Mediobanca, l'incognita del titolo sul patto light. Ok dei soci
Ciascun azionista sarà libero di comprare o vendere titoli sul mercato, ma è difficile che qualcuno si sfili a questi prezzi
Tutto come previsto all’assemblea dei soci del Patto di sindacato e blocco di Mediobanca, destinato a “morire” a fine anno dopo le disdette comunicate negli scorsi mesi dal gruppo Bolloré (7,86% del capitale) e da Italmobiliare (0,98% del capitale), disdette che hanno fatto calare al 19,63% la percentuale di capitale vincolata al patto, dunque ben al di sotto del 25% previsto come minimo dallo statuto. I soci infatti hanno oggi dato il loro assenso alla creazione, a partire dal prossimo gennaio, di un nuovo accordo di consultazione '”light” che dovrebbe radunare, secondo indiscrezioni filtrate al termine dell’assemblea, una percentuale vicina al 20% del capitale di Mediobanca.
Piccola novità, il nuovo patto dovrebbe durare tre anni e non due (fino all’assemblea per il rinnovo dell’attuale Cda di Mediobanca), peraltro prevedendo ogni anno una “finestra” in settembre durante la quale sarà possibile esercitare eventuali disdette anticipate. Del nuovo patto, che è solo di consultazione e non vincola in alcun modo gli aderenti per quanto riguarda la possibilità di acquistare o cedere azioni Mediobanca in qualsiasi momento, dovrebbero far parte, come previsto, Unicredit, primo socio del patto con uno 8,41% del capitale, oltre a Ennio Doris, che con Banca Mediolanum apportava al patto un 3,28% del capitale di Piazzetta Cuccia oltre ad uno 0,21% detenuto a titolo personale, Silvio Berlusconi tramite Fininvest (0,97%), i Benetton (2,1%) e la famiglia Lucchini (0,38%).
Visto che questi soci rappresentano da soli circa il 15,35% del capitale dell’istituto guidato da Alberto Nagel, significa che anche gli altri soci italiani del patto di sindacato in via di dissoluzione, ossia i Gavio (0,66%), i Ferrero (0,65%), i Pecci (0,46%), gli Angelini (0,45%) ed altri soci con partecipazioni tra lo 0,22% e lo 0,10% a testa, per un totale di circa un ulteriore 0,5% di capitale, dovrebbero aver aderito, elevando così la percentuale complessiva del capitale aderente al “patto light” ad oltre il 18,2%.
Una soluzione che va bene del resto a tutti, visto che a meno di 7,75 euro per azione i titoli Mediobanca in borsa valgono un 20% in meno di un anno fa e oscillano ben al di sotto dei prezzi di carico dei principali soci come Unicredit (che li ha iscritti in bilancio a circa 10,2 euro per azione) e difficilmente ci sarà la ressa per monetizzare le partecipazioni.
Quanto al futuro, dalla riunione dei ministri finanziari della Ue è arrivato ieri un regalo di Natale anticipato, che non mancherà di influenzare le decisioni future degli aderenti al patto non meno che del top management di Mediobanca stessa. L’Ecofin ha infatti esteso fino al 2024 il “compromesso danese”: in sostanza i conglomerati finanziari come Mediobanca potranno non dedurre dal capitale proprio le partecipazioni detenute in compagnie di assicurazione fino al 31 dicembre 2024 (anziché solo fino a fine 2018, come originariamente previsto).
Il che significa che Alberto Nagel non avrà più alcuna necessità di limare dal 13% al 10% la partecipazione in Generali, il cui titolo oscilla un paio di punti al di sotto dei livelli dello scorso anno in borsa. Cosa particolarmente gradita a Nagel, che già aveva segnalato di non sentirsi obbligato a cedere “al meglio” (ossia al peggio) una partecipazione che si è rivelata molto redditizia in termini di dividendi erogati e che non appariva facile rimpiazzare con nuovi investimenti altrettanto redditizi nell’immediato.
(Segue...)
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