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Economia
Mediterraneo, sempre più strategico il ruolo dell'Italia

Il Canale di Suez rafforza la centralità del Mediterraneo. E qui che transita il 20% del traffico marittimo mondiale, il 25% dei servizi di linea container e il 30% del traffico petrolifero. E’ una crescente centralità rafforzata dal raddoppio del Canale di Suez, tanto che negli ultimi cinque mesi quest’ultimo registra tassi di crescita a doppia cifra. Nei primi nove mesi del 2017 sono infatti transitate 668 milioni di tonnellate di merci (+9,8%) e quasi 13mila navi. Intanto si stanno affacciando nuovi attori sul Mediterraneo: l’interscambio cinese è cresciuto dal 2001 ad oggi dell’841% mentre quello tedesco del 126%. E la Germania avvia il Piano Marshall per l’Africa. Anche l’Italia occupa una posizione centrale nel Mediterraneo e nell’area del Golfo (Mena), dove Pechino ha avviato progetti portuali ed aeroportuali per circa 27 miliardi di dollari, come rileva uno studio sui traffici italiani nel Mediterraneo che Srm (Gruppo Intesa Sanpaolo) presenta a Napoli e che Affaritaliani è in grado di anticipare.

Secondo gli analisti di Srm, l’Italia registra infatti un business commerciale nei soli Paesi Mena pari a 70 miliardi di import-export, un trend stimato in crescita ad 80 miliardi nel 2018. Rispetto al 2001 gli scambi sono cresciuti del 54,8%. Un mercato di sbocco significativo  anche per le imprese tricolori che oggi vale oltre 41,4 miliardi di euro di esportazioni, pari al 10% dell’export complessivo del nostro Paese, più di quanto esporti negli Stati Uniti. E non è tutto. Lo stock degli IDE (Investimenti Diretti Esteri) italiani verso l’Area Mena supera i 46 miliardi di dollari, di cui 9 miliardi solo  negli Emirati Arabi Uniti e 8 in Egitto. In tale contesto, il Mezzogiorno interscambia con i Paesi Mena quasi 14 miliardi di euro e rappresenta il 20% circa del totale Italia verso quest’area. La quota di export del Mezzogiorno verso l’area Mena è più elevata della media italiana e pari al 15% (Italia 10%) confermando così la vocazione geografica di un Sud Italia nel cuore del Mediterraneo. Da qui, secondo gli analisti di Srm, il ruolo sempre più crescente e strategico dell’Italia nel Mediterraneo.

E la necessità di dare piena attuazione alla riforma della portualità, poiché “i principali competitor non solo stanno continuando ad investire e a correre per raggiungere nuove fette di mercato, quanto praticano anche tariffe più contenute”, afferma il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis. A parte ciò, l’export italiano, rileva il Centro studi napoletano, è ben posizionato nell’Area Mena in tutti i principali comparti produttivi. I prodotti della terra e trasformati, mobilio, materiali da costruzione e gioielleria sono però quelli che trainano maggiormente le vendite, nonostante l’instabilità politica in alcuni Paesi. I traffici marittimi aumentano soprattutto verso gli Emirati Arabi, il principale mercato di sbocco del Made in Italy.

Ma con il manifatturiero l’Italia è ben posizionata anche in Israele e in Iran dove è seconda solo alla Germania per quote di mercato. La forte integrazione economica dell’Italia con i Paesi del Mediterraneo e dell’area Mena è altresì osservabile dal valore importante delle rimesse da parte degli immigrati in Italia nei loro rispettivi Paesi di origine. In totale le rimesse dall’Italia verso i Paesi Mena ammontano a 380 milioni di euro, in crescita del 12,6% rispetto al 2012 (in controtendenza rispetto al dato delle rimesse totali dall’Italia ridottosi del 25,8%). Ne consegue che l’incidenza delle rimesse verso i Paesi Mena sul totale dall’Italia è aumentata nel corso degli ultimi cinque anni, passando da 4,9% nel 2012 all’attuale 7,5%. Con 250 milioni di euro, il Marocco è il principale Paese (nell’area Mena) di destinazione delle rimesse dall’Italia.

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