente avviato i primi colloqui per tentare di risolvere la disputa sulla governance di MediaforEurope (Mfe), la holding olandese destinata a controllare il 100% delle attività italiane e spagnole del gruppo di Cologno Monzese e a costituire il primo nucleo di un polo europeo della televisione generalista in chiaro.

Polo che, nelle intenzioni del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi, potrebbe poi riunire la tedesca ProSiebenSat.1 (di cui Mediaset apporterebbe a Mfe un primo 9,6% rilevato lo scorso maggio per circa 350 milioni di euro) e successivamente altri broadcaster europei (si è fatto il nome della francese Tf1 anche se per ora non vi sono conferme).

Problema: come è apparso chiaro sin dall’inizio Mfe, che avrebbe dovuto da subito lanciare un buy back su azioni proprie per 280 milioni di euro e distribuire entro il 2019 un dividendo di 100 milioni di euro, servirebbe anche ad annacquare il peso di Vivendi, al momento azionista “non gradito” al 29% in Mediaset, la cui partecipazione è stata però congelata per due terzi nel trust Simon Fiduciaria per effetto di una delibera Agcom che rilevò una violazione della normativa italiana sulla concentrazione proprietaria nei mezzi di comunicazione (Vivendi è infatti anche il socio di controllo di Telecom Italia).

Per questo Vivendi aveva votato contro il progetto Mfe nell’assemblea dei soci Mediaset lo scorso settembre, ma aveva potuto farlo solo col 9,99% direttamente posseduto, mentre Simon Fiduciaria (19,19%) non era stata ammessa al voto. Da lì sono partite una serie di cause in Italia, Spagna e Olanda che hanno già visto un primo punto segnato a favore del gruppo che fa capo al finanziere francese Vincent Bolloré, col tribunale di Madrid che il mese scorso ha accolto il ricorso dei francesi sospendendo in via cautelare la delibera approvata dall’assemblea di Mediaset Espana (di cui Vivendi è socia all’1%) relativa alla fusione in Mfe. Una sospensione che di fatto già congela il progetto di Pier Silvio Berlusconi.

Il tribunale di Milano dal canto suo ha sospeso fino al 22 novembre ogni decisione sul ricorso cautelare di Vivendi teso a congelare il progetto Mfe, accogliendo la richiesta avanzata questa volta da Mediaset per dare modo alle parti di avviare un negoziato su alcuni aspetti della governance che i francesi contestano. Si tratterebbe, in particolare, degli articoli 42 e 43 relativi agli obblighi degli azionisti e alla soglia dell’Opa obbligatoria.

Dopo oltre due anni in cui Vivendi (che recedette dall’acquisto di Mediaset Premium, originariamente previsto) e Mediaset si sono parlati solo tramite carte bollate è il primo tentativo di riconciliazione e secondo alcune fonti potrebbe andare in porto visto che da parte italiana ci sarebbe disponibilità ad accogliere le richieste francesi se Vivendi ritirerà le cause contro Mfe che bloccano il progetto.

Se poi questo porterà ad un ritiro anche delle cause incrociate sulla vicenda Mediaset Premium è ancora presto per dirlo, ma che continuare ancora a lungo una battaglia in tribunale non possa portare nulla di buono a entrambi i gruppi appare più che probabile. Un’intesa extragiudiziaria che consenta di sanare i dissidi e proseguire il cammino comune per costruire un polo “anti Netflix” in Europa potrebbe in fondo essere nell’interesse di entrambi, così come, in alternativa, trovare il modo di separare definitivamente le strade dei due gruppi senza ulteriore perdita di tempo e capitali.

Luca Spoldi

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