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Economia
Mediaset, rumors: acquisto delle azioni proprie. Così i Berlusconi si blindano

Bollorè gioca al gatto col topoSecondo il Financial Times Vincent Bollorè, il patron di Vivendi, "gioca al gatto col topo su Mediaset", un'operazione che ha tutte le "caratteristiche di una tattica affinata da oltre 40 anni di dealmaking: aggressività, audacia, controllo strisciante". Ieri Vivendi ha annunciato di aver rastrallato il 12% di Mediaset, un'operazione che il gruppo del Biscione ha definito una "scalata ostile", denunciandola come "manipolazione di mercato". "E' tipico di Bollorè - commenta al Financial Times l'analista di Enedrs Analysis, Francois Godard - è molto audace, non è una semplice offerta per comprare la compagnia, è una scommessa sul dissenso nella famiglia Berlusconi". Anche altri media hanno suggerito che questa tatica del mordi e fuggi è tipica di Bollorè, il quale probabilmente si fermerà al 20% e, quando avrà raggiunto questa quota, si presentera' in casa Berlusconi, contando di riaprire la trattativa con lo stesso Silvio Berlusconi o coi suoi figli Marina e Piersilvio per costruire un'alleanza non più sul controllo della pay tv ma su quello della holding Mediaset.

"L'acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, non puo' essere considerato altro che un'operazione ostile". E' quanto dichiara Silvio Berlusconi.

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Abbassare il quorum in assemblea (al 45% circa) attraverso l'acquisto di altre azioni proprie tramite Mediaset che congelano il capitale. Con la consapevolezza poi che se Vincent Bollorè dovesse diventare il primo azionista al termine di una onerosa Opa sul Biscione dovrebbe comunque passare per i voti della famiglia Berlusconi per eventuali operazioni straordinarie. Scenario che di fatto spingerebbe in futuro il finanziere bretone ad abbandonare atteggiamenti aggressivi e venire a più miti consigli.

E' questa la strada più veloce che la famiglia Berlusconi, si vocifera che negli ambienti finanziari della City milanese, stia prendendo in considerazione per blindarsi alla guida di Mediaset, un ulteriore acquisto di azioni proprie da parte del Biscione (in pancia ne ha già il 3,5%) che consentirebbe alla holding presieduta da Marina Berlusconi di controllare agevolmente le decisioni in assemblea con il 39,775% del capitale avente diritto di voto. Partecipazione, oltretutto, che potrebbe essere ulteriormente arrotondata di qualche altro zero virgola da qui alla fine dell'anno e che potrebbe contare anche sull'aiutino (discreto per non incappare nel concerto), spiega chi segue da vicino le sorti del Biscione, di qualche mano amica che ha raccattato e sta raccattando titoli Mediaset. A cominciare, non si esclude, dai due big del credito, Banca Intesa e UniCredit, a cui Marina e Piersilvio Berlusconi si sono rivolti per tutelare le prerogative del broadcaster e del mercato di fronte alle scorribande finanziarie di Bollorè.

A Piazza Affari, con il mercato che prende posizione in vista della battaglia di Cologno Monzese, infatti il titolo Mediaset continua a salire (+1% alla chiusura). Andamento che si smorza in chiusura dopo che anche il governo Gentiloni ha fatto intendere che si metterà di traverso e il fondatore Silvio Berlusconi ha spiegato che difenderà lo status quo.  

Con l'impossibilità per Fininvest, controllata dalla Holding Prima al 63,28% da Silvio Berlusconi (il resto delle quote in mano ai 5 figli, con il 7,65% a testa a Marina e a Piersilvio e il 7,14% a testa ai tre figli di secondo letto: Barbara, Eleonora e Luigi), di salire ulteriormente nei prossimi 12 mesi nel capitale di Mediaset senza far scattare l'obbligo di Opa, quella tracciata sopra è l'unica strada percorribile dall'azionista di maggioranza relativa per difendersi da un'incursione che ha già il controllo del 20% del capitale. Proprio come era stato annunciato lunedì al mercato dal quartier generale di Vivendi.

Mentre ha appena annullato per oggi tutti gli impegni per riunire i figli in un summit ad Arcore sul futuro del Biscione, tutta l'attenzione del mercato si concentra sulle intenzioni di Silvio Berlusconi. Cosa farà il patriarca per contrastare le ambizioni di Vivendi, un gruppo che capitalizza 23,5 miliardi di euro (contro i 3,2 circa di Mediaset) e che vuole contendere a Sky il primato dei contenuti in Europa in un mercato stretto nella morsa della concorrenza?

E' noto che i figli di primo letto, Piersilvio in primis, non vogliano assolutamente mollare la presa a vantaggio di un accordo futuro che porti la famiglia Berlusconi ad avere una partecipazione rilevante in una società risultante dalla fusione (consensuale) fra Vivendi e Mediaset o fra Telecom Italia e Mediaset, il vecchio progetto italico Mediacom in stile AT&t-Time WarnerColosso dei contenuti italo-francese che si serve poi della rete Telecom per veicolare nel nostro Paese i contenuti della "Netflix in salsa latina". Mentre i figli di secondo letto, al contrario, pare siano meno interessati alla vita in azienda a cui sono attaccati invece Marina e Piersilvio. Un bel rebus per l'ottantenne Silvio, consapevole che deve sistemare (e anche presto) le sorti dell'impero televisivo prima che le incursioni del finanziere bretone possano in futuro far breccia ai piani alti della catena di controllo di Fininvest, spaccando il fronte della discendenza e terminando con la svendita dell'impero di Cologno a Monsieur Vincent. Si sa, lo squalo Bollorè non molla facilmente la presa.

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