Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Mediobanca, Nagel punta su risparmio gestito e credito al consumo

Per il suo ultimo giro di giostra Nagel vuol far crescere Mediobanca nel risparmio gestito e nel credito al consumo, ma potrebbe essere tardi

Di Luca Spoldi

Mattinata no per Mediobanca che perde il 2,5% a Piazza Affari, con oltre 3,75 milioni di pezzi passati di mano, dopo l’approvazione delle linee strategiche del piano 2016-2019, focalizzato sul riposizionamento strategico di Piazzetta Cuccia verso attività ad alta specializzazioni e elevato ritorno, con una accentuata diversificazione per fonte e divisioni dei ricavi (visti salire a 2 miliardi a fine piano).

A guardare bene i numeri presentati da Alberto Nagel, che secondo rumor di mercato potrebbe essere al suo ultimo giro in giostra a Piazzetta Cuccia (il manager potrebbe lasciare nel corso del 2018 nel caso giungesse un’offerta da qualche grande gruppo bancario), appare chiaro che l’obiettivo è far crescere il peso delle commissioni sul totale dei ricavi (dal 22% al 30%) puntando sui servizi alle medie aziende, sul credito al consumo di Compass e sul risparmio gestito, mentre il peso del margine di intermediazione è visto in lieve calo, dal 59% al 56%.

Obiettivi sostanzialmente in linea con le attese secondo Kepler Cheuvreux, che ha subito confermato il proprio “buy” e il prezzo obiettivo di 7,4 euro sul titolo. Meno convinti altri operatori, perché Nagel oltre a dover varare una decisa riorganizzazione della divisione di Corporate e Investment Banking, procederà anche ad una ulteriore riduzione del peso della divisione Principal Investing cui fanno capo le partecipazioni “core” di Mediobanca, con la quota in Generali destinata a calare, peraltro non prima del 2018, dall’attuale 13,2% al 10%. Proprio questa discesa e la sensazione che le mosse di Nagel siano nel complesso tardive in mercati maturi come quelli delle gestioni patrimoniali (Wealth Management) e del credito al consumo (Consumer banking), pare aver contribuito, oltre ai timori sul prossimo referendum italiano, alla reazione negativa del titolo in borsa.

piano mediobanca (1)
 

Del resto, fanno notare molti analisti, la quota in Generali rende a Piazzetta Cuccia più del 20% a livello di ritorno sul capitale allocato (Roac), per cui sarà difficile per Nagel individuare alternative di investimento altrettanto redditizie, anche se venissero centrati gli obiettivi indicati per le divisioni Wealth management (Roac dall’8% al 20% nel triennio) e Corporate e Investment Banking (Roac dal 9% al 13%). Pagare poi 141 milioni in contanti, alla conclusione della transazione, per il 50% di Banca Esperia finora in mano a Banca Mediolanum,  fa certamente felice Ennio Doris, visto che la partecipazione era iscritta a bilancio a 96 milioni di euro, ma lascia perplessi gli analisti.

Banca Esperia infatti presenta un patrimonio in gestione di 17 miliardi di euro, per poco più della metà (54%) in strumenti di risparmio gestito e la parte restante in strumenti di risparmio amministrato (meno redditizi), e ha chiuso il 2015 con un utile netto di circa 7 milioni, numeri che per Websim non giustificherebbero un valore di oltre 110 milioni di euro per la quota. Icbpi, in particolare, pur confermando giudizio (“neutral”) e prezzo obiettivo (7,3 euro) su Mediobanca, alla luce del sostanziale allineamento di linee strategiche e target finanziari alle aspettative del mercato, nota come la valutazione di Banca Esperia appaia oltremodo “generosa, tenuto conto della bassa marginalità delle masse in gestione”.

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Certo, concedono gli analisti, l’operazione “va inquadrata nel disegno complessivo di ristrutturazione del business” di Piazzetta Cuccia. Ma buttarsi ora sul private banking, da almeno un biennio in affanno sotto il profilo della crescita organica e con margini in calo a causa della crescente concorrenza, appare come minimo non particolarmente innovativo, così come il voler insistere a offrire servizi alle piccole e medie imprese italiane, quelle stesse che la crisi prima e la ripresa asfittica poi continua a mettere sotto pressione. L’ultimo giro in giostra di Nagel in Mediobanca potrebbe dunque rivelarsi più difficile del previsto.


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