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Economia
Mediobanca a caccia di prede. I soldi dalla vendita del 3% del Leone

Mediobanca ha voglia di crescere nel wealth management e il suo numero uno Alberto Nagel non esclude di riuscirci anche ricorrendo a fusioni e acquisizioni, ma quali siano le potenziali prede, al di là dei soliti nomi, non è ancora chiaro. Intanto il titolo sale in controtendenza rispetto all’andamento generalmente riflessivo di Piazza Affari, dopo dati trimestrali apparsi superiori alle attese e un miglioramento della guidance sui dividendi futuri (il “payout”, ossia la percentuale di utili che verrà distribuita, è ora vista tra il 40% e il 50% c contro una precedente indicazione del 40%).

mediobanca
 

Presentando i risultati l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ha nuovamente confermato la cessione del 3% di Generali entro il giugno del prossimo anno, così da ridurre la partecipazione detenuta nell’assicuratore triestino dal 13% al 10%. La vendita, ha però ribadito Nagel, dovrà avvenire “ai valori giusti”. Rispetto al passato, Nagel ha chiarito che è ormai mutata la motivazione alla base della decisione: “Oggi viene meno la motivazione legata alla solidità del capitale. Con la cessione della quota ai valori giusti possiamo accelerare il reinvestimento del capitale nei business in cui vogliamo crescere”. Un “do ut des” con cui il management rifocalizzerà il modello di business della storica banca d’affari milanese, dunque.

Quali siano i settori in cui Mediobanca punta a crescere è stato sempre Nagel a ribadirlo: “Nel wealth management siamo sempre alla ricerca di possibilità di crescita nella parte distributiva e questo è un discorso prevalentemente domestico”, mentre “dal punto di vista della produzione, siamo sempre attenti a discutere partnership di qualità”. Mediobanca è dunque a caccia di prede, come ha sottolineato ulteriormente Nagel precisando: “Vogliamo anche lasciarci la possibilità di contribuire al reshape del gruppo con operazioni tattiche di fusione e acquisizione, che se fatte in maniera continuativa creano prospettive di crescita migliori del gruppo”.

alberto nagel mediobanca
 

Ma chi possa essere la preda, Nagel si è ben guardato dal dirlo. Da mesi il mercato specula su un possibile interesse per FinecoBank, al momento controllata al 35% da Unicredit, quota che però vale 2 miliardi di euro contro i 725 milioni che Nagel potrebbe incassare al momento cedendo il 3% del Leone di Trieste (ma è probabile che il prezzo a cui mira il Ceo di Piazzetta Cuccia sia più elevato). Avendo precisato che l’eventuale preda italiana dovrà essere una rete, Nagel ha di fatto abbozzato un identikit che calza anche ad altri tre nomi circolati già in passato: Finanza & Futuro (gruppo Deutsche Bank), Allianz Bank Financial Advisors (del gruppo omonimo) e Azimut (controllata dai suoi stessi gestori e consulenti finanziari attraverso Timone Fiduciaria, attualmente al 10%).

Considerando che ancora di recente Pietro Giuliani, presidente di Azimut, ha confermato che Timone Fiduciaria punta a salire attorno al 25% del capitale di Azimut proprio per sventare ogni ipotesi di acquisizione “ostile”, quest’ultimo nome pare il meno probabile.

Circolata più volte, anche l’ipotesi di una vendita di Finanza & Futuro è stata ripetutamente smentita, inoltre la riorganizzazione in atto delle attività di Deutsche Bank potrebbe portare ad una fusione della rete nella banca prima dell’estate. Così, salvo non si presentino ulteriori occasioni “opportunistiche”, potrebbe essere proprio Allianz Bank Financial Advisors l’oggetto dei desideri di Nagel.

(Segue...)

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