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Economia
Mercati, il 2020? Ancora favorevole alle Borse. Le azioni su cui scommettere

Concorda con l’idea che il 2020 “non sarà un anno di recessione” anche State Street Global Advisors, a condizione che l’economia schivi “i rischi sostanziali” così da mantenere il momentum. “In un contesto caratterizzato da continuo allentamento monetario, cambiamenti politici e persistenti elementi di resilienza. Il mix di bassa inflazione, consumi robusti e un settore dei servizi relativamente forte a livello globale può far sì che l’attuale ciclo economico continui. Nonostante ci siano chiari fattori di rischio, complessivamente, ci aspettiamo che il Pil reale mondiale cresca del 3,4%, in rialzo rispetto alle nostre attese precedenti che vedevano un incremento del 3,2% nel 2019”.

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Quanto basta perché valga la pena di mantenere un sovrappeso in azioni, in particolare nord americane, mentre l’azionario europeo “pur presentando valutazioni più interessanti, resta ancora sensibile alle persistenti incertezze politiche e strutturali”. Tuttavia, “cambiamenti nella politica fiscale e una maggiore chiarezza politica in merito alla Brexit, così come passi avanti nelle necessarie riforme strutturali, potrebbero far emergere il potenziale dell’azionario europeo”, così come più a lungo termine l’azionario emergente potrebbe essere fonte di valore “anche se gli investitori dovranno pazientare ancora un po’”, cosa che suggerisce una selezione rigorosa degli investimenti. 

Sui mercati obbligazionari invece i tassi resteranno bassi: “Se si escludono Europa e Giappone, i tassi offrono un premio che però è recentemente diminuito, un trend che sembra destinato a persistere anche nel 2020”. Nel complesso il contesto dovrebbe essere favorevole agli emittenti corporate, con conseguente stabilità dei rating, e a quelli emergenti, in particolare ai titoli di stato cinesi. “Chi detiene obbligazioni corporate potrebbe anche aspettarsi di ottenere ulteriori benefici grazie al miglioramento dei fattori tecnici di mercato, con emissioni tendenti al ribasso e acquisti da parte della Bce che potrebbero far salire i prezzi. La possibilità di un esito meno favorevole dal punto di vista economico continua a rappresentare un rischio e riteniamo sia opportuno essere cauti in termini di allocazione al credito di qualità inferiore”.

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Sempre per quanto riguarda il mercato obbligazionario, secondo Kames Capital “il credito high yield ha una correlazione maggiore con l’azionario” che non coi tassi d’interesse.

Gli high yield statunitensi in particolare hanno ottenuto “un ritorno pari a circa l’80% di quanto registrato dall’indice S&P500 negli ultimi 30 anni, con meno della metà della volatilità”. Così un ritorno al “fair value” nell’alto rendimento (misurato come ritorno alla media dei differenziali degli ultimi 20 anni) “risulterebbe in una perdita di capitale intorno al 2%”, contro una perdita dell’indice S&P500 (tenuto conto della media a 20 anni del multiplo prezzo/utile) che “sarebbe del 14%”.

Luca Spoldi

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