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Economia
Mercati, da Brexit a Bce: ecco i 7 'osservati speciali' del 2019
Foto LaPresse

Mancano meno di due giorni al termine del 2018, un anno caratterizzato dall'alta volatilita' dei mercati, dall'avvio della normalizzazione monetaria, dalla fine del Qe della Bce, dal forte calo dei prezzi del petrolio, dalla Brexit, dalla guerra commerciale tra Usa e Cina e dai timori di un rallentamento dell'economia globale. Molti di questi temi si ritroveranno nel 2019, un anno che appare caratterizzato dall'incertezza sul piano economico. Ecco i sette 'sorvegliati speciali' da tenere d'occhio.

LA BREXIT Quella della Brexit e' una matassa di cui ancora e' difficile trovare il bandolo. Due anni e mezzo di negoziati, summit e crisi di governo non sono bastati per cancellare l'incertezza che la contraddistingue. Con Bruxelles e' stato raggiunto un importante accordo politico, che attesta le volonta' di entrambe le parti di mantenere solide e amichevoli relazioni nel lungo periodo, definendo le basi per l'accordo di libero scambio che Londra e Bruxelles dovranno negoziare durante un periodo di transizione. Tuttavia, la premier Theresa May, superato lo scoglio del voto di sfiducia in Parlamento, dovra' ora far approvare l'intesa a Westminster. Altro ostacolo non da poco e' quello della Spagna, che chiede venga aperto un tavolo negoziale a parte per definire la questione Gibilterra. Il 21 gennaio 2019 e' la data-limite del Parlamento britannico per approvare l'accordo sulla Brexit. May si augura di riuscire a conquistare la maggioranza e impostare i primi provvedimenti di "assestamento" entro la fine dell'anno, ma Westminster rappresenta l'ostacolo piu' difficile da superare. Il governo infatti, conta su una maggioranza risicata, che si regge sui voti dei 10 deputati del Partito unionista dell'Irlanda del Nord (Dup). Ed e' qui che entra in gioco una delle questioni piu' spinose di Brexit: il confine irlandese. Sia Londra che Bruxelles vogliono mantenere aperto il confine tra le due Irlande, l'unica frontiera terrestre a separare il Regno Unito dall'Ue. Le modalita' sono ancora tutte da definire, ma il Dup ha dichiarato da subito la propria contrarieta'. I deputati unionisti chiedono una netta separazione da Dublino, oltre che condizioni post-Brexit uniformi per tutto il Regno Unito. Infatti il confine aperto potrebbe comportare uno status doganale e commerciale "speciale" per il nord Irlanda, cosa non gradita al Dup. Inoltre, nel partito di governo dei Tories ci sono brexittiani radicali - schierati a favore di una "hard Brexit", opposta alla versione soft negoziata sin qui. Se il Parlamento non dovesse approvare il testo dell'intesa, si aprirebbero una serie di scenari non prevedibili, tra cui la caduta del governo stesso e la possibilita' di un secondo referendum. Il 29 marzo 2019 e' invece il 'Brexit Day'. Alle 23 del 29 marzo il Regno Unito non fara' piu' formalmente parte della Ue. Prendera' cosi' avvio il periodo di transizione. Ma non e' detto.

- BCE: FINE DEL QE, STRETTA EUROPEA DEL 2019 E ADDIO DI DRAGHI Dal primo gennaio la Bce ha gia' detto che terminera' il Qe, il programma di acquisti avviato nel 2015 e con il quale ha accumulato 2.600 miliardi di titoli del debito pubblico e di corporate bond. La Bce assicura che la sua politica restera' accomodante e che procedera' con lo smaltimento dei titoli in scadenza comprati fin qui. Inoltre fa sapere che l'aumento dei tassi non iniziera' prima dell'estate del 2019. A ottobre del 2019 scadra' anche il mandato di Mario Draghi, in carica dal 2011, che verra' molto probabilmente sostituito da un banchiere molto piu' 'falco' di lui. In ogni modo il profilo politico ed economico della futura Bce sara' molto diverso gia' nel 2019 rispetto a quello attuale.

- LE ELEZIONI EUROPEE A MAGGIO Tra il 23 e il 26 maggio 2019 i cittadini dell'Ue, Regno Unito escluso, saranno chiamati a votare per l'elezione dei loro rappresentanti al Parlamento Europeo. La prossima legislatura avra' un orizzonte di 5 anni e e sara' composta da 705 deputati, contro i 751 attuali. All'Italia saranno assegnati 76 seggi, 3 in piu' rispetto alla scorsa legislatura. Al centro delle europee del prossimo anno ci sara' lo scontro tra gli europeisti e i cosiddetti sovranisti, cioe' quell'eterogeneo agglomerato di formazioni politiche dentro le quali si schierano nazionalisti, localisti e populisti. Dall'esito della contesa emergera' lo scenario dell'Europa dei prossimi 5 anni e probabilmente dipendera', in qualche misura, anche il futuro dell’euro.

- LA GUERRA COMMERIALE TRA CINA E USA La tregua commerciale concordata a Buenos Aires tra Usa e Cina durera' 90 giorni, durante i quali Stati Uniti e Cina proseguiranno i negoziati. In vista della scadenza di questa pace e tempo, prevista per le fine di marzo 2029, la Cina ha deciso di "ridurre e rimuovere i dazi sulle auto provenienti dagli Usa" che "attualmente sono al 40%". Sono anche ripartiti gli scambi bilaterali sui prodotti agricoli, in particolare sugli acquisti di soia Usa da parte dei cinesi. Lo scorso 10 dicembre, con una telefonata, il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin, il rappresentante al commercio Robert Lighthizer e il vice primo ministro cinese, Liu He, hanno inaugurato i negoziati stabilendo una sorta di agenda delle trattative. Nella conversazione telefonica si e' discusso del programma e della roadmap dei negoziati sul commercio. E' stato confermato da parte americana che il primo gennaio non verra' alzata l'aliquota dal 10 al 25% sui dazi imposti su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Inoltre i cinesi si sono detti disponibili a rivedere il loro piano industriale Made in China 2025 che punta, tra le altre cose, al primato del paese in vari settori tra cui intelligenza artificiale e robotica. Nel frattempo Pechino e Washington hanno avviato una serie di duelli a colpi di arresti a sorpresa, usando il Canada come punching ball. Il Canada, su indicazione degli Usa, ha arrestato Meng Wanzhou, direttore finanziario del colosso delle tlc Huawei e figlia del fondatore Ren Zhengfei, accusandola di aver fomentato la violazione delle sanzioni con l'Iran. Qualche giorno dopo Meng e' stata rilasciata, ma Pechino intanto ha arrestato un diplomatico canadese, probabilmente per "ritorsione". E le schermaglie non sono destinate ad esaurirsi qui.

- IL RIALZO DEI TASSI DA PARTE DELLA FED Quest'anno la Federal Reserve Usa ha ritoccato per 4 volte i tassi di interesse verso l'alto, dando il via a quella che lo stesso istituto ha definito una 'normalizzazione' della sua politica monetaria. Lo scorso 20 dicembre la Fed ha rialzato, come previsto, al 2,25-2,5% i tassi Usa, mostrando una maggior cautela per il 2019: ora la Banca centrale americana ha messo sul tavolo due altri rialzi dei tassi, rispetto ai tre inizialmente preventivati. Il tono della Fed pero' non e' piaciuto ai mercati, che non hanno mai mostrato di apprezzare Jerome Powell, il numero uno della Fed, messo li' da Donald Trump. Risultato: una serie di tracolli a catena a Wall Street e sugli altri mercati, rafforzati dal timore di un rallentamento dell'economia mondiale e dai ripetuti attacchi di Trump alla Fed, accusata di avere troppa fretta di rialzare i tassi. Per il 2019 gli esperti si aspettano che gia' a fine giugno la Fed riporti i tassi Usa al 3%.

- IL RALLENTAMENTO DELL'ECONOMIA GLOBALE Il rialzo dei tassi della Fed, la stretta monetaria piu' ampia a livello globale, la guerra commerciale, il calo dei prezzi del petrolio, la Brexit e l'aumento delle tensioni geopolitiche rappresentano altrettante 'mine', per l'economia globale, che tutti i principali osservatori prevedono in rallentamento nel 2019. Il Fmi ha gia' stimato una crescita globale del 3,7% contro quella del 3,9 precedentemente prevista. Altri analisti, come Schroders, sono molto piu' pessimisti e prevedono una crescita globale al 2,9% l'anno prossimo. I mercati stanno gia' dando per scontato un rallentamento generalizzato, con punte di recessione in diverse aree, non esclusa l'Italia, la quale, secondo Goldman, 'flirtera'' con la recessione nel 2019. Insomma, la previsione e' quella di una locomotiva mondiale piuttosto appannata e in affanno l'anno prossimo.

IL CALO DEI PREZZI DEL PETROLIO Il calo del prezzo del petrolio, sceso da ottobre intorno al 30%, e' legato a due fattori: l'eccesso di rifornimenti sui mercati e il crescente pessimismo sull'andamento dell'economia mondiale. Il mercato e' scettico sulla capacita' dell'Opec+ (Paesi Opec piu' i loro alleati, Russia inclusa) di ridurre nel 2019 la produzione in modo da rimuovere il surplus di offerta associato alla crescita della produzione di petrolio di scisto proveniente dagli Stati Uniti. Inoltre da novembre e' iniziato il blocco Usa delle esportazioni di petrolio dell'Iran. Con sanzioni anche su imprese non americane che commercino con Teheran e abbiano rapporti con gli Stati Uniti. Ad alcuni Paesi, tra cui l'Italia, e' stata concessa un'esenzione di 6 mesi, ma nel 2019 l'export petrolifero iraniano, la quarta potenza petrolifera mondiale, subira' una drastica riduzione. Secondo gli esperti, nei prossimi mesi molto difficilmente il prezzo del greggio ritornera' sopra i 60 dollari e per i piu' pessimisti rischia di avvicinarsi ai 45 dollari al barile.

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