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Economia
Mediterraneo e Via della Seta una grande opportunità per i porti italiani

Cresce di sei volte il traffico container nel Mediterraneo negli ultimi venti anni (+500%). I primi trenta porti superano 50 milioni di Teu (53 in totale), nel 1995 erano 9 milioni.

Ed ancora, nel Mare Nostrum 19 porti superano un milione di Teu e cresce il ruolo degli scali del Sud Med e del Nord Med rispetto al Nord Europa nel mercato container: dal 2008 il Nord Europa perde 6 punti percentuali (quota di mercato 40%) mentre il Med ne guadagna con una quota di mercato del 41%.

Secondo il Rapporto sull’Italian Maritime Economy di Banco Napoli e Srm (Centro studio legato ad Intesa Sanpaolo) che sarà presentato oggi nel capoluogo partenopeo e che Affaritaliani è in grado di anticipare, è soprattutto il raddoppio di Suez che  registra crescite record: nel 2017 oltre 900 milioni di tonnellate transitate (+11% sul 2016) e 17.550 navi. E la Belt & Road Initiative (La via della seta) attiverà circa 1.400 miliardi di dollari in infrastrutture; mentre Srm ha censito 4 miliardi di euro di investimenti cinesi in porti e terminal del Mediterraneo.

Secondo dati elaborati dal centro studi napoletano, dal 2012 la presenza di navi container nel Mediterraneo, di dimensione superiore ai 13,000 Teu aumenta del 37%; quella del range 3.000-7.000 Teu diminuisce del 18,7%. Il fenomeno del gigantismo navale permane. E aumenta anche il numero di navi superiore a 3mila Teu che transitano nel Mediterraneo e che toccano almeno un porto italiano. Dal 2012 il numero delle navi Ro-Ro (navi destinate al trasporto veicoli) transitate nel Mediterraneo  aumenta del 7,4%. E da tale data il numero delle navi Ro-Ro transitate nell’arco tirrenico aumenta del 15,4%. L’arco adriatico si incrementa invece del 39,2%.

Gli analisti di Srm (lo studio è frutto della collaborazione con la Kuhne Logistics University di Amburgo, il Sisi Shangai Institute, Kmi Korea con cui Srm ha siglato un’alleanza per ricerche congiunte)  rilevano inoltre che in Italia l’import-export via mare supera 240 miliardi di euro (+150% sul ‘98) con una crescita media annua del 5,2%, al di sopra del tasso di crescita dell’economia. Nel 1997 era pari a 98 miliardi. E le imprese del Mezzogiorno realizzano il 63% del loro import-export via mare per un totale di 52,5 miliardi di euro. Buona la performance degli scali italiani nelle rinfuse liquide, importante proxy della componente energetica dei porti con una crescita del +3,3%.

Il Rapporto evidenzia inoltre come cresca la componente internazionale del trasporto marittimo. Nel 2017 l’import/export sorpassa i 240 miliardi di euro (+12,4% sul 2016), mentre il 38% degli scambi commerciali italiani avviene via mare.  

Massimo Deandreis, direttore generale Srm:Quest’anno abbiamo ulteriormente arricchito il Rapporto proseguendo con la nostra innovativa metodologia di geo-rilevazione elaborando oltre un milione dati di posizioni navali negli ultimi cinque anni.  Emergono ancor più chiaramente i segni di una accresciuta centralità del Mediterraneo nel contesto geo-economico mondiale e il rafforzamento delle rotte dall’Asia. Ci siamo, inoltre, soffermati sul traffico Ro-Ro che è un’eccellenza italiana che ha avuto un’impennata del 40% nell’arco adriatico e del 15% nell’arco tirrenico. Di questi fenomeni l’Italia tutta può beneficiare fortemente, ma occorre investire urgentemente sui collegamenti ferrovia-porti, sull’intermodalità e su una logistica portuale più efficiente”.

Per Alessandro Panaro, responsabile Infrastrutture ed economia marittima di Srm, i porti italiani iniziano a mostrare, in alcuni settori merceologici, performance molto interessanti. “Il settore container non ha ancora quello shock positivo in grado di rappresentare una svolta per i nostri scali; le rinfuse ed il Ro-Ro marciano a buoni ritmi. Ed inizia una nuova fase della portualità, un nuovo paradigma 5.0 in cui lo scalo deve saper attuare strategie non solo votate all’attrazione di traffico ma all’innovazione ed all’internazionalizzazione del territorio, al sostegno ed alla collaborazione con la ricerca e con la formazione, all’intermodalità ed alla connessione logistica-industria manifatturiera con il supporto delle Zone economiche speciali”.

 

 

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