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Economia
Mediaset-Vivendi, intesa in arrivo. L'opzione Mediacom all'orizzonte

A questo punto, sciolto il nodo di un accordo industriale, resterebbe quello societario: Vivendi aveva già offerto quest'estate all'AgCom di sterilizzare i diritti di voto sopra il 10% in Mediaset, ma l'authority aveva risposto picche, poi aveva iniziato a circolare la voce di un conferimento della quota a un blind trust. Ora invece sembra che si vada verso una risoluzione definitiva della vicenda, con Bollorè pronto a ritornare entro il 5%-7%, Fininvest (socio di controllo col 39,5%) e Mediaset (che ha già in cassa il 3,8% di azioni proprie) disposte, a fronte di una compensazione per la mancata acquisizione di Mediaset Premium di 700 milioni, a comprare poco più dell'11% (così da non fare scattare obbligo di Opa) e il restante 10%-12% da parcheggiare al blind trust.

I titoli versati a quest'ultimo resterebbero in attesa di essere ricollocato sul mercato che tra gli aumento di capitale di Banca Carige e Creval e gli ultimi debutti dell'anno non c'è tempo né sufficiente interesse da parte dei gestori per organizzare ora la vendita e che alle quotazioni correnti Vivendi, che nel tentativo di scalata ha impegnato 1,25 miliardi di euro, rischierebbe di dover segnare una minusvalenza di oltre 700 milioni.

Meglio dunque versare la stessa cifra a Berlusconi perché si ricompri quei titoli che il francese ha rastrellato sul mercato a fine 2016, rimuovendo così il rischio di dover pagare anche solo la metà o un terzo della richiesta di danni avanzata da Mediaset. A quel punto il boccino tornerebbe nelle mani del finanziere bretone, pressato dal governo, dopo l'attivazione del Golden Power su Tim, perché accetti lo scorporo della rete di Telecom Italia, da conferire poi a OpenFiber per dare vita a un nuovo polo della fibra italiano.

Non sarebbe difficile a quel punto per Berlusconi ripagare il "favore", da un lato ricevuto facendo in modo che il governo accettasse una valutazione "congrua" degli asset ceduti da Telecom Italia, dall'altro lasciando aperta l'ipotesi di una fusione Mediaset-Tim che darebbe vita a un nuovo polo editoriale integrato (Mediacom) ed eviterebbe di dover collocare il 10%-12% di Mediaset sul mercato, con effetti depressivi per le quotazioni. Mediacom, infatti, non incontrerebbe più alcun ostacolo normativo e avrebbe un appeal industriale tale da giustificare il placet da parte dei due patron.

Patron che si ritroverebbero, stavolta di comune accordo, ad essere nuovamente consoci. Certo, questo secondo finale resta al momento poco "visibile", ma per gli analisti di Equita Sim "non si può escludere nel lungo termine" e nel caso "si tratterebbe comunque dello scenario ideale per Mediaset".

Al riguardo sono concordi anche i colleghi di Mediobanca Securities, che parlano di un avvicinamento della "fine della saga": un accordo commerciale, una joint-venture e le integrazioni verticali "serviranno in futuro per affrontare la crescente concorrenza degli OTT (fornitori di servizi e contenuti tramite internet, ndr) e questo aggiornamento va in tale direzione". Per Mediaset, "un accordo con Vivendi sarebbe la ciliegina sulla torta" solo in parte scontato dalle attuali valutazioni dei titoli, tanto che l'intesa potrebbe giustificare fino a 0,8 euro per azione di rialzo per il Biscione.

Luca Spoldi

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