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Economia
Mps, due diligence su Npl alle fasi finali. Rumors. L'incognita referendum

Sta per chiudersi una tappa fondamentale del processo di ristrutturazione di Mps: la due diligence sui 27,7 miliardi di sofferenze lorde dell'istituto senese, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe quasi arrivata alle battute finali e potrebbe tagliare il traguardo nella seconda meta' di ottobre. La fine dell'esame potrebbe insomma coincidere con la presentazione del nuovo piano industriale, previsto per il 24 ottobre. La procedura, avviata nel mese di agosto prima da Credito Fondiario e poi da Italfondiario (per conto rispettivamente di Quaestio sgr e del pool di banche coinvolte nell'operazione), e' la piu' impegnativa in termini dimensionali mai compiuta sul mercato italiano. Per quanto riguarda il prezzo, il valore del portafoglio e' stato fissato dalla struttura finanziaria al 33% del valore lordo, e non dovrebbe essere rimesso in discussione. Semmai il report finale che i servicer stileranno tra ottobre e novembre servira' alle parti per disporre di una quadro generale del portafoglio. Fermo restando che, secondo quanto risulta, i professionisti al lavoro non avrebbero riscontrato particolari sorprese rispetto alle aspettative di partenza.

Un cauto ottimismo ci sarebbe poi sull'individuazione dei potenziali investitori, in particolare per quanto riguarda la tranche senior. La Gacs infatti permette di ottenere un prezzo al di sopra della media grazie ai rating elevati e sul mercato si starebbe registrando gia' un certo interesse. Tornando al cantiere nelle prossime settimane potrebbe individuati anche gli special servicer dell'operazione, cioe' le societa' che materialmente gestiranno le operazioni di recupero. Probabilmente questi soggetti saranno piu' di uno ma, visto che si trattera' di gestire portafogli cartolarizzati, un requisito fondamentale potrebbe rivelarsi l'iscrizione al nuovo albo unico previsto dall'articolo 106 del Tub.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l'operazione dovrebbe avvenire in piu' fasi, secondo questo abbozzo di schema: dopo il piano industriale che sara' approvato il 24 ottobre verra' convocata l'assemblea, attorno a meta' novembre. Subito dopo dovrebbe partire l'offerta di conversione volontaria dei bond in azioni rivolta ai possessori di obbligazioni subordinate, secondo un'impostazione gia' presente nel progetto varato dall'ex ceo Fabrizio Viola. Sicuramente, prosegue il giornale, l'offerta sara' indirizzata agli investitori istituzionali, ma molto probabilmente riguardera' anche i piccoli risparmiatori, cosi' da ampliare l'ammontare delle possibili adesioni. Mps ha emesso bond subordinati per circa 4,5 mld, di cui 2,16 collocati da Mps a circa 40.000 clienti retail, in scadenza nel 2018. ancora in discussione il prezzo di conversione: secondo alcune ipotesi potrebbe essere sotto il valore nominale ma a premio rispetto alle quotazioni di mercato.

La finestra per la conversione dei bond dovrebbe durate due settimane cosi' da concludersi a ridosso del referendum del 4 dicembre. Contemporaneamente Jp Morgan e Mediobanca continueranno a ricercare il fondo (o i fondi) interessati a prendere una quota di Mps, il cosiddetto anchor investor. Discussioni sarebbero in corso con fondi sovrani del Qatar e di altri Paesi asiatici, ma non solo. Si punta a raccogliere cosi' tra 500 mln e 1,5 mld. Una volta che si sara' chiarito il quadro politico post-referendum che secondo gli analisti di Banca Imi (hold) influenzerà il calendario della roadmap per l'operazione di rafforzamento patrimoniale, potra' partire l'aumento di capitale vero e proprio per l'ammontare residuo non coperto dai bond convertiti e dall'anchor investor.

A causa delle condizioni attuali del mercato e una capitalizzazione di 570 mln, non ci sarebbe tuttavia spazio per concedere il diritto di opzione agli attuali soci, per assenza di un valore effettivo del diritto stesso. Per venire incontro a chi volesse comunque seguire l'aumento di Mps, si starebbe valutando la concessione di un diritto di prelazione ai soci. Intanto, la Lex Column del Financial Times è intervenuto nella vicenda senese spiegando che per i detentori dei bond subordinati la scelta è tra qualcosa o niente. Si e' a lungo dibattuto sul fatto che la 'scelta di Hobson' sia una scelta reale o solo un'illusione. E i creditori di Banca Mps stanno per scoprirlo. L'istituto senese, si legge sul quotidiano della City londinese, sta considerando la possibilita' di proporre la conversione 'volontaria' di bond subordinati per circa 5 miliardi di euro con un premio ancora da definirsi. Il nuovo capitale verrebbe utilizzato per alleggerire la banca dei crediti deteriorati lordi lasciando il core tier one ratio ad un rispettabile 11,4%.

Senza l'incremento dell'equity, Mps avrebbe difficolta' a pagare i coupon sui suoi bond a causa delle previste perdite su crediti, e nel caso venissero erogati aiuti di stato, le regole Ue imporrebbero la svalutazione degli obbligazionisti per primi. Con il prezzo delle azioni ai minimi storici e le obbligazioni a forte sconto rispetto al valore nominale, difficilmente gli investitori possono dire di non essere stati avvisati. Ora, dovrebbero aggrapparsi alla possibilita' di possedere azioni in una banca relativamente normale.

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